IA a scuola, ecco le linee guida dal Governo: cosa aspettarsi

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) ha reso note le Linee guida sull’uso dell’Intelligenza Artificiale in ambito scolastico, pubblicazione preceduta da una serie di azioni e all’annuncio di iniziative correlate, tra cui in primo luogo il forum internazionale su scuola e intelligenza artificiale, che si svolgerà a Napoli a ottobre 2025.
Proviamo, attraverso l’analisi di come si è arrivati alle Linee Guida a presentare questo importante documento, che segnala anche a livello istituzionale come il cambiamento in atto nel sistema educativo italiano e internazionale è irreversibile e va affrontato con consapevolezza e formazione.
Le linee Guida del MIM, va ricordato in premessa, tengono conto delle regole tracciate per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli istituti scolastici, pubblicate dall’Unione Europea lo scorso 4 febbraio 2025.
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Il progetto pilota del MIM e la formazione dei docenti
Uno dei passi più importanti compiuti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito italiano e sicuramente alla base della elaborazione e formulazione delle Linee Guida è il progetto, partito lo scorso anno scolastico, che ha riguardato 15 scuole sparse in tutta la penisola, teatro di una sperimentazione voluta proprio dal ministro Valditara, per mettere in campo l’uso dell’IA. Il lancio dell’iniziativa era stato fatto a Cernobbio lo scorso settembre 2024, quando lo stesso Valditara lo aveva presentato come un evento innovativo per il sistema educativo italiano. Le scuole si trovano in Calabria, Lazio, Lombardia e Toscana e nonostante le poche notizie trapelate sull’andamento della sperimentazione, di fatto è chiaramente il primo passo di un cambiamento radicale che il MIM sta introducendo nel mondo dell’istruzione.
Il progetto, che ha introdotto l’IA come assistente virtuale, è costantemente valutato dall’Invalsi confrontando i risultati e i progressi degli studenti e delle studentesse delle classi di controllo coinvolte nel percorso, con quelli delle classi tradizionali. Se l’esito sarà positivo nei due anni scolastici di sperimentazione, l’obiettivo è quello estendere l’utilizzo dell’IA a tutte le scuole italiane a partire dal 2026/7.
Altro obiettivo della sperimentazione è quello di colmare il divario di apprendimento tra gli studenti, soprattutto tra quelli con buoni voti e quelli in difficoltà, con un’attenzione particolare ai ragazzi di origine straniera; prevede l’uso di un software integrato in Google Workspace, inizialmente focalizzato su materie Steam e lingue straniere, un assistente virtuale, basato sull’IA, che identifica le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti, segnalando le lacune sia al docente che all’alunno.
Non va infine dimenticato l’impegno del MIM per la formazione dei docenti. Il concetto di AI literacy – alfabetizzazione all’intelligenza artificiale – è previsto dall’AI Act europeo e implica che tutte le istituzioni scolastiche, in quanto “utenti” di IA, garantiscano un livello adeguato di formazione, proporzionato ai rischi degli strumenti utilizzati. L’obbligo formale è già in vigore dal 2 febbraio 2025, ma l’applicazione pratica inizierà dal 3 agosto 2026.
AI literacy e sviluppo professionale
In questo contesto, grazie ai fondi del PNRR sono stati realizzati oltre 5.760 corsi di formazione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella didattica rivolti ai docenti. Inoltre, nella filiera formativa tecnologico-professionale, sempre con il PNRR, sono stati destinati oltre 100 milioni di euro per la creazione di campus altamente innovativi e integrati con l’IA.
Lo snodo della formazione è cruciale, come ci dice anche il Dirigente Scolastico Alfonso D’Ambrosio, oggi a capo dell’IC di Lozzo Atestino, in provincia di Padova, con tre sezioni di scuola dell’infanzia, tre di scuola primaria e tre di scuola secondaria, “molte resistenze verso l’IA nascono da paure e da una conoscenza ancora superficiale; per superarle serve formazione mirata, che mostri cosa realmente è l’IA, dalle sue radici storiche agli usi pratici in didattica e organizzazione”. “Oggi, da ciò che osservo anche nelle mie formazioni, – prosegue D’Ambrosio, la maggior parte dei docenti utilizza già l’IA generativa per preparare testi, verifiche o attività; altri, meno del 50%, restano scettici, com’è naturale davanti a ogni novità. Io stesso ho usato l’IA in ambito scientifico ben prima delle versioni generative: non è una moda passeggera, ma un percorso che accompagna la scuola da anni”.
L’IA nelle scuole italiane: buone pratiche
Non si può non fare riferimento, nell’ottica di un cammino in essere e anch’esso inarrestabile, necessaria premessa alle Linee guida ministeriali in uscita, alle azioni importanti svolte dalle singole scuole o a livello territoriale, per promuovere sul campo l’ingresso dell’IA nell’istruzione.
