L’ansia del registro elettronico, quando il controllo uccide la fiducia

“Faceva rumore con lo zaino mentre scendeva le scale”: basterebbe questa nota per descrivere il paradosso di una scuola iperconnessa, dove la comunicazione tra famiglie e istituti rischia di trasformarsi in sorveglianza. È il cuore della riflessione su Repubblica di Annalisa Cuzzocrea, giornalista e madre, che in un suo intervento si interroga su quanto il registro elettronico stia alterando il patto educativo tra scuola, studenti e genitori.
Una volta l’attesa per il colloquio con i professori era rituale: due volte l’anno, qualche frase scambiata tra corridoi affollati, fiducia da costruire. Oggi è tutto in tempo reale. Notifiche per colloqui, voti, ritardi, persino il promemoria del cappellino per la gita. Una tracciabilità continua che, se da un lato rassicura, dall’altro soffoca. L’autonomia degli studenti viene compressa da una presenza genitoriale che non lascia spazio all’errore, né alla confidenza.
Ma può davvero la scuola essere efficace se trasformata in teatro di controllo
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