Claude rende disponibile la modalita’ “Apprendimento” a tutti gli utenti
Per anni ci siamo abituati a vedere l’intelligenza artificiale come un motore di risposte: fai la domanda giusta, ottieni la soluzione pronta. Ma Anthropic ha deciso di cambiare le regole del gioco con una delle sue funzioni più originali: la modalità Apprendimento di Claude.
Non più solo “dammi la risposta”, ma “accompagnami a scoprirla”.
Come funziona la modalità Apprendimento
Attivabile dal menu di conversazione, questa funzione trasforma Claude in un compagno di studio. Non ti dice subito la soluzione, ma ti guida passo dopo passo con domande, riflessioni e piccoli indizi. In pratica:
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se chiedi aiuto in matematica, non ti dà subito il risultato dell’equazione, ma ti spinge a ragionare sui passaggi intermedi;
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se studi letteratura, ti invita a collegare temi, personaggi ed eventi, stimolando il pensiero critico;
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se prepari un esame, ti provoca con domande a sorpresa per verificare se hai davvero compreso la materia.
L’idea è che l’utente resti protagonista, senza scivolare nella copia passiva che porta al famoso “cervello pigro” denunciato da tanti studenti.
Dentro Claude Code: imparare a programmare
Il campo dove questa modalità brilla è il coding. In Claude Code puoi scegliere due strade:
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Modalità esplicativa → mentre scrive il codice, Claude racconta ogni decisione, spiegando il perché di una funzione, di un ciclo o di una struttura. È perfetta per chi sa già programmare ma vuole consolidare le basi.
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Modalità di apprendimento → Claude si ferma e lascia a te piccoli compiti: ad esempio inserire 5-10 righe mancanti, completare una funzione o correggere un errore. Non risolve tutto al posto tuo, ma ti mette davanti a micro-sfide che rendono l’apprendimento attivo.
Un approccio che si adatta sia a chi muove i primi passi nel coding, sia a chi vuole rafforzare la propria capacità di “pensare come un programmatore”.
Esempi pratici in classe e nello studio individuale
Immaginiamo alcune situazioni concrete in cui la modalità Apprendimento può diventare una risorsa didattica:
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Matematica alla secondaria: uno studente chiede a Claude come risolvere un sistema di equazioni. L’IA non dà subito la soluzione, ma chiede: “Se sostituisci questa variabile, cosa ottieni?” guidando così lo studente alla scoperta.
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Letteratura italiana: preparando un’interrogazione su I Promessi Sposi, Claude propone domande tipo: “Perché pensi che Manzoni abbia scelto un narratore onnisciente? Quali conseguenze ha questa scelta sulla percezione del lettore?” → stimola ragionamento e interpretazione.
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Informatica: un ragazzo che impara Python riceve da Claude un esercizio incompleto: “Qui manca una funzione che ordini i numeri. Riesci a scriverla tu?”. Non è un copia-incolla, è programmazione attiva.
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Lingue straniere: durante l’apprendimento dell’inglese, invece di tradurre subito una frase, Claude può chiedere: “Qual è il verbo corretto al past simple qui?” → spingendo lo studente a riflettere sulle regole grammaticali.
Oltre il codice: pensiero critico e leadership
Secondo Drew Bent di Anthropic, l’obiettivo è chiaro: non creare utenti che “sanno risolvere esercizi”, ma persone capaci di collegare concetti, individuare incongruenze, migliorare processi. In altre parole, non solo “chi cucina seguendo la ricetta”, ma chi sa anche gestire una cucina intera.
Per chi ambisce a ruoli di coordinamento o leadership, questo significa sviluppare una visione strutturata: non limitarsi a scrivere codice o rispondere a un quiz, ma saper valutare, anticipare problemi e guidare soluzioni.
Una personalizzazione su misura
La direzione che Anthropic sta prendendo è anche quella della personalizzazione: ognuno potrà adattare la modalità Apprendimento ai propri bisogni, scegliendo toni, stili e persino creando flussi personalizzati. In sostanza, un mentore virtuale su misura, modellato sulle proprie preferenze.
Con questa mossa, Anthropic segue una tendenza sempre più evidente: gli assistenti AI non sono più solo strumenti per “fare prima”, ma compagni di crescita.
In un mondo in cui il rischio è quello di demandare tutto all’algoritmo, Claude prova a insegnarci che l’AI non deve sostituire il pensiero, ma allenarlo.
