T. Montasser, Il club delle fate dei libri

Di Montasser o del bene dei libri
di Antonio Stanca
Lo scorso Maggio c’è stata, ancora nella “Universale Economica” della Feltrinelli, un’altra edizione de Il club delle fate dei libri, romanzo del letterato e scrittore tedesco Thomas Montasser. La traduzione è di Aglae Pizzone. L’edizione originale risale al 2022, quando l’autore aveva cinquantasei anni. Aveva cominciato a pubblicare molto tempo prima, nel 1985, ad appena vent’anni. Aveva scritto anche libri per ragazzi, per bambini a partire dal 2006 e con lo pseudonimo di Fortunato.
Nato a Monaco di Baviera nel 1966, Montasser vive ancora qui con la moglie, con la quale gestisce un’agenzia letteraria, e tre figli. Nei lavori più modesti, imbianchino, taglialegna, assicuratore, servizi sociali, si è applicato da giovane finché, laureatosi in Legge, non si è inserito nell’ambito accademico e non è tornato con maggiore convinzione al suo lavoro di giornalista e saggista. Ha fondato la compagnia teatrale “Teatro non troppo”, ha messo in musica molte poesie, in molti sensi si è applicato e si applica convinto, fin dall’inizio, della funzione positiva della cultura, della necessità di estenderla, farla giungere ai più larghi strati sociali al fine di procurare loro un beneficio, un miglioramento. Le sue opere saranno sempre composte da realtà e immaginazione, la sua scrittura sempre carica di attesa, di novità. Sospesi ci si sentirà con Montasser tra verità e fantasia, storia e leggenda senza che la lingua finisca mai di procedere con facilità, di scorrere con chiarezza. Un’operazione di carattere didattico sembra voglia essere la sua scrittura e questo spiega anche i suoi tanti generi. Diffondere ha voluto Montasser, tramite modi diversi, quelli che gli sembravano messaggi importanti, insegnamenti necessari.
Anche ne Il club delle fate dei libri si assiste ad un fenomeno simile, ad un processo di dilatazione questa volta della lettura: si dice del caso di un corriere, un fattorino, Victor, immigrato, originario della Romania, impegnato a svolgere il suo lavoro in una grande città della Germania, a consegnare, cioè, pacchi, grandi e piccoli, agli indirizzi che ogni mattina gli vengono assegnati e dei quali col tempo ha imparato le abitudini degli abitanti. Di una in particolare, Bianca Martini, che sta al quarto piano del numero 17 di una strada molto frequentata. Molte sono le consegne di libri che Victor fa alla Martini ed anche se a causa degli orari di lavoro non gli è possibile incontrarla, vederla, conoscerla, è riuscito a capire che è un’accanita lettrice di opere di genere sentimentale, romantico. Si incuriosirà tanto da pensare di regalarle qualche romanzo di questo tipo consigliatogli dalla libraia, signorina Wagner, e lasciato, insieme ad un biglietto, davanti alla porta della misteriosa lettrice. Naturalmente per farsi consigliare dovrà parlare di libri anche con altre persone ed anche col giovanissimo Leon che da qualche tempo lo aiuta nelle consegne viaggiando insieme a lui nel furgone postale. Anche il cane Venerdì, che ha perso il suo padrone, ha trovato rifugio nel furgone e anche lui ha imparato a distinguere tra libri diversi. Il discorso sui libri tenderà a coinvolgere sempre nuove presenze, sempre nuovi posti. La libreria “La fata dei libri” diventerà “Il club delle fate dei libri” che, diretto pure dalla Wagner, sarà luogo d’incontro, di conversazione, per chi ne sia interessato, su quanto succede nell’ambito dell’editoria, sugli interessi ultimamente emersi, sugli autori più quotati, i problemi più trattati. Si penserà, da parte di Victor e della libraia, di fare del furgone postale un bibliobus, una biblioteca ambulante, dove si possano consultare, acquistare, restituire, scambiare libri vecchi e nuovi e tutto all’insegna di un animato dibattito rivolto a favorire tra i partecipanti la diffusione, l’apprendimento di quanto è avvenuto e avviene nel mondo della cultura, di come si rifletta in noi, nella nostra famiglia, nella nostra società, nella nostra vita, di quanto contribuisce al progresso, allo sviluppo del sistema, di come sia indice di civiltà. L’operazione bibliobus non sarà condivisa dalla direzione delle Poste e la libraia insieme a Victor dovranno accontentarsi di sistemare alla meglio un vecchio mezzo di trasporto, di allestirlo in modo che possa svolgere il servizio del precedente bibliobus. Il risultato sarà sorprendente: più libero dagli obblighi postali del bibliobus quest’altro mezzo si fermerà più a lungo e in più posti, farà vedere i suoi libri, farà sapere di essi, dei loro autori. Cresceranno la curiosità, l’interesse, il numero dei lettori, degli ascoltatori. Si sentiranno chiamati ad incontrarsi, confrontarsi, conoscersi. Alcuni di questi rapporti diventeranno definitivi perché faranno emergere gusti, tendenze, caratteri uguali, porteranno a vite in comune, affetti, unioni che senza quegli incontri non si sarebbero verificate. Pensieri, sentimenti buoni avrebbero prodotto buoni rapporti, avrebbero fatto altro bene, avrebbero migliorato la vita.
Un modo per sapersi, un luogo per ritrovarsi, stare, vivere insieme sarebbe diventato il libro.
Quale risultato migliore avrebbe potuto attendersi Montasser da quelli che sono sempre stati i suoi propositi?
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