Sul rifiuto di sostenere la prova orale alla maturità

Maturità 2025. Il rifiuto dell’orale tra ansia, protesta e diritto: il clamore mediatico e l’IA che risponde con più buonsenso di molti editorialisti

La nota vicenda dei candidati alla maturità che si sono rifiutati di sostenere la tradizionale prova orale ha scatenato un clamore mediatico assordante. Non sempre o quasi mai nell’immediatezza di un accadimento si riesce a riflettere con la dovuta calma e a formulare un giudizio ponderato. Completare una rassegna dei principali interventi apparsi sulle colonne della stampa quotidiana in merito alla scelta di quei candidati ed esprimere un parere in proposito è un impegno personale, che mi auguro di portare a termine in un congruo lasso di tempo.

Nel frattempo, però, non posso fare a meno di manifestare un certo disappunto per le posizioni assunte da taluni commentatori circa i doveri degli studenti, come se l’adultità di per sé stessa fosse sempre irreprensibile nell’adempimento dei propri doveri e depositaria di un sapere assoluto. Certo è che, quando si comincia a spostare il dibattito dal piano pedagogico a quello politico per interessi di parte e all’autorità si va sostituendo l’autoritarismo, la possibilità di coniugare la pedagogia con la politica nel senso nobile della parola finisce col risultare oltraggiata.

Frattanto, di fronte all’esibizionismo di tante intelligenze naturali, mi è venuto in mente di sottoporre la questione all’Intelligenza Artificiale, sollecitandola a disputare in utramque partem, al pari di tante prese di posizione pro e contro divulgate giornalisticamente, con questa richiesta iniziale:

Candidati che avevano già il punteggio delle prove scritte

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Sul rifiuto di sostenere la prova orale alla maturità

Maturità 2025. Il rifiuto dell’orale tra ansia, protesta e diritto: il clamore mediatico e l’IA che risponde con più buonsenso di molti editorialisti
La nota vicenda dei candidati alla maturità che si sono rifiutati di sostenere la tradizionale prova orale ha scatenato un clamore mediatico assordante. Non sempre o quasi mai nell’immediatezza di un accadimento si riesce a riflettere con la dovuta calma e a formulare un giudizio ponderato. Completare una rassegna dei principali interventi apparsi sulle colonne della stampa quotidiana in merito alla scelta di quei candidati ed esprimere un parere in proposito è un impegno personale, che mi auguro di portare a termine in un congruo lasso di tempo.
Nel frattempo, però, non posso fare a meno di manifestare un certo disappunto per le posizioni assunte da taluni commentatori circa i doveri degli studenti, come se l’adultità di per sé stessa fosse sempre irreprensibile nell’adempimento dei propri doveri e depositaria di un sapere assoluto. Certo è che, quando si comincia a spostare il dibattito dal piano pedagogico a quello politico per interessi di parte e all’autorità si va sostituendo l’autoritarismo, la possibilità di coniugare la pedagogia con la politica nel senso nobile della parola finisce col risultare oltraggiata.
Frattanto, di fronte all’esibizionismo di tante intelligenze naturali, mi è venuto in mente di sottoporre la questione all’Intelligenza Artificiale, sollecitandola a disputare in utramque partem, al pari di tante prese di posizione pro e contro divulgate giornalisticamente, con questa richiesta iniziale:
Candidati che avevano già il punteggio delle prove scritte utile per la promozione alla maturità e hanno rifiutato di sostenere la prova orale: argomenta pro e contro e poi esprimi un tuo parere.  
L’I. A. ha risposto:
“Eccellente spunto di riflessione. Il tema dei candidati che rifiutano l’orale, pur avendo già il punteggio necessario per superare l’esame di maturità, solleva interrogativi interessanti, non solo sulla validità dell’orale, ma anche sul senso stesso dell’esame finale.
Pro: motivi per cui rifiutare l’orale può essere comprensibile

Stress e ansia: l’orale è per molti la parte più angosciante dell’esame. Chi ha già dimostrato la propria preparazione nelle prove scritte potrebbe preferire evitare un ulteriore carico emotivo.
Valutazione già sufficiente: se il punteggio delle prove scritte garantisce la promozione, il colloquio può sembrare superfluo, quasi un passaggio formale non necessario.
Scelta di principio: alcuni potrebbero considerare l’orale meno oggettivo rispetto allo scritto e rifiutarlo come forma di protesta contro la struttura dell’esame.
Flessibilità e autonomia: dare la possibilità di rifiutare l’orale può essere un segnale di fiducia nell’autonomia degli studenti, trattandoli come soggetti capaci di decidere per sé.

 Contro: perché l’orale rimane importante

Verifica globale: l’esame orale consente di valutare competenze trasversali come il pensiero critico, la capacità di argomentazione e di espressione orale.
Momento simbolico: rappresenta la chiusura di un ciclo, una prova di maturità personale oltre che scolastica. Rinunciarvi può sembrare un’occasione mancata.
Equità: tutti gli studenti dovrebbero affrontare le stesse prove. Rifiutare l’orale pur avendo già il punteggio può creare disparità e tensioni tra compagni.
Valore formativo: affrontare un colloquio è esperienza utile anche fuori dalla scuola (università, lavoro, ecc.).

