Dirigenti scolastici, non facciamo di tutta l’erba un fascio. La lettera

A seguito della lettera di un insegnante scritta il 21 giugno 2025, mi permetto di fare alcune osservazioni.

Eccole:

L’estensore dell’articolo mi trova solo in minima parte d’accordo con quanto ha riportato, perché va a generalizzare il problema, rapportandolo a tutta la categoria dei Dirigenti Scolastici. Così non è: non bisogna fare “d’un erba un fascio”.
Chiaramente tutto dipende da ciò che un Dirigente sa fare, dagli indirizzi che riesce a dare agli operatori della Scuola in termini di innovazione, crescita e gestione, dalla sua autorevolezza nel porsi con il personale scolastico.
Al Dirigente che arriva in un Istituto con l’idea malsana del “qui comando io” basterebbero pochi mesi, non già tre anni, per “formare il proprio feudo”, la propria “corte” di ignavi collaboratori, referenti e fedelissimi che proteggono lo status quo in cambio di piccoli privilegi, per ergersi a sovrano incontrastato, per considerare gli insegnanti dei sudditi, alla stregua dell’affermazione del Marchese del Grillo “dell’io so io e voi non siete un … nulla” (la parola è ben altra, ma il senso si è capito ugualmente).
E i Dirigenti appartenenti a questa categoria andrebbero allontanati dopo meno di un anno.
In molti Istituti “dell’entroterra”, dove non ci sono Dirigenti titolari, accade invece che quelli nominati in reggenza, il più delle volte, per non sobbarcarsi il viaggio due volte a settimana (per un totale di 12 ore), affidono la gestione a Collaboratori inesperti, privi di ogni capacità di gestione e di equilibrio.
È in questi casi che il pericolo del “feudo”, del sovranismo, della sudditanza psicologica si presenta con tutta evidenza nell’azione che questi pseudo “vice” Dirigenti svolgono; “vice” che, spesso, animati dalla gestione del potere, soffocano ogni libertà di parola, minacciando rivalse e ignobili vendette.
Con frequenza sempre maggiore fanno confusione tra delega di un compito e delega di un potere assegnato e sconfinano in atti non pienamente leciti o per lo meno non corretti, instaurando, così, un clima di paura tra i Docenti tale da “far passare” quelli che sono diritti per piaceri, per favori personali.
Si parla in questi casi di una decisa deriva autoritaria.
Per questi Collaboratori allora sì che è indispensabile procedere ad un cambiamento annuale per manifesta incapacità collaborativa col Dirigente e soprattutto con i Docenti, dei quali, fortunatamente, alcuni, pochi per fortuna, formeranno quella “corte” di ignavi fedelissimi sempre pronti ad assecondare ogni scelta, anche le più illogiche, mentre gli altri, per puro spirito di quieto vivere, fanno di un imbarazzante e imbarazzato silenzio il loro modus operandi.
Cordialità.
Gerardo Delli Bove.

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