L’Associazione italiana biblioteche sostiene la pace tra i popoli

Quando il 25 agosto del 1992 la biblioteca di Sarajevo venne bombardata, le immagini che giunsero nelle nostre case restituivano la volontà tangibile di cancellare una cultura e, con essa, la sua memoria.

Da quell’evento che impressionò la comunità internazionale perché in parte riecheggiava il Bücherverbrennungen consumatosi sessant’anni prima, è passato un tempo lungo che tuttavia non è stato in grado di mitigare lo sgomento e l’incredulità con i quali continuiamo ad assistere ad analoghi tentativi perpetrati ai confini delle nostre democrazie.

Come Associazione Italiana Biblioteche vogliamo esprimerci rispetto a quanto sta accadendo, anche  in luoghi piuttosto vicini a noi geograficamente e culturalmente. Lo sdegno che tutte e tutti proviamo nel vedere reciso per sempre il futuro di intere generazioni, ci restituisce con forza la necessità di ribadire alcuni valori fondativi della nostra professione che oggi più che mai possono ancora rappresentare un barlume di speranza di fronte alla barbarie cieca della distruzione.

Sappiamo quanto sia importante, in tempi come questi, rimanere saldi nell’esercizio quotidiano del proprio lavoro: bibliotecarie e bibliotecari sono chiamati a mantenere un presidio di memoria anche quando questa sembra destinata all’oblio; a recuperare e preservare la cultura che si cerca, o si è cercato, di cancellare, attivandosi perché le letterature e la storia di interi popoli continuino ad essere lette e studiate; a rimanere interlocutori chiari e affidabili nella individuazione, gestione e trasmissione dei dati, perché la storia non diventi l’opinione di chi sa esercitare maggiormente la forza o distruggerne le testimonianze.

Da Gaza a Kiev, dal Sudan allo Yemen, in Myanmar e nel Mare Mediterraneo, da Teheran a Tel Aviv stiamo affrontando il disastro, anche emotivo, che questi conflitti ci obbligano a guardare negli occhi.

Sappiamo però che come comunità professionale possiamo rappresentare un punto di riferimento per documentare la storia dei popoli, i valori delle democrazie, le devastazioni e le guerre che vediamo accendersi con le armi e con l’uso delle tecnologie, ma anche sui social e tramite informazioni false o distorte.

Il 25 aprile scorso abbiamo lanciato uno slogan che celebrasse gli 80 anni dell’Italia liberata dal nazifascismo e continuiamo ad impegnarci per dar voce alla nostra professione che è non solo tecnica, ma anche sociale ed etica, consci dell’importanza crescente e strategica del nostro ruolo per promuovere la pace e il ben-essere di uomini e donne (Manifesto Unesco sulle biblioteche pubbliche) e dell’Agenda ONU 2030, in uno spirito di collaborazione fra i popoli.

Oggi, con questo comunicato, lo ribadiamo ancora più forte: le biblioteche sono e devono rimanere presidio di democrazia e libertà.

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