Sono numerose le buone pratiche e tra queste segnaliamo le Linee guida della rete di scuole del Friuli Venezia Giulia, pubblicate poco più di un anno fa, nell’arco di vita del progetto “Costruire il futuro: la IA entra a scuola”.
Altro tassello da considerare come passo verso l’elaborazione delle linee guida del MIM è il Manifesto dell’Intelligenza Artificiale Generativa a Scuola (MIAS), in versione in italiano e in inglese, che si offre come uno strumento di riflessione e pratico e offre una interessante prospettiva oltre che linee guida per docenti e scuole. é un documento pubblicato nel 2024 dalla collaborazione tra oltre 60 docenti e dirigenti scolastici. L’iniziativa parte dall’istituto di istruzione secondaria Europa di Pomigliano d’Arco, scuola finalista tra le 10 migliori al mondo, dove il docente Roberto Castaldo, ha promosso ormai da due anni l’elaborazione, la condivisione e l’evoluzione del MIAS.
La Provincia Autonoma di Bolzano ha inserito nel Piano Provinciale Scuola Digitale 2023–2026 il concetto di ibridazione tecnologica consapevole. La visione del Piano di Bolzano è che l’IA non sostituisce il docente, ma lo affianca, potenziando le metodologie di insegnamento. Le linee guida del Piano Provinciale Scuola Digitale trentine puntano all’uso consapevole dell’IA come strumento di supporto alla personalizzazione dell’apprendimento, alla didattica aumentata come integrazione di piattaforme interattive, realtà aumentata e analisi dei dati educativi per migliorare il processo di insegnamento-apprendimento, di supporto alla formazione continua per i docenti.
Inoltre, il MIM ha realizzato a febbraio 2025, a Milano, un convegno nazionale sull’Intelligenza Artificiale, luogo di confronto e stimolo a cui hanno partecipato oltre 1.500 rappresentanti delle scuole italiane che si sono confrontati sui principali temi legati all’AI e alle sue applicazioni nel sistema scolastico.
Le nuove indicazioni nazionali e la strategia abilitante
Infine, va considerato come passo preparatorio alle Linee Guida sull’IA anche quanto si ribadisce nelle Nuove indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo, laddove si trova una riflessione più approfondita sull’integrazione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale nella didattica, con l’indicazione di una “strategia abilitante” sull’IA, che deve essere integrata criticamente e non solo come assistenza tecnica. Inoltre, le competenze digitali sono considerate uno strumento importante per navigare nella complessità tecnologica, senza dimenticare mai la necessità di mantenere un approccio critico e consapevole all’intelligenza artificiale che tenga sempre presente l’obiettivo principale di formare studenti capaci di comprenderne potenzialità e limiti, sia in ambito scolastico sia nella vita quotidiana.
Le linee guida sull’IA: struttura e contenuti del documento
Andiamo allora a conoscere da vicino le Linee Guida. Considerato quindi sin qui l’impegno e le varie azioni che stanno portando l’IA nelle scuole italiane, le Linee Guida (LG) possono rappresentare un ulteriore tassello della visione del MIM, in un contesto come quello della scuola italiana in costante mutamento e trasformazione. L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle scuole vuole essere, come si legge nel documento, “l’inizio di un nuovo capitolo per il sistema educativo italiano: non solo come volano di innovazione, ma anche come banco di prova per una società più equa, sicura e consapevole dei propri diritti e doveri digitali. Le linee guida costituiscono la base normativa e metodologica per una rivoluzione che – per essere efficace – dovrà combinare entusiasmo per le nuove tecnologie, senso critico, attenzione etica e costante aggiornamento”.
Principi fondamentali e pilastri delle linee guida
Innanzitutto, nella parte iniziale del documento, che si sviluppa in 34 pagine, c’è la dichiarazione di intenti del Ministero e la definizione del target. “ll Ministero,si legge, in coerenza con quanto previsto nella Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale e gli ulteriori principi normativi e strategici, intende governare l’introduzione delle tecnologie di IA nelle Istituzioni scolastiche affinché diventino uno strumento per rafforzare la competitività del sistema educativo italiano, preservandone la qualità, promuovendo l’equità e invitando studenti e Istituzioni scolastiche a sfruttare le potenzialità dell’IA con la giusta consapevolezza”. In quanto al target, la scuola tutta – docenti, personale, apprendenti – è destinataria delle azioni indicate nelle LG.
Sono quattro i pilastri su cui si articolano: principi di riferimento, requisiti di base, framework di implementazione, comunicazione e governance.
Tra i principi fondamentali ci sono la centralità della persona, per cui ogni adozione di IA deve porre lo studente e l’intera comunità scolastica al centro, tutelando dignità, autonomia e specificità di ciascuno; l’inclusività e l’accessibilità, ovvero i sistemi di IA devono essere progettati per non discriminare nessuno, favorendo l’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali. Seguono la trasparenza e la spiegabilità, la responsabilità e la rendicontazione e il rispetto delle normative, nazionali, europee e internazionali in tema di trattamento dati, sicurezza e diritti dell’infanzia.
L’etica al centro delle linee guida
Al centro delle LG l’etica, che dovrà garantire una vera tutela per studenti e personale della scuola. Obbligatorio quindi il rispetto della privacy e dei dati personali, l’adozione di sistemi che non generino discriminazione algoritmica, la promozione di un’alfabetizzazione digitale diffusa, soprattutto verso gli utenti più fragili.
Nelle LG vengono indicati dei modelli operativi per l’adozione dell’IA negli istituti scolastici, per cui ogni istituto è chiamato a predisporre un proprio modello operativo, che tenga conto dell’analisi dei fabbisogni specifici del contesto scolastico, individui gli obiettivi di apprendimento e innovazione, definisca procedure trasparenti per la formazione e il coinvolgimento della comunità e preveda l’implementazione di un piano di monitoraggio periodico sui risultati e sugli impatti.
Governance dell’IA e ruolo dei dirigenti scolastici
Per quanto riguarda la governance, centrale è il ruolo dei dirigenti scolastici, a cui è affidata la responsabilità della gestione della messa in campo delle indicazioni fornite dalle LG. In particolare, dovranno coordinare le fasi di introduzione, monitoraggio e valutazione delle tecnologie IA, individuare referenti interni e task force per la gestione delle attività relative all’IA, supportare il corpo docente con attività di formazione e aggiornamento.
Inoltre, nelle indicazioni ministeriali si raccomanda la messa in opera di tutte quelle misure che prevengano criticità e rischi, incoraggiando una riflessione costante e una formazione IA scuola principi etici a tutti i livelli, promuovendo il dialogo con università, centri di ricerca e settore privato.
Implementazione pratica: piattaforma UNICA e strumenti operativi
Le Linee Guida saranno visibili e fruibili nel contenitore ministeriale della Piattaforma UNICA, all’interno della quale si potranno consultare i progetti di altre istituzioni e inviare i propri mediante la compilazione di un’apposita “Scheda progetto IA“, nella quale indicare tutte le informazioni come titolo, obiettivi, ambiti, target dei soggetti coinvolti, tempistiche e metodologie utilizzate.
La sezione permetterà inoltre la compilazione automatica di check list predisposte dal Ministero, per supportare gli utenti nell’implementazione dei progetti censiti tramite le “Schede progetto IA”.
È prevista anche la possibilità di scaricare glistrumenti metodologici, aggiornati costantemente in base alle evoluzioni normative, per favorire lo sviluppo e l’uso corretto delle soluzioni di IA.
Ci sarà poi un elenco di risposte alle domande più frequenti in merito alle Linee Guida, che hanno l’obiettivo di agevolare gli utenti nella comprensione del documento.
L’area è strutturata in modo da escludere l’inserimento di dati personali, a tutela della privacy di studenti e docenti.
Un punto fermo sarà il divieto generale del riconoscimento delle emozioni da parte di sistemi di IA in ambito educativo, salvo eccezioni per motivi medici o di sicurezza.
La prospettiva dell’esperto: sfide e opportunità dell’IA a scuola
Proviamo a comprendere meglio quale impatto potranno avere nella realtà scolastica italiana, dando di nuovo la parola ad Alfonso D’Ambrosio che dice “non darei mai un’IA generativa in mano a un bambino della primaria e, forse, anche nella secondaria di primo grado ne parlerei solo in maniera guidata. È importante ricordare che l’IA non è solo ChatGPT o Gemini: è domotica, è robotica educativa, sono software inclusivi e adattivi che aiutano a personalizzare l’apprendimento; è matematica e statistica, analisi dei dati, logica, ma anche etica e filosofia. È persino la raccolta differenziata fatta con piccoli robot programmati dagli studenti. Questo dimostra che non siamo di fronte a un oggetto estraneo alla scuola, ma a un insieme di strumenti che possono diventare occasione di crescita critica e laboratoriale”.
Inoltre, commenta ancora il Dirigente scolastico, “i motori di ricerca già oggi integrano l’IA per offrire risposte dirette, così come gli algoritmi influenzano quotidianamente i nostri social, le nostre scelte di consumo o la spesa online. Comprendo la paura di affidare “tutto alle macchine”, ma la risposta non è rifiutarla: l’IA è un prodotto umano e, come tale, va studiata e compresa anche in ambito educativo. Chiudo con un tema cruciale: l’impatto ambientale. L’uso massivo dell’IA generativa ha un costo energetico significativo; basti pensare che la creazione di meno di dieci immagini può consumare l’energia necessaria per ricaricare al 100% uno smartphone. Innovazione sì, ma con consapevolezza, responsabilità e sostenibilità”.
La messa in pratica delle Linee guida, di cui attraverso il percorso che le ha precedute sin qui declinato si può intuire la direzione e le indicazioni che daranno, potrebbe incontrare ostacoli, ma nella realtà, come afferma D’Ambrosio “l’IA nella didattica non è una rivoluzione improvvisa, ma un’integrazione graduale. Già oggi molte scuole la usano in modo realistico: piattaforme di adaptive learning che adattano gli esercizi, strumenti per la personalizzazione dei percorsi, creazione di materiali didattici o mappe concettuali. INDIRE rileva che oltre metà dei docenti italiani già utilizza l’IA per lezioni, verifiche o relazioni: non per sostituire il lavoro dell’insegnante, ma per liberare tempo da dedicare agli studenti”.
L’esperienza di D’Ambrosio, che oltre che dirigente scolastico è anche formatore, conferma che ci si trova in una fase ibrida nell’uso proprio, e talvolta improprio, dell’IA nelle scuole “gli utilizzi che vedo in giro sono davvero interessanti, ma ve ne sono altri che mi lasciano scettico. Penso, ad esempio, ad affidare completamente i libri di testo a sistemi generativi: le IA sanno mettere insieme parole, ma non ne comprendono il senso, e possono produrre testi ben scritti ma con errori grossolani, anche scientifici. Per questo credo – afferma il dirigente scolastico – che l’insegnamento debba essere sempre mediato dall’essere umano, soprattutto nei contenuti di base come testi o immagini. Analogamente, anche l’affidamento totale alla generazione di favole o scritti rischia di esporre l’insegnante a una logica di sostituzione, togliendogli l’autenticità della relazione educativa.
Diverso è il discorso per l’ambito scientifico: qui l’IA trova applicazioni preziose, dalla robotica educativa al riconoscimento di immagini, fino ai laboratori per comprendere come “apprendono” le macchine”.
E se pensiamo ad indicazioni operative, il dirigente scolastico di Lozzo Atestino dice “nella primaria eviterei l’uso diretto di AI generative, mentre nella secondaria di primo grado parlerei di questi strumenti solo in maniera guidata. Nella secondaria superiore, invece, se ne possono esplorare con profitto ricerche, traduzioni o simulazioni.
In definitiva, l’IA nella didattica funziona se resta uno strumento al servizio dell’apprendimento, mai una scorciatoia che sostituisce l’insegnante”.
L’IA nella gestione scolastica: oltre la didattica
Infine, l’IA non porterà potenziali benefici solo nella didattica, ma anche nella gestione della vita scolastica. Si vedrà se le Linee Guida si soffermeranno su questo aspetto. Chiediamo ancora una volta al DS D’Ambrosio come anche in questo ambito possano avvenire dei cambiamenti. Alfonso D’Ambrosio dice “l’IA non riguarda solo la didattica, ma anche l’organizzazione della scuola. Dirigenti e segreterie affrontano quotidianamente un carico enorme di documenti, scadenze e procedure: qui può diventare un alleato prezioso. È utile, ad esempio, per predisporre bozze di circolari, relazioni, verbali o progettazioni che poi vengono riviste e validate, riducendo tempi burocratici e liberando risorse per la didattica e le relazioni. Ma la sua forza più interessante emerge nell’analisi dei dati: in queste settimane ho caricato sei anni di prove Invalsi della mia scuola e l’IA ha individuato correlazioni, indici di variabilità tra classi, punti di forza e di debolezza in aree come dati e previsioni o spazi e figure. Ha inoltre incrociato queste informazioni con questionari rivolti a famiglie, studenti e docenti, restituendo un quadro complessivo e comparabile con scenari internazionali”.
Infine, conclude l’esperto “l’IA può così supportare la co-costruzione di documenti gestionali come il PTOF o il Piano di Miglioramento, mantenendo la memoria storica della scuola e suggerendo strategie di sviluppo basate su evidenze. Alcuni istituti hanno già sperimentato chatbot di segreteria per rispondere alle domande frequenti delle famiglie, alleggerendo il personale da compiti ripetitivi. Naturalmente serve un quadro normativo chiaro e il rispetto del GDPR: la tecnologia supporta, ma le decisioni restano umane”.
“Un collega, cita D’Ambrosio, dopo aver visto questi strumenti in azione, ha detto che questa rivoluzione organizzativa deve essere conosciuta da tutti, perché ci libererebbe dalla burocrazia restituendoci la parte più creativa e bella del nostro lavoro. È proprio qui che vedo la forza dell’IA: non sostituire, ma restituire tempo ed energie all’educazione”.
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