Come combattere il disagio giovanile, SGS: l’mportanza della scuola e della comunità educante

Il disagio giovanile è una realtà sempre più presente nella nostra società, ma, secondo Aldo Mucci, può essere affrontato con un approccio integrato che coinvolga scuola, famiglie e territorio. La scuola, infatti, rappresenta un ambiente cruciale per il benessere degli adolescenti, non solo come luogo di apprendimento, ma anche come spazio di crescita personale e sociale.
Mucci sottolinea l’importanza di investire in strumenti e risorse adeguate per supportare gli studenti, affinché il disagio giovanile non diventi un ostacolo alla loro crescita. Tra le proposte, spicca l’introduzione di sportelli di ascolto psicologico, fondamentali per fornire un supporto a chi vive situazioni di stress, ansia o depressione. La presenza di psicologi scolastici può fare la differenza, offrendo interventi tempestivi in situazioni di rischio.
Gli insegnanti, secondo Mucci, sono figure chiave, ma necessitano di formazione specifica per riconoscere i segnali di disagio giovanile e promuovere un clima inclusivo in classe. Tuttavia, il loro ruolo deve essere affiancato da una “comunità educante”, che coinvolga famiglie, associazioni e altre realtà locali per creare una rete di supporto più ampia.
“Per raggiungere questi obiettivi,” conclude Mucci, “sono necessari investimenti concreti e personale qualificato.” Un impegno collettivo che, se diretto anche a contrastare il disagio giovanile, può davvero fare la differenza per il futuro dei giovani.
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