Neuroeducazione per capire e ricordare

Un’altra leva potente è l’apprendimento multisensoriale. Quando coinvolgiamo più sensi – per esempio associando un gesto a un termine nuovo o manipolando oggetti mentre si legge un testo – si attivano contemporaneamente aree visive, motorie e linguistiche, creando reti neurali più robuste. Gli studi di imaging mostrano miglioramenti fino al trenta per cento nella ritenzione di vocaboli stranieri insegnati con il supporto del movimento.
Corpo ed emozioni giocano poi un ruolo di primo piano. Un’attività fisica leggera, inserita a metà lezione, aumenta il flusso di sangue al cervello e la produzione di fattori neurotrofici che nutrono l’ippocampo. Allo stesso modo, un clima di classe sereno e relazioni positive abbassano il cortisolo, l’ormone dello stress che interferisce con la memoria. Giochi di movimento, pause attive o semplici esercizi di stretching di pochi minuti possono rinfrescare l’attenzione e migliorare la capacità di concentrazione.
Tradurre queste scoperte in classe significa organizzare lezioni a blocchi brevi – dieci, quindici minuti – alternati a pause di recupero attivo; inserire domande frequenti per rafforzare le connessioni mnemoniche; proporre attività che coinvolgono vista, udito, tatto o movimento; esplicitare sempre la struttura del contenuto con schemi chiari; spiegare agli studenti come funziona il loro cervello, perché la consapevolezza dei processi cognitivi aumenta la motivazione.
Occorre però evitare i neuromiti. L’idea che «usiamo solo il dieci per cento del cervello», che esistano persone «solo visive» o «solo uditive», o la contrapposizione semplicistica fra «emisfero destro creativo» e «emisfero sinistro logico» non trovano fondamento nella letteratura scientifica. Un approccio serio alla neuroeducazione resta critico verso slogan e mode prive di dati.

Applicare le neuroscienze alla didattica non vuol dire trasformarsi in neurobiologi, ma conoscere alcuni principi di base per creare ambienti che rispettino il funzionamento del cervello. Con ripasso distanziato, recupero attivo, esperienze multisensoriali, movimento e attenzione al carico cognitivo, ogni docente può aiutare gli allievi a comprendere meglio e ricordare più a lungo, costruendo una scuola in cui la scienza del cervello diventa alleata della quotidianità educativa.

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