Voto in condotta: si torna all’antico/1

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Il Regio Decreto 653/1925 prevedeva che agli alunni che venivano meno ai doveri scolastici, o offendevano la disciplina, il decoro, la morale, anche fuori della scuola, fossero inflitte, secondo la gravità della mancanza, punizioni disciplinari, che interessavano sia il comportamento, sia i risultati dell’apprendimento. L’autorità doveva intervenire per turbativa al regolare andamento dell’attività didattica, per offese al decoro personale, alla religione e alle istituzioni, per offese alla morale e per oltraggio all’istituto o al corpo insegnante. Si costruiva così un muro che poteva escludere per sempre il giovane ribelle da quanto lo Stato (etico) elargiva per la sua formazione culturale.
Con la Costituzione si capovolse la prospettiva: la persona dell’allievo al centro e lo Stato al servizio della sua educazione e crescita, ed anche per i più indisciplinati l’imperativo era educare, utilizzando una didattica che potesse coinvolgere i giovani nel loro
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