Galileo Galilei: vita, opere e scoperte scientifiche.

Galileo Galilei: una sintesi divulgativa per studenti e appassionati, tra biografia, processo per eresia e nascita della scienza moderna.

Galileo Galilei (1564-1642)

Su Galileo Galilei, sulla sua vita e le sue opere, c’è una ricca produzione letteraria e questo contributo non aggiunge nulla di nuovo. L’autore ritiene, tuttavia, che una sintesi sull’argomento e, in particolare, sulle scoperte scientifiche del Nostro, possano far comodo agli studenti liceali, a tutti, ma specialmente a coloro che intendono intraprendere studi in ambito scientifico e, in particolare, in campo matematico.

Questo articolo intende rispondere a tre interrogativi fondamentali:

  1. Quale eresia ha commesso Galilei per essere stato condannato dalle autorità ecclesiastiche?

  2. Perché è considerato il “padre della Scienza moderna”?

  3. Quali sono state le sue scoperte più significative?

    Il tutto è preceduto e accompagnato da notizie sulla sua vita.

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    Laureato in matematica presso l’Università di Messina. Ha insegnato matematica e fisica nei licei. Dal 1985 Dirigente superiore per i servizi ispettivi del MPI è stato responsabile della Struttura Tecnica Esami di Stato per il settore matematico e fisico. Ha tenuto corsi all’università e conferenze in numerosi convegni. È autore di saggi e libri di testo.

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Profilo dei diplomati e loro Esiti a distanza, percorsi di orientamento e scelte nella scuola secondaria di I e II grado

XXII CONVEGNO AlmaDiploma

PROFILO DEI DIPLOMATI E LORO Esiti a Distanza dal diploma

Percorsi di orientamento e scelte nella scuola secondaria di I e II grado

STUDENTI SODDISFATTI DELLA SCUOLA, ANCHE SE OLTRE IL 50% DEI DIPLOMATI DEL 2024 DICHIARA CHE LO STATO D’ANIMO PIÙ DIFFUSO TRA I BANCHI È L’ANSIA E VORREBBE IL TEMA DEL BENESSERE PSICOLOGICO NEL PROGRAMMA

La rilevazione sul Profilo ha riguardato i diplomati del 2024 mentre quella sugli Esiti a distanza del percorso formativo e lavorativo quelli del 2023 e del 2021, contattati rispettivamente a un anno e a tre anni dal conseguimento del titolo. Si notano le differenze di genere nella  percezione dei diversi stati d’animo, dove le ragazze sono più spaventate e interessate al tema del benessere psicologico rispetto ai ragazzi. In primo piano emergono le valutazioni positive del percorso di studi, delle attività di orientamento e di PCTO e stage. Per quanto riguarda poi l’inquadramento nel mondo del lavoro, nel periodo 2019-2024 emerge una sostanziale stabilità nella diffusione dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato e un forte aumento dei contratti a termine, anche a chiamata e stagionali

[Bologna, 27 febbraio 2025] Si è svolto oggi giovedì 27 febbraio 2025 a Bologna il XXII Convegno di AlmaDiploma, organizzato per presentare il Profilo dei diplomati e loro Esiti a distanza, percorsi di orientamento e scelte nella scuola secondaria di I e II grado.

Esponenti delle Istituzioni, esperti del mondo universitario e della scuola, partendo dalla lettura dei dati AlmaDiploma sul Profilo dei diplomati e sugli Esiti a distanza, hanno posto l’attenzione su alcuni temi di importanza strategica per la crescita del sistema formativo di istruzione secondaria.

Il Convegno, ospitato nell’Oratorio San Filippo Neri di Bologna è stato trasmesso anche diretta streaming ed è stato promosso da AlmaDiploma ETS, l’Associazione a servizio delle scuole nata nel 2000 che, oltre a fornire alle scuole strumenti di orientamento per gli studenti, ha tra i propri principali obiettivi quello di fotografare sia gli indici di soddisfazione dei diplomati sia quelli sugli esiti occupazionali e formativi attraverso l’analisi delle risposte ai questionari somministrati agli studenti.

I lavori sono stati aperti con i saluti del direttore AlmaDiploma Renato Salsone e per l’USR Emilia-Romagna dal Dirigente Ufficio IV Giovanni Desco; il Convegno è stato moderato da Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net (programma completo www.almadiploma.it/info/convegni/convegno2025/programma.aspx).

