I dirigenti scolastici devono ruotare ogni tre anni per impedire la fondazione del “feudo”, la lettera
Gentile Redazione,
vorrei portare all’attenzione dei lettori un tema che da troppo tempo viene taciuto nei dibattiti pubblici sull’istruzione: la permanenza troppo prolungata dei dirigenti scolastici negli stessi istituti.
Credo fermamente che la rotazione obbligatoria dei dirigenti scolastici ogni tre anni non solo sarebbe auspicabile, ma dovrebbe essere una regola strutturale del nostro sistema scolastico. Troppo spesso, infatti, assistiamo alla formazione di veri e propri “feudi” scolastici, in cui il dirigente diventa un sovrano incontrastato e molti docenti finiscono per assumere, volontariamente o meno, il ruolo di sudditi sottomessi.
In questo clima, che nulla ha a che fare con l’autonomia e la collegialità che dovrebbero caratterizzare l’ambiente educativo, esprimere un’opinione in collegio docenti è diventato quasi un atto di coraggio, se non addirittura un azzardo. La libertà di parola, che dovrebbe essere alla base di qualsiasi contesto formativo, viene soffocata dalla paura di ritorsioni, più o meno esplicite.
Non è raro, infatti, che chi osa mettere in discussione le scelte del dirigente scolastico venga emarginato, ostacolato o messo nel mirino della “corte” che spesso si forma attorno alla figura del DS, composta da collaboratori, referenti e fedelissimi che proteggono lo status quo in cambio di piccoli privilegi o incarichi.
Questa dinamica mina il benessere lavorativo, la cooperazione tra colleghi e il valore stesso della scuola come comunità educante. La rotazione dei dirigenti scolastici ogni tre anni non sarebbe una punizione, ma un sano principio democratico di alternanza e rinnovamento, utile a evitare derive autoritarie e a garantire un ambiente più sereno e costruttivo per tutti.
Se davvero vogliamo parlare di scuola come luogo di crescita, confronto e libertà, è tempo di porre fine alla logica del comando a tempo indeterminato.
Con viva speranza,
Docente di scuola pubblica
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