Perché si studia la matematica?

Riflessioni su un testo che pretende di spiegare la matematica a chi la insegna. Dalle Nuove Indicazioni Nazionali per le scuole dell’infanzia e del primo ciclo. Perché si studia la matematica?
Volgendo in forma interrogativa la frase, si percepisce ancora meglio la matrice paternalistica del dettato ministeriale.
È come volere rispondere a una domanda proveniente da docenti che non si siano mai chiesti lo scopo del loro insegnamento. Se poi immaginiamo che si tratti di una domanda proveniente da studenti, è ancor più evidente che la risposta è di competenza dei docenti. Proviamo ora a volgere il periodo iniziale in una risposta data paternalisticamente agli studenti facendo le veci dei docenti:
“La Matematica contribuisce, insieme alle discipline scientifico-tecnologiche, alla tua crescita intellettuale e culturale come cittadino, in modo da consentirti di partecipare alla vita pubblica con consapevolezza e capacità critica.”
È stato quanto mai giusto chiedersi perché il contributo della matematica debba essere limitato alla cooperazione con le discipline scientifico-tecnologiche e non anche con tutte le altre discipline. Ritornando al perché originario, ci rendiamo conto che gli studenti stessi coglierebbero di primo acchito la stranezza di quell’asserzione, in base alla quale matematica e discipline scientifiche-tecnologiche basterebbero per crescere anche come cittadini e partecipare consapevolmente e criticamente alla vita pubblica.
In realtà, l’enfasi posta sulle discipline STEM – Science, Technology, Engineering, Matemathics (con la matematica detronizzata e retrocessa all’ultimo posto nell’elenco) rivela l’indirizzo ideologico verso una subordinazione dell’insegnamento alle esigenze di una società industriale avanzata unidimensionale, indirizzo antitetico rispetto alla proclamata crescita
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