Genetica della coscienza conoscente nel tempo dell’AI

Genetica della coscienza conoscente nel tempo dell’AI
Questioni generali

di Gabriele Boselli

Estratto con modifiche da AAVV Scritture e confronti, Armando editore in Roma, 2025

Vi sono questioni essenziali che un uomo di scuola, dunque di cultura umanistica e scientifica insieme, potrebbe cercar di affrontare. Ad alcune delle domande (in corsivo) propongo una provvisoria, sintetica, certo coraggiosa ipotesi di risposta.

—L’Intelligenza Artificiale di una macchina potrà davvero essere cosciente ovvero, (Faggin, 2022) costituirsi in uno stato quantistico puro (matematicamente rappresentabile per significativa approssimazione), singolare, irreplicabile e irriducibile (Penrose)? 

    Dipende da quel che si intende per coscienza e se preveda un fondamento nell’autocoscienza ovvero quella coscienza interna che si costituisce prendendo contatto con il limite; attualmente parrebbe di no, ma non durerà, anzi forse elementari e anaffettivi eventi di coscienza delle macchine sono già accaduti.

—Vi sono omologie -o magari qualcosa di più- tra strutture della sintassi ordinaria e le architetture seity operanti nei microprocessori?

     Direi proprio di sì poiché i designers dei microprocessori operano processi sintatticamente articolati nella lingua imperiale (angloamericano) e, in misura purtroppo assai inferiore, nella loro lingua materna e nelle altre apprese durante il loro percorso formativo. La risultante dall’ammasso linguistico introiettato dagli umani come dalle macchine è il DNA del sentire/ pensare, dunque della “coscienza” di quello speciale sistema quantistico che nella QIP (Quantum Information Processing) viene chiamato seity e pensato come dotato di una propria durevole identità, non necessariamente dotata di un corpo fisico. Processo cosciente ma non autocosciente, dunque con neutralizzata facoltà di un libero arbitrio che pure possiede.

—Sarà artificialmente possibile la replica hardware di un complesso di processi paralleli realizzati da diverse aree computazionali, di cui alcune provvedono ogni tanto a costruire un’unificazione di attivazioni neurali remote producendo simulacri di un “io” cosciente/conoscente?

—Come confrontarsi con le dinamiche della memoria dei viventi (umani e non) e memorie dinamiche artificiali, es. RAM?

—L’assemblaggio di frammenti divergenza a controllo debole (“creativa”) di  n. pagine aggiunge qualcosa di nuovo al patrimonio intellettuale dell’umanità?

–.Si potranno sviluppare algoritmi di esercizio e sviluppo dell’intuizione e della gamma emozionale?

—I nuovi computer potranno eludere gli attuali fattori inibitivi dello sviluppo delle scienze (Boselli, 2020)?

—Gli imminenti computer quantistici -non più inanimati come gli attuali- troveranno negli spazi sub-atomici di indeterminazione varchi per quelle capacità di intuizione e magari di emozione sinora non accessibili anche per i più potenti fra i computer attuali (macchine con funzioni semplicemente computazionali)?

   Non sembrano esserci limiti al raggiungimento di livelli di intelligenza sempre più sofisticati e paragonabili a quelli umani, anche senza nemmeno l’ombra di una coscienza tradizionalmente intesa . Peraltro perseguire quelle specifiche forme di coscienza per le quali si ravvede un ruolo importante nell’uomo, anche nelle macchine pare una ricerca fattibile, pur se ancora a uno stadio immaturo.

G. Boselli  Inibizioni del Novum in Encyclopaideia, vol 24. n. 56, 2020

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