La rilevazione  sul Profilo ha riguardato oltre 26.000 diplomati del 2024 che hanno espresso le loro valutazioni e indicazioni in merito al loro percorso quinquennale di scuola secondaria di secondo grado, in base a quanto da loro percepito e ricordato al momento della compilazione del questionario, avvenuta poco prima del diploma.

La rilevazione sugli Esiti a distanza del percorso formativo e lavorativo compiuto dai diplomati dopo il conseguimento del titolo, svolta nell’autunno del 2024, ha riguardato quasi 29.000 diplomati del 2023 contattati a un anno dal termine degli studi e 38.000 diplomati del 2021 contattati a tre anni dal conseguimento del titolo.

In primo pianoè emersa la soddisfazione per il percorso di studi intrapreso, anche se una parte dei diplomati cambierebbe, almeno parzialmente, la scelta fatta. Le principali motivazioni alla base di tali ripensamenti, espresse a un anno dal diploma, riguardano il desiderio di studiare materie diverse e avere una maggiore preparazione per gli studi universitari o per il mondo del lavoro, a conferma dell’importanza delle attività di orientamento per i ragazzi nella scelta della scuola secondaria di secondo grado.

Un altro dato interessante riguarda le scelte post-diploma: oltre due terzi dei diplomati è iscritto all’università, in parte svolgendo contemporaneamente un’attività lavorativa. Rilevanti per la scelta post-diploma sono risultate le attività di orientamento, che hanno riguardato oltre l’80% dei diplomati e che sono state valutate positivamente sia per quanto riguarda i percorsi di studio dopo il diploma sia per quelli occupazionali. Inoltre, i dati evidenziano il ruolo di tali attività nel prevenire i ripensamenti e rendere le carriere universitarie più brillanti.

A proposito, poi, del lavoro, nel periodo 2019-2024 emerge una sostanziale stabilità della diffusione dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato e un forte aumento dei contratti a tempo determinato, ma anche del lavoro intermittente o a chiamata.

Valutazione dell’esperienza scolastica per i diplomati

La soddisfazione per l’esperienza generale, che nel complesso dei diplomati del 2024 si attesta al 73,1%, riguarda il 72,8% per i liceali, il 73,0% per i tecnici e il 74,6% per i professionali, mentre la soddisfazione per la disponibilità al dialogo dei docenti (64,1% nel complesso dei diplomati) si attesta al 61,2% per i liceali, al 65,5% per i tecnici e al 74,4% per i professionali.

Per quanto riguarda le strutture scolastiche, la soddisfazione per i laboratori, nel 2024 si attesta al 52,8%, con differenze rilevanti per tipo di diploma (45,7% per i liceali, 61,0% per i tecnici, 58,7% per i professionali). Se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola secondaria di secondo grado oltre la metà dei diplomati confermerebbe la propria scelta: nel 2024 la quota di chi si riscriverebbe allo stesso indirizzo della stessa scuola si attesta al 51,6%. In particolare, nei liceali è pari al 51,8%, nei tecnici al 52,2% e nei professionali al 47,7%.

L’analisi dei diplomati del 2023 permette di effettuare un confronto tra il giudizio espresso alla vigilia del diploma e dopo un anno. Al momento del conseguimento del titolo il 55,0% dei diplomati ha dichiarato che, potendo tornare indietro, sceglierebbe lo stesso indirizzo/corso nella stessa scuola; il restante 44,7% compierebbe, invece, una scelta diversa, ripetendo il medesimo indirizzo/corso ma in un’altra scuola (13,5%), scegliendo un diverso indirizzo nella stessa scuola (8,9%) o, addirittura, cambiando sia scuola sia indirizzo (22,4%).

A un anno dal diploma il quadro si modifica parzialmente: la quota di intervistati che replicherebbe esattamente il percorso scolastico sale al 59,6%; scende invece la quota di diplomati che cambierebbe parzialmente la scelta fatta, optando per un’altra scuola (9,5%) o un altro indirizzo/corso (7,2%), mentre si conferma consistente la quota di diplomati che cambierebbe sia scuola sia indirizzo (23,5%). Le principali motivazioni del desiderio di cambiare, almeno parzialmente, il proprio percorso scolastico, espresse dai diplomati a un anno dal titolo sono: studiare materie diverse (29,8%), compiere studi più adatti alla preparazione universitaria (20,4%), fare studi che preparino meglio al mondo del lavoro (17,7%). I professionali, più di altri, cambierebbero percorso scolastico per avere una migliore preparazione per gli studi universitari (31,2%; è il 20,5% per i liceali e 16,8% per i tecnici) ma anche per il mondo del lavoro (27,2%; 15,7% e 18,0%, rispettivamente). Tra i diplomati tecnici, invece, un’elevata quota cambierebbe le proprie scelte per studiare materie diverse (37,2%; è pari al 27,5% per i liceali e al 17,8% per i professionali). Questi risultati confermano l’importanza delle attività di orientamento per i giovani, a partire anche dalla scuola secondaria inferiore, al fine di fare una scelta consapevole fin dalla scuola secondaria di secondo grado.

