Norme ingiuste e sindacati Inerti: la tragedia dei docenti idonei al 30%

Abbiamo compreso, ancora una volta, di essere vittime di un sistema che ci sfrutta da settembre a giugno per poi abbandonarci nei mesi di luglio e agosto. Un periodo che dovrebbe rappresentare una pausa, ma che per noi si trasforma in un incubo: un’indennità di disoccupazione misera e spesso in ritardo, l’angoscia costante per il futuro, notti insonni passate a monitorare i siti degli Uffici Scolastici Regionali per capire se, a settembre, potremo ancora lavorare.

Proprio seguendo l’andamento delle immissioni in ruolo, ci siamo accorti di essere penalizzati da un meccanismo normativo tanto esaltato quanto ingiusto: una norma che prevede l’integrazione degli idonei entro il 30% dei posti messi a bando, ma che viene applicata in modo contraddittorio e discriminante.

Ecco un esempio concreto:
Premessa: 10 posti a bando, più l’integrazione del 30% (3 posti), posti disponibili e autorizzati 13
Se un vincitore rinuncia, un idoneo entra nella graduatoria dei vincitori e contemporaneamente si scorre di un posto nella graduatoria 30%. Risultato: vengono assunte 13 persone, come previsto.
Se invece a rinunciare è un idoneo 30%, la graduatoria non scorre. Risultato: le assunzioni si fermano a 12, escludendo chi avrebbe diritto a subentrare.
Una dinamica illogica, che produce posti vuoti e candidati qualificati lasciati fuori senza ragione. Sottolineiamo che le rinunce sono numerose, in buona parte derivano dalla sovrapposizione dei candidati, che spesso partecipano a concorsi per più classi di concorso e ordini di scuola, oltre a essere presenti in entrambi i concorsi previsti per la medesima classe. Di conseguenza, è prevedibile che un idoneo rinunci all’assegnazione di un ruolo avendo già ottenuto l’assunzione in un’altra posizione o cattedra.
In questo modo si determina una disparità di trattamento evidente: a parità di condizioni, alcuni candidati vengono esclusi senza ragione, mentre posti disponibili e autorizzati rimangono vuoti.
Tale meccanismo si pone in contrasto con principi costituzionali fondamentali:
art. 3 Cost. (principio di uguaglianza), perché non garantisce pari opportunità a tutti i candidati idonei;
art. 51 Cost. (parità di accesso ai pubblici uffici), perché limita arbitrariamente il diritto di concorrere in condizioni eque;
art. 97 Cost. (buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione), poiché lascia scoperti posti disponibili e autorizzati, producendo inefficienze e ingiustizie.
Questa situazione nasce perché molte leggi italiane lasciano spazio all’interpretazione: la norma non vieta lo scorrimento, ma neppure lo disciplina in maniera chiara. Sarebbe sufficiente una circolare ministeriale di chiarimento o, in alternativa, l’introduzione di un comma specifico per risolvere definitivamente la questione.
Abbiamo più volte scritto al Ministro Valditara, alla Presidenza del Consiglio, alla Sottosegretaria Frassinetti, all’Onorevole Pittoni, al Presidente della Repubblica, ai membri dell’opposizione e alle principali sigle sindacali. L’unico ad aver tentato, seppur in modo vago e contraddittorio, di fornire qualche spiegazione è stato l’onorevole Pittoni che però, di fronte alle nostre legittime richieste di chiarimento, ha infine scelto di bloccare sui social molti di noi. Il Ministro, invece, nonostante interrogazioni parlamentari ed email, ha preferito il silenzio.
Ma la responsabilità più grave ricade sui sindacati.
Organizzazioni che noi stessi sosteniamo con le nostre iscrizioni e che dovrebbero rappresentare e difendere i docenti hanno scelto l’inerzia. Troppo spesso si limitano a risposte superficiali come “la normativa purtroppo è questa”, scaricando ogni responsabilità e dimostrando di non voler incidere. Alcuni sono addirittura spariti nei mesi cruciali, proprio quando l’attività sindacale dovrebbe essere più intensa. Questo atteggiamento è una resa inaccettabile: il ruolo di un sindacato non è constatare passivamente, ma pretendere dal Ministero i correttivi necessari, denunciare storture, difendere i lavoratori.
Se una norma è ingiusta, mal formulata o discriminante, è loro preciso dovere chiedere che venga corretta. Invece, nella maggior parte dei casi, i sindacati hanno scelto di tacere o di lavarsene le mani. L’unico a mostrare una parziale apertura al confronto è stato ANIEF, ma la voce di un singolo non può sostituire il silenzio generale di chi, per mandato e per dovere, dovrebbe essere in prima linea.
Siamo stati lasciati soli, ignorati, abbandonati.
Riteniamo inaccettabile che una norma ambigua, facilmente correggibile, produca disparità di trattamento e limiti arbitrariamente il numero delle assunzioni, soprattutto considerando che 48.504 docenti per l’a.s. 2025/26 rischiano di non essere mai assunti come era stato promesso.
Non chiediamo favori né scorciatoie: chiediamo semplicemente il rispetto del merito e dei diritti già riconosciuti. È compito del Ministero fornire indicazioni chiare e coerenti, per garantire equità di trattamento e valorizzare professionalità che hanno superato concorsi selettivi e investito anni di formazione. Ed è compito dei sindacati non smettere mai di pretendere giustizia per i lavoratori che rappresentano.
Chiediamo dunque con forza al Ministro di intervenire con una semplice circolare o con un correttivo normativo per sanare questa evidente incongruenza. La risposta non può più essere rinviata.
Gruppo Integrazione Idonei 30% in caso di rinuncia

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