Precari della scuola: Un ciclo infinito di speranze e delusioni

“Groundhog Day” (Ricomincio da capo), è il film di Harold Ramis in cui il protagonista ripete, ogni volta che si sveglia, le stesse identiche esperienze di quella specifica giornata. Questo concetto, apparentemente distante dal mondo della scuola, risuona profondamente con le esperienze dei precari, che rivivono un incubo ricorrente ogni anno. La trama del film, seppur comica, riflette l’angoscia e la frustrazione di chi vive in un ciclo di precarietà.
Il ciclo Infinito delle convocazioni
Il copione si ripete annualmente, specialmente in prossimità delle elezioni. Il ciclo ha origine poco prima dell’avvio di ogni anno scolastico, quando i precari attendono disperatamente l’arrivo dell’agognata convocazione, quasi come se stessero aspettando “nell’arena che l’imperatore di turno mostri il proprio pollice”. Questo momento diventa cruciale per la vita lavorativa di molti, che sperano in un esito positivo.
Il gioco dell’algoritmo
A questo punto, l’algoritmo fa il suo dovere, “benedicendo” chi, pur mancando di esperienza, ha inserito nelle 150 preferenze le località fortunate, mentre “condanna ad un altro anno d’inferno” qualche precario di decennale esperienza, che spera di non dover percorrere 200 chilometri al giorno per un anno intero. Questa situazione crea disparità tra i docenti, favorendo chi ha meno esperienza ma una maggiore fortuna geografica.
La frustrazione quotidiana
Una volta occupate le posizioni, per chi ci è riuscito, l’anno scolastico inizia a scorrere veloce, in un susseguirsi di incombenze che non lasciano respiro. Nel sottofondo, il “tamtam della propaganda politica” martella impietosamente, confondendo le idee dei docenti, che “sognano, inebriati da ‘fumi’ di parole, l’eden della stabilizzazione”, ignorando di essere “proprio loro le vittime sacrificali”. Questa frenesia lavorativa porta a un aumento dello stress e dell’ansia tra gli insegnanti, che si sentono sempre più sotto pressione.
Le ingiustizie del sistema
Tra “cadenzati beffardi Decreti” e “incomprensibili note ministeriali”, le attività scolastiche assorbono totalmente i malcapitati lavoratori, costretti a “svenarsi per formarsi” e a partecipare a concorsi che, superati o meno, devono essere ripetuti. Il PNRR, descritto come una manna dal cielo, ha portato “sacrifici di lavoratori” e persino “vite umane, perse rientrando dall’ennesima prova concorsuale inutile”. La promessa di un futuro migliore, attraverso questi fondi, si scontra con la dura realtà quotidiana degli insegnanti precari.
La verità sul PNRR
Ma “chi ha davvero usufruito di questi fondi?” e “chi ne ha tratto vantaggio?” Si interroga il comunicato. “Questi concorsi servono a stabilizzare o a buttare definitivamente giù dalla torre insegnanti già troppo spremuti?” Le domande rimangono senza risposta, mentre i precari continuano a lottare per la loro sopravvivenza lavorativa.
Un anno scolastico che finisce
Con la fine dell’anno scolastico, ci sono “altre lacrimucce, altri addii, altra Naspi…altra angoscia di non poter, di non riuscire, di non farcela”. L’estate è soffocata da “altra formazione” e “altre corse ai titoli”, mentre il ciclo ricomincia. La speranza di un futuro stabile sembra allontanarsi sempre di più, lasciando i precari in un limbo di incertezza.
Un appello all’azione
Scuola Lavoro e Libertà invita tutti i precari a “svegliarsi” e a uscire da questo stato di trance. “Abbassare la testa, adeguarsi alla routine, sperare di uscire individualmente per vie traverse” non serve a nulla. Solo un’azione di massa può far capire alla politica e ai sindacati che “l’era della schiavitù è terminata” e che il popolo merita rispetto dai propri delegati. È fondamentale unirsi e far sentire la propria voce per ottenere i diritti che spettano a tutti gli insegnanti.
Conclusione: Prendere in mano il proprio destino
“L’unica soluzione è agire! L’unica soluzione è prendere in mano, tutti insieme, le redini del nostro destino”, come affermava Appio Claudio Cieco: “Faber est suae quisque fortunae”. È tempo di rompere il ciclo e lottare per un futuro migliore nella scuola italiana. La stabilizzazione e il riconoscimento dei diritti dei precari non sono solo desideri, ma necessità urgenti per il progresso del sistema educativo italiano.
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