Cacciari: la Scuola è intrappolata nella rete della burocrazia e dell’obbedienza

La scuola italiana sta attraversando un momento critico, segnato da una crescente pressione burocratica e dall’obbligo di conformarsi a normative che spesso soffocano la creatività e l’autonomia degli insegnanti. Questa situazione è stata recentemente analizzata dal filosofo Massimo Cacciari in un articolo su La Stampa, dove offre una riflessione profonda e provocatoria sulla condizione attuale del sistema educativo.
Un’analisi necessaria
Dopo quasi vent’anni di esperienza in aula, molti insegnanti si trovano a dover affrontare un clima di paura e conformismo. Cacciari mette in evidenza come l’“oppressione burocratica” stia erodendo l’autonomia didattica, trasformando l’insegnamento in un processo meccanico e standardizzato. “L’insegnante ha sempre meno tempo per leggere, studiare e formarsi”, scrive Cacciari, evidenziando come l’accumulo di riunioni e la redazione di documenti stiano soffocando la passione per l’insegnamento.
La burocrazia che divora l’insegnamento
Pensando all’ultimo anno scolastico, molti docenti possono facilmente ricordare una serie interminabile di riunioni: collegi docenti, incontri interclasse, riunioni con specialisti e commissioni varie. Questi eventi, sebbene necessari, spesso non producono risultati tangibili e lasciano gli insegnanti con la sensazione di aver sprecato tempo prezioso. “Cosa resta di tutte queste riunioni? Una sola parola: frustrazione”, afferma un insegnante, che si sente intrappolato in un sistema che non permette crescita personale e professionale.
Il timore della punizione
Cacciari evidenzia anche un altro aspetto inquietante: il clima di “universale sorveglianza” che permea le scuole. Ogni azione è monitorata e ogni errore può portare a conseguenze legali. “Per essere tranquilli, obbedisci ai comandamenti ministeriali”, avverte Cacciari, sottolineando come questa mentalità ostacoli l’innovazione e il cambiamento. Gli insegnanti, costretti a seguire procedure rigide, si sentono spesso impotenti di fronte alle ingiustizie e alle inefficienze del sistema.
La rassegnazione degli insegnanti
Dopo anni di insegnamento, molti docenti si sentono rassegnati: “Oggi vado in classe con la paura, assuefatto al silenzio della maggioranza”, confessa un insegnante che, pur essendo anche giornalista, si sente limitato nel suo ruolo di educatore. La pressione per conformarsi alle aspettative ministeriali spesso prevale sulla volontà di fare di più e meglio per i propri studenti.
La chiamata all’azione
Cacciari propone una soluzione audace: “Docenti e studenti si oppongano, solo così nascerà una nuova classe dirigente”. Tuttavia, questa chiamata all’azione solleva interrogativi difficili. Come possono gli insegnanti opporsi a un sistema che li minaccia con provvedimenti disciplinari e conseguenze negative? La paura di ritorsioni rende complicato qualsiasi tentativo di cambiamento.
Le parole di Cacciari offrono uno spunto di riflessione cruciale sulla necessità di ripensare il ruolo della burocrazia nella scuola. Per costruire un ambiente educativo stimolante, è fondamentale restituire agli insegnanti la libertà di insegnare e agli studenti la possibilità di apprendere senza timori. Solo attraverso un cambiamento culturale e strutturale si potrà sperare in un futuro migliore per la scuola italiana.
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