Record di risarcimenti a docenti e ATA, recuperate varta del docente e ferie non pagate

Il mese di maggio 2025 segna un nuovo record per i risarcimenti riconosciuti ai lavoratori della scuola. Secondo i dati emersi, i tribunali del lavoro hanno emesso centinaia di sentenze favorevoli, portando il totale dei risarcimenti a superare i 2 milioni e 163 mila euro. Un risultato significativo che mette in luce le numerose ingiustizie subite da docenti e personale ATA, spingendo sempre più lavoratori a ricorrere alla magistratura per vedere riconosciuti i propri diritti.
Un trend in crescita: oltre 8 milioni di euro recuperati da gennaio
Nel periodo compreso tra gennaio e maggio 2025, il totale delle somme recuperate dai lavoratori della scuola ha raggiunto quota 8 milioni e 295 mila euro. Questo risultato è frutto di ben 3.112 sentenze con esito positivo. Il trend si conferma in forte crescita rispetto all’anno precedente, quando nel corso del 2024 erano stati recuperati oltre 15 milioni e 361 mila euro grazie a 6.425 sentenze favorevoli.
Questi numeri evidenziano come il ricorso alla magistratura rappresenti sempre più una strada efficace per ottenere giustizia, soprattutto in un contesto in cui le normative vigenti e le loro interpretazioni continuano a penalizzare il personale scolastico.
Le principali questioni oggetto di contenzioso
Le cause intentate dai docenti e dal personale ATA riguardano principalmente diritti contrattuali e retributivi negati o non adeguatamente riconosciuti. Tra le problematiche più comuni si segnalano:
- La monetizzazione delle ferie non fruite dai supplenti con contratti brevi e saltuari;
- La mancata assegnazione della Carta del docente ai supplenti;
- L’esclusione dalla Retribuzione Professionale Docenti (RPD) e dal Compenso Individuale Accessorio (CIA) per il personale ATA precario;
- Ricostruzioni di carriera incomplete o errate;
- Scatti stipendiali negati ai lavoratori a termine.
Una battaglia per l’equità contrattuale
La via giudiziaria si sta rivelando uno strumento fondamentale per contrastare le ingiustizie derivanti da norme applicate in modo errato o interpretate in maniera discutibile.
Questa battaglia rappresenta non solo una questione economica, ma anche un passo importante verso il riconoscimento della dignità professionale del personale scolastico, un elemento chiave per garantire un sistema educativo più giusto ed efficiente.
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