Valutazione delle attività di orientamento in ingresso e in uscita dalla scuola secondaria di secondo grado

Tra i diplomati del 2024 il 90,6% ha dichiarato di aver svolto attività di orientamento organizzate dalla scuola secondaria di primo grado verso la scuola secondaria di secondo grado, senza particolari differenze per tipo di diploma. Queste attività vengono valutate rilevanti dal 45,4% dei diplomati che le hanno svolte, con evidenti differenze per tipo di diploma: tra professionali si rileva la valutazione più elevata (54,2%), seguiti dai tecnici (48,3%) e dai liceali (41,5%). Per quanto riguarda l’orientamento in uscita, l’84,8% dei diplomati 2024 ha svolto attività di orientamento organizzate dalla scuola per la scelta post-diploma: il dato oscilla tra l’87,5% per i liceali, 83,0% per i tecnici e il 76,7% per i professionali.

I diplomati che hanno svolto tali attività hanno valutato positivamente sia le informazioni ricevute sui percorsi successivi di istruzione e formazione (74,1%) sia le informazioni sul mondo del lavoro (60,0%); i più soddisfatti dei risultati dell’orientamento sono i diplomati professionali (78,4% per l’orientamento ai successivi percorsi di studio e il 78,0% per l’orientamento al lavoro), seguono i tecnici (rispettivamente 80,0% e 75,6%) e i liceali (rispettivamente 69,3% e 46,4%). Per il 51,6% dei diplomati tali attività di orientamento sono risultate rilevanti nella scelta post-diploma: 43,1% per i liceali, 60,9% per i tecnici e 64,8% per i professionali.

A partire dal 2024, ai diplomati che non hanno ritenuto rilevanti nella scelta post-diploma le attività di orientamento organizzate dalla scuola, è stata chiesta la motivazione di tale opinione. Le motivazioni per cui non ritengono rilevanti queste attività nella scelta post-diploma sono, in ordine di importanza, l’avere le idee già chiare (41,1%), il fatto che le informazioni ricevute non siano state sufficienti (27,3%) o fossero già in loro possesso (12,9%). A seguire altre motivazioni: il fatto che la loro scelta rifletterà la presenza di fattori esterni come il contesto familiare, territoriale (7,0%), “le informazioni ricevute non sono state chiare” (5,8%) e “le attività di orientamento sono state svolte da personale non sufficientemente qualificato” (2,9%). Per molte delle motivazioni indicate si registra una forte differenza per tipo di diploma: i professionali, più degli altri, hanno dichiarato di avere le idee chiare sulla loro scelta futura (49,7% rispetto al 46,6% dei tecnici e al 37,8% dei liceali) e ritengono più degli altri diplomati che la scelta post-diploma rifletterà la presenza di fattori esterni (10,5%, si attesta al 9,0% tra i tecnici e scende al 5,8% tra i liceali). Di converso, sono i liceali che in misura maggiore hanno dichiarato che le informazioni ricevute durante le attività di orientamento non sono state sufficienti (30,9%, rispetto al 21,0% dei tecnici e al 19,8% dei professionali) e che le informazioni erano già in loro possesso (13,8% liceali, 11,9% tecnici, 8,2% professionali).

Nella scelta sono maggiormente influenti i genitori, i cui pareri sono rilevanti per il 64,8% dei diplomati per la scelta scolastica e per il 58,8% per la scelta post-diploma. L’importanza attribuita ai pareri dei genitori, in entrambi i momenti di scelta, è più elevata quando i genitori sono laureati. L’orientamento diventa cruciale proprio laddove il contesto familiare non riesce a svolgere pienamente questa funzione. In una scala di rilevanza, i pareri dei genitori sono seguiti da quelli degli insegnanti nella scelta della scuola secondaria di secondo grado (41,5%), mentre nella scelta di orientamento post-diploma i diplomati attribuiscono più rilevanza all’opinione di compagni o amici (34,2%) rispetto a quella degli insegnanti (31,3%).

