I referendum e le ragioni del sì

Per comprendere pienamente le ragioni e i contenuti dei referendum in materia di lavoro per i quali si voterà l’8 e 9 giugno prossimi, occorre un breve riferimento preliminare al contesto nel quale si inseriscono. Bisogna partire da una constatazione: è in atto da molto tempo, e di recente con particolare accelerazione, la demolizione di molte tutele del lavoro e dei diritti dei lavoratori che furono faticosamente costruiti nel nostro Paese, a partire almeno dagli anni sessanta, grazie all’ iniziativa e al sostegno unitario delle organizzazioni sindacali. Da allora tante cose sono certamente cambiate nel mercato del lavoro, nell’organizzazione del lavoro, nei comportamenti e nelle aspettative dei lavoratori, soprattutto dei giovani ed è giusto, dunque, che anche le tutele e i diritti possano e debbano essere aggiornati. Tuttavia, vi sono almeno due limiti invalicabili che non possono e non devono essere superati. Il primo riguarda l’intangibilità di alcuni diritti che non solo sono sanciti dalla Costituzione, dai trattati internazionali e dai trattati dell’Unione ma che, ancor prima, stanno a tutela e a fondamento di una società coesa e solidale. La dignità del lavoro, la stabilità dell’occupazione, la possibilità di essere tutelati contro gli arbitri del più forte sono valori innanzitutto etici, prima ancora che giuridici, che costituiscono il presupposto per una vita libera e dignitosa e che sono indispensabili per possedere quello “zainetto” di diritti economico-sociali che ciascun cittadino dovrebbe portare con sé fin dalla nascita, per esercitarli poi nella vita sociale e familiare. Il secondo limite è la salvaguardia
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