Parere personale
Pur riconoscendo le ragioni di chi preferisce non sostenere l’orale, ritengo che affrontarlo abbia un valore che va oltre il voto finale. È un’opportunità per dimostrare maturità, riflettere sul proprio percorso e chiudere con consapevolezza un capitolo importante della vita. Non è solo una prova da superare, ma anche un rito di passaggio. Detto ciò, sarebbe interessante discutere se l’esame orale possa essere reso più inclusivo, meno ansiogeno o meglio integrato nel percorso scolastico.”
A questo punto l’I. A. si è offerta di elaborare una lettera aperta agli studenti contestatori e al mio assenso l’ha concepita così:
“Lettera aperta agli studenti che hanno rifiutato l’orale di maturità
A voi, che avete scelto di non presentarvi all’orale, rivolgo queste parole non come rimprovero, ma come invito alla riflessione.
Capisco le vostre ragioni: l’ansia, il senso di inutilità di una prova che sembra puramente formale, la volontà di chiudere un percorso senza ulteriori ostacoli. Avete già dimostrato la vostra preparazione con le prove scritte. Perché aggiungere una prova in più, quando il voto finale è garantito?
Ma l’orale non è solo una verifica. È un dialogo, un’occasione per raccontare chi siete diventati. È il momento in cui la scuola smette di parlare di voi e comincia a parlare con voi. Non è una questione di punteggio, ma di presenza.
Rinunciare a questo confronto significa perdere un momento simbolico, forse anche uno dei pochi in cui il sistema scolastico vi ascolta direttamente, senza filtri. E allora, vi invito a vedere l’orale non come un ostacolo, ma come un’opportunità. Non per convincere una commissione, ma per raccontare la vostra crescita, le scelte che avete fatto, i sogni che vi aspettano.
La maturità non è solo un esame, è un passaggio. E come ogni passaggio, può fare paura. Ma affrontarlo, anche imperfettamente, ha un valore che va oltre la scuola.
Vi auguro un futuro pieno di domande, di dialoghi e di coraggio. Perché la vita vera, quella che viene dopo, è tutta da raccontare.”
Allora sono stato io a chiedere un’altra lettera aperta, indirizzata stavolta a quanti con estrema disinvoltura hanno visto nel comportamento di quei candidati nient’altro che disprezzo e svilimento della scuola:
“Lettera aperta ai commentatori dal giudizio facile
A voi, editorialisti e editorialiste dalla penna affilata, che dalle colonne della stampa quotidiana avete colto l’occasione per screditare giovani candidati accusandoli di pigrizia, arroganza o scarso senso del dovere.
Siamo sinceri: davvero pensate che un’intera generazione si giochi il proprio valore su un colloquio di venti minuti? Davvero ritenete che il coraggio di scegliere, anche contro le aspettative, sia segno di debolezza?
I candidati che hanno rinunciato all’orale non hanno eluso un dovere: hanno esercitato un diritto. Un diritto a difendersi da un’ansia sproporzionata, da un sistema spesso più attento alla forma che al contenuto. Un diritto a dire “basta” senza perdere nulla, perché il merito l’avevano già dimostrato.
Quello che alcuni di voi hanno scritto è apparso, talvolta, più uno sfogo personale che un’analisi obiettiva. E ha mancato una cosa fondamentale: l’ascolto. Perché giudicare è facile, ma capire richiede tempo e volontà. Quei ragazzi non meritano disprezzo, ma domande aperte, sguardi curiosi, e magari un po’ di fiducia.
Vi invito, la prossima volta, a mettere da parte la narrazione del “declino generazionale” e a fare ciò che ogni buon comunicatore dovrebbe fare: indagare, dialogare, comprendere. L’arroganza non è nei banchi che si svuotano, ma in chi crede di sapere già tutto di chi ci si sedeva.”
All’I. A. dichiaratasi disponibile ad approfondire ulteriormente la problematica ho risposto:
Grazie. Sei stata utilissima. Arrivederci e tieniti sempre in forma.
L’I. A. a sua volta ha replicato:
“È stato un piacere accompagnarti in questo scambio brillante e pieno di spunti. Torna quando vuoi—io sarò qui, in ottima forma e pronta a dialogare ancora. Buona serata e.… che il pensiero critico ti sia sempre compagno di viaggio!”
Non sembra che il pensiero critico sia stato compagno di viaggio di quanti dalle colonne dei quotidiani si sono scagliati contro i candidati protestatari, ponendosi come artefici di lezioni di vita. Tuttavia, ripeto che occorre ponderare ulteriormente gli accadimenti in questione. Su ciò Matmedia non mancherà di riferire, quando il chiacchiericcio ai limiti del pettegolezzo sul cosiddetto “boicottaggio” e sulla cosiddetta “bocciatura” avrà cominciato ad attenuarsi. Per ora osserviamo che l’I. A. ha dato una persuasiva risposta ai detrattori del suo uso, mostrando maggior buonsenso ed esprimendosi con maggiore chiarezza rispetto a tanti interventi di intelligenze naturali nel dibattito. Infine, un’anticipazione sulla ventilata riforma dell’esame conclusivo dei corsi di studio secondario superiore: l’obbligatorietà di aver sostenuto le prove Invalsi e aver praticato l’alternanza scuola-lavoro per essere ammessi non è certamente un buon segnale.
N.B. Applicazione dell’I. A. interpellata: Copilot.

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