Oltre l’80% dei diplomati ha dichiarato di conoscere la piattaforma digitale UNICA del Ministero dell’Istruzione e del Merito: in particolare il 60,2% ha utilizzato la piattaforma, mentre il 22,4% non l’ha utilizzata anche se la conosce. A conoscere di più la piattaforma UNICA sono gli studenti degli indirizzi liceali e tecnici (rispettivamente 83,4% e 83,2%), mentre nei professionali il dato scende a 76,2%.

Valutazione delle attività di PCTO e opportunità occupazionali

Nell’ambito dei PCTO, le attività maggiormente svolte dai diplomati, oltre alle attività di orientamento, sono state le attività di formazione sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro (61,8%) e le attività di stage (58,6%, soprattutto nei percorsi professionali e tecnici, rispettivamente 88,3% e 84,8%), seguite a distanza da Impresa in Azione (11,9%), Impresa Formativa Simulata (9,6%) e Service Learning (6,1%).

Il 68,8% dei diplomati del 2024 si dichiara complessivamente soddisfatto delle attività di PCTO svolte: una maggiore soddisfazione si rileva tra i diplomati professionali, seguiti dai tecnici e dai liceali (rispettivamente 81,4%, 76,9% e 60,7%). Il 66,2% le ritiene utili e anche in questo caso si rilevano differenze evidenti per tipo di diploma: 82,6% tra i diplomati professionali, 76,2% tra i tecnici e 55,9% tra i liceali.

Il 75,8% di chi ha seguito le attività di formazione sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro le ritiene utili e il 67,1% le ritiene interessanti, ma i giudizi positivi sono particolarmente concentrati tra i professionali (rispettivamente l’88,7% e l’83,1%). Tra i diplomati tecnici l’attività di formazione è ritenuta utile dall’84,5% e interessante dal 77,0%, mentre i liceali sono più critici: il 66,6% di loro ne riconosce l’utilità e il 56,4% la ritiene interessante.

Entrando nel merito dell’attività di stage, nella grande maggioranza dei casi, gli studenti che hanno svolto uno stage hanno dichiarato che i compiti sono stati assegnati in modo chiaro (87,5%), l’attività è stata organizzata efficacemente (85,2%) ed è risultata utile per la formazione (80,8%). Per quanto riguarda l’efficacia dell’attività di tutoraggio, si registra una differenza rilevante tra il tutoraggio aziendale (79,8%) e quello scolastico (72,0%); inoltre, il 76,2% si dichiara soddisfatto per la coerenza dell’attività di stage con una o più discipline scolastiche. La valutazione delle attività di stage è risultata più positiva proprio dove questa esperienza formativa è più diffusa, cioè negli indirizzi professionali e tecnici.

L’indagine sugli Esiti a distanza permette di analizzare l’efficacia di tali esperienze, in termini di opportunità occupazionali, evidenziando come, in alcuni casi, esse si traducano in un rapporto di lavoro con l’azienda presso cui lo studente ha svolto tali periodi lavorativi. Tra i diplomati del 2023 a un anno dal titolo di studio, il 16,2% di quanti hanno svolto attività di PCTO è stato successivamente richiamato dall’azienda presso cui ha svolto tale esperienza: sono soprattutto i diplomati tecnici (26,6%) e ancor di più i professionali (30,1%) ad aver ricevuto una successiva proposta di collaborazione dall’azienda. Inoltre, tra quanti hanno svolto PCTO durante gli studi e a un anno dal diploma dichiarano di essere occupati, il 24,9% lavora nell’azienda presso cui ha svolto tale esperienza.

Stato d’animo alla vigilia della scelta post-diploma

Nel descrivere con un solo aggettivo il proprio stato d’animo alla vigilia della scelta post-diploma, il 21,5% dei diplomati del 2024 ha scelto l’aggettivo “determinato”, il 14,9% “interessato”, il 14,1% si è dichiarato “entusiasta”, il 13,6% “agitato”, il 10,8% si sente “spaventato”; seguono “intimorito” con il 7,3%, “attento” con il 6,4%, “attivo” con il 4,2%, “afflitto” con il 3,7% e infine “irritabile” con il 3,2%. Per tutti e tre i percorsi di studio lo stato d’animo prevalente è stato “determinato” (valore più elevato tra i tecnici, 23,4%). Il secondo stato d’animo dichiarato dai diplomati professionali e tecnici è stato “interessato”, mentre tra i liceali è “entusiasta”.

Le femmine si sentono più “spaventate” e “agitate” (rispettivamente +9,9 e +6,6 punti percentuali rispetto ai maschi); al contrario, i maschi si dichiarano più “determinati”, “interessati” e “attenti” (rispettivamente +6,2, +5,5 e +5,4 punti percentuali rispetto alle femmine).

Gli stati d’animo più diffusi tra gli amici e i propri compagni di classe

I diplomati del 2024 hanno indicato quelli che per loro sono i tre stati d’animo più diffusi tra i loro amici e compagni di classe tra una lista di 18 stati d’animo: il 51,0% ha dichiarato “ansia” come stato d’animo più diffuso. Seguono “insicurezza” (29,6%), “felicità” (25,4%), “egoismo” (21,4%), “tranquillità”, “solidarietà” (entrambi 15,6%) e “spensieratezza” (15,1%).

Il terzo stato d’animo più diffuso, dopo ansia e insicurezza, varia in base al genere: le femmine hanno indicato “egoismo” (25,4%, + 8,7 punti percentuali rispetto ai maschi), mentre i maschi “felicità” (32,1%, +12,4 punti percentuali rispetto alle femmine).

Temi che gli studenti vorrebbero affrontare o approfondire in aula.

Nel questionario del 2024 è stato chiesto agli studenti quali temi vorrebbero affrontare o approfondire in aula. Almeno la metà dei diplomati 2024 ha dichiarato di essere interessato a tematiche come il benessere psicologico (55,9%) e la gestione dello stress e dei cambiamenti (50,8%). Seguono l’educazione finanziaria (46,8%), l’educazione sessuale (43,4%), la situazione geopolitica attuale (33,8%), l’educazione alle relazioni (32,7%) e l’educazione alimentare e patologie associate (27,8%). Meno di un quinto dei diplomati ha dichiarato di essere interessato alle differenze culturali, etiche e religiose (17,2%), la sostenibilità ambientale (15,5%), la discriminazione di genere (15,2%) e il bullismo (11,1%), a chiudere identità di genere (8,3%) e disabilità (6,5%).

Le femmine hanno mostrato maggior interesse rispetto ai maschi per le tematiche riguardanti il benessere psicologico (+18,8 punti percentuali), la gestione dello stress e dei cambiamenti (+17,2 punti), l’educazione alimentare e le patologie associate (+10,9), le discriminazioni di genere (+10,7), l’educazione sessuale e l’educazione alle relazioni (entrambe +8,8 punti percentuali), le differenze culturali etniche e religiose (+6,1) e l’identità di genere (+5,5 punti percentuali). Meno diffuso tra le femmine l’interesse, invece, per l’educazione finanziaria (-18,5 punti percentuali rispetto ai maschi), la situazione geopolitica attuale (-7,1) e la sostenibilità ambientale (-7,0). Le differenze di genere si confermano in tutti e tre i percorsi scolastici.

Conoscenza e interesse per gli ITS (Istituti Tecnici Superiori)

Per i diplomati del 2024 che hanno intenzione di continuare gli studi e che vogliono approfondire le tematiche tecnico-scientifiche sono previste, oltre ai corsi universitari, altre opportunità come gli ITS (Istituti Tecnici Superiori), percorsi biennali e triennali di formazione terziaria professionalizzante che si articolano in nove ambiti disciplinari e sono programmati a livello regionale. Il 10,0% li conosce bene e un altro 34,5% sa di cosa si tratta, in particolare nei percorsi tecnici (rispettivamente 19,5% e 47,8%). A non conoscerli affatto, invece, sono il 28,6% dei diplomati, quota che però varia dal 14,2% dei tecnici al 35,0% dei liceali.

Il 20,6% dei diplomati è interessato a conoscere meglio l’offerta degli ITS, soprattutto i professionali (32,0%) e i tecnici (29,3%) rispetto ai liceali (15,8%). Tra coloro che conoscono bene gli ITS o sanno di cosa si tratta, il 14,9% sta considerando l’opportunità di iscriversi a tale tipo di corso per completare la formazione dopo il diploma, è il 28,6% tra i professionali, il 21,5% tra i tecnici e il 7,6% tra i liceali.

Lo sguardo sugli esiti a distanza di un anno (diplomati del 2023) e tre anni (diplomati del 2021) dal conseguimento del titolo

Il monitoraggio, condotto nel corso del 2024, degli esiti formativi e occupazionali dei diplomati, ovvero del loro approccio agli studi post-secondari e all’ingresso nel mercato del lavoro, deve necessariamente tener conto delle peculiarità che il nostro Paese ha vissuto negli anni più recenti, a causa soprattutto della situazione sanitaria legata alla diffusione del Covid-19, ma anche dell’inasprimento della situazione geopolitica. L’analisi temporale relativa alle indagini svolte da AlmaDiploma nel periodo 2019-2024, dunque, risente degli effetti della pandemia. Nel 2020 l’emergenza pandemica, infatti, ha duramente colpito il mercato del lavoro, limitando le opportunità occupazionali dei neo diplomati che, di fronte alle difficoltà di trovare lavoro, hanno spesso modificato le proprie scelte decidendo di proseguire gli studi universitari in misura maggiore rispetto a quanto osservato negli anni precedenti. Le progressive riaperture e l’allentamento delle misure di contenimento della pandemia hanno portato a un lento miglioramento del mercato del lavoro, tanto che come già rilevato nel 2023 anche nel 2024 si conferma il graduale miglioramento e ritorno ai livelli pre-pandemici, sia in termini di scelte post-diploma, sia in termini di caratteristiche occupazionali.

Scelte post-diploma ed esiti occupazionali

A un anno dal conseguimento del titolo, il 71,4% dei diplomati del 2023 prosegue la propria formazione ed è iscritto a un corso di laurea (il 49,6% si dedica esclusivamente agli studi universitari, il 21,8% ha scelto di coniugare studio e lavoro); invece il 18,2% ha preferito inserirsi esclusivamente, nel mercato del lavoro. Come è naturale attendersi, la quota di diplomati iscritti all’università è nettamente più elevata tra i liceali. Nel periodo 2019-2024 aumenta sia la quota di iscritti all’università (+5,8 punti rispetto al 2019) sia la quota di occupati (+2,6 punti rispetto al 2019). Tuttavia, l’analisi delle due componenti dell’occupazione mostra andamenti differenziati: nel periodo in esame, infatti, la quota di diplomati dediti esclusivamente al lavoro risulta in tendenziale calo, soprattutto tra i professionali, mentre la quota di chi coniuga studio e lavoro figura in aumento, per tutti i tipi di diploma. L’aumento, nel periodo in esame, della prosecuzione degli studi universitari e dell’occupazione si accompagnano a un tendenziale calo della quota di diplomati che cercano lavoro, non essendo impegnati né negli studi universitari né in un’occupazione (–0,8 punti percentuali rispetto al 2019). Tale calo è particolarmente forte per i tecnici e i professionali.

A tre anni dal titolo è dedito esclusivamente al lavoro il 24,0% dei diplomati, il 44,5% si dedica esclusivamente agli studi universitari, mentre il 22,8 % concilia studio e lavoro.

La principale motivazione alla base della scelta di proseguire gli studi universitari è legata a componenti di natura lavorativa (61,6%), mentre il 36,7% dei diplomati è stato spinto dal desiderio di migliorare la propria formazione culturale. Tra i professionali e i tecnici è relativamente più diffuso il desiderio di migliorare la propria formazione culturale, anche se tra i diplomati tecnici è relativamente maggiore il desiderio di migliorare le possibilità di trovare un lavoro. Per i liceali, più di altri, l’iscrizione all’università viene vissuta invece come una necessità per accedere al mercato del lavoro.

Al contrario, tra coloro che hanno terminato con il diploma la propria formazione, il 24,4% indica, come motivo principale, la difficoltà di conciliare studio e lavoro, il 28,0% dichiara di non essere interessato a proseguire ulteriormente la formazione mentre il 17,0% è interessato ad altra formazione post-diploma.

Performance universitarie e ruolo dell’orientamento: ripensamenti e crediti formativi maturati

Per la scelta post-diploma sono risultate rilevanti le attività di orientamento, in particolare nel ridurre i ripensamenti e rendere le carriere universitarie più brillanti. Per una parte di diplomati, infatti, la scelta di proseguire la propria formazione iscrivendosi all’università non è risultata vincente, portandoli a interrompere gli studi universitari (5,7% a un anno e 8,8% a tre anni) o a cambiare il proprio percorso di studio (9,2% a un anno e 14,0% a tre anni). La principale motivazione alla base di tali ripensamenti è legata a una insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate, che sono risultate spesso poco interessanti, o per la difficoltà del corso; a questa, si aggiungono motivazioni legate alla insoddisfazione per l’ateneo (organizzazione, strutture, etc.) o alla difficoltà ad accedere al corso desiderato. È pur vero che nell’ultimo anno si registra una complessiva diminuzione dei ripensamenti rispetto alla scelta universitaria, riportando a valori prossimi a quelli osservati nel 2019, dopo l’aumento registrato nel 2022.

Inoltre, i diplomati iscritti all’università hanno dichiarato di aver ottenuto, in media, 37,0 CFU dopo un anno e 118,9 CFU dopo tre anni dal conseguimento del titolo. I liceali si dimostrano mediamente i più brillanti, rispetto ai tecnici e ai professionali.

In particolare, i diplomati che durante la scuola secondaria di secondo grado hanno svolto il percorso AlmaOrièntati presentano una minore quota di abbandoni (5,5% rispetto al 6,3% di quanti hanno dichiarato di non averlo svolto) e un maggior numero di crediti universitari maturati nel primo anno post-diploma (37,7 CFU rispetto a 35,4 CFU). È evidente, dunque, che l’orientamento gioca un ruolo fondamentale e determinante, soprattutto se ben strutturato, anche nel prevenire gli abbandoni oltre che a rendere le carriere universitarie più brillanti.

A conferma dell’importanza delle attività di orientamento alla scelta post-diploma, è interessante analizzare i ripensamenti in base allo stato d’animo dichiarato dai diplomati alla vigilia del diploma. La quota di ripensamenti si attesta al 12,3% tra chi ha scelto l’aggettivo “interessato” e al 13,1% tra chi si è definito “entusiasta” o “determinato”; tale quota supera invece il 20% tra coloro che alla vigilia del diploma hanno dichiarato uno stato d’animo “afflitto” (20,2%) o “irritabile” (25,5%).

Caratteristiche del lavoro svolto a un anno dal diploma

Nel periodo 2019-2024, pur se con andamenti differenziati, si osserva una sostanziale stabilità della diffusione dei contratti alle dipendenze a tempo indeterminato e un forte aumento dei contratti a tempo determinato. I contratti formativi e il lavoro non regolamentato, invece, risultano in calo rispetto al 2019 (-5,9 e -3,8 punti percentuali, rispettivamente). Il lavoro part-time risulta in aumento in tutto il periodo in esame (+7,1 punti rispetto al 2023 e +9,1 punti rispetto al 2019). Anche le retribuzioni mensili nette, dopo il calo registrato negli anni più colpiti dall’emergenza sanitaria, figurano in aumento, tanto che nel 2024 raggiungono i valori massimi osservati nel periodo in esame, per tutti i tipi di diploma. Tuttavia, tenendo conto del mutato potere d’acquisto, in termini reali le retribuzioni risultano in diminuzione, del 4,2% rispetto al 2023 e del 6,9% rispetto al 2019, pur se con andamenti differenziati nel periodo in esame. L’analisi per tipo di diploma conferma sostanzialmente tali risultati, tranne per i tecnici che, al contrario, dichiarano retribuzioni in aumento del 3,0% nell’ultimo anno, raggiungendo valori sostanzialmente in linea con quelli osservati nel 2019; tali risultati sono confermati anche limitando l’analisi solo a coloro che lavorano a tempo pieno e non sono iscritti all’università.

INDAGINE COMPLETA AI SEGUENTI LINK:

http://www.almadiploma.it/indagini/profilo/profilo2024https://www.almadiploma.it/indagini/occupazione/occupazione2024

VIDEO DEL CONVEGNO

https://www.almadiploma.it/info/convegni/convegno2025/programma.aspx

*AlmaDiploma ETS è un’associazione al servizio delle Scuole (www.almadiploma.it). Ente senza scopo di lucro, costituito nel 2000, ha la finalità di supportare gli Istituti Scolastici – attualmente ne associa oltre 240 – nelle attività di orientamento degli studenti allo studio e al lavoro, nella valutazione dell’Offerta Formativa e nella programmazione delle attività didattiche. AlmaDiploma ETS si avvale di due partner tecnici e scientifici: il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, per creare un collegamento tra la scuola secondaria superiore, l’università e il mondo del lavoro, e il Dipartimento di Scienze dell’Educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’Università di Bologna, con cui predispone e revisiona le attività di orientamento, anche in collaborazione con il Centro per le Transizioni al Lavoro e nel Lavoro.

AlmaDiploma ETS sviluppa strumenti e attività funzionali all’orientamento e al monitoraggio dei percorsi di studio e dei loro esiti a distanza: attività che concorrono anche al monte ore dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento.

Le scuole aderenti ad AlmaDiploma ETS – con quasi 30.000 studenti – hanno accesso a diversi servizi, quali: La Mia Scelta, strumento di educazione e formazione alla scelta e all’orientamento basato sulla conoscenza di sé e dell’attivazione delle competenze trasversali; AlmaOrièntati, strumento operativo e formativo di orientamento basato sulle caratteristiche dello studente, sulle sue aspettative rispetto alle professioni e all’offerta formativa post-diploma; questionario AlmaDiploma, dedicato agli studenti delle classi quinte per valutare la propria esperienza scolastica, elementi di valutazione utilizzabili, da parte delle scuole, per monitorare la propria Offerta Formativa; curriculum vitae, strumento didattico e orientativo, utile per maturare e rielaborare le esperienze e competenze in relazione alle richieste del mondo del lavoro, pensato per accrescere le opportunità di occupazione.

Grazie alla piattaforma software per l’intermediazione per l’impiego, infatti, le aziende possono selezionare i curriculum e proporre direttamente offerte di lavoro.

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Leopardi e la fisica del suo tempo

In Giacomo Leopardi adolescente l’eco delle principali questioni fisiche e matematiche dibattute dai grandi della scienza a lui contemporanei.
Giacomo Leopardi (1798- 1837)
L’articolo di Matmedia “Leopardi fisico e matematico” propone una riflessione sulla formazione scientifica di Giacomo Leopardi,  formazione che avrà un ruolo fondamentale nel suo pensiero filosofico e influenzerà la sua poetica.
Le prime opere adolescenziali denotano grande erudizione ma anche capacità di sintesi e senso critico nelle argomentazioni. Ricordiamo, in proposito, le Dissertazioni filosofiche, comprendenti anche dieci  argomenti di fisica, scritte tra il 1811 e il 1812 ossia all’età di 13 e 14 anni  e la Storia dell’astronomia, scritta un anno più tardi.
Il suo talento precoce era favorito e  stimolato culturalmente dal padre Monaldo, molto esigente  riguardo all’istruzione dei figli e, nonostante le sue idee conservatrici, sempre pronto ad aggiornare  la sua biblioteca accogliendo le  novità in campo scientifico e filosofico
Giacomo e i suoi fratelli potevano  disporre, inoltre, di un piccolo laboratorio per gli esperimenti scientifici. “Studio matto e disperatissimo” da parte dell’adolescente,  ma anche  interesse per la conoscenza del mondo fisico, della Natura, del Cosmo  e grande fascino esercitato su di lui dai grandi scienziati  quali Copernico, Keplero, Galileo  e, soprattutto, Newton.
L’attenzione ai contributi scientifici  negli scritti  di Leopardi, da parte dei critici o interpreti, risale alla seconda metà  del secolo scorso.
Alcune intuizioni da parte di  Italo Calvino nelle “Lezioni americane” e i continui riferimenti alle “Operette morali” nelle sue “Cosmicomiche”, mettono in luce la consapevolezza scientifica che sta alla base di alcune immagini o riflessioni leopardiane, solitamente analizzate dal punto di vista stilistico o nel loro significato filosofico,
Walter Binni, uno dei maggiori studiosi della poetica e del pensiero di Giacomo Leopardi, ne suggerisce un “habitus  mentale” di derivazione scientifica  affermando che: «L’illuminismo fu non solo fornitore a Leopardi di materiali e stimoli filosofici e morali, ma scuola di coraggio della verità, di bisogno di estrema chiarificazione, di lucidità ad ogni costo sulla via del suo attivo pessimismo».
In  occasione della celebrazione del bicentenario della nascita del poeta  (nel 1998) e, qualche decennio più tardi, nel bicentenario  dell’infinito (nel 2019) si assiste sia  a una riscoperta e una valorizzazione dei saggi  di carattere scientifico del giovane Leopardi, sia a una rilettura in chiave moderna delle opere della sua maturità.
Secondo Pietro Greco, giornalista e divulgatore scientifico scomparso due anni fa,
«…L’evoluzione del rapporto tra Leopardi e la scienza si muove con velocità differenziali e direzioni diverse lungo almeno quattro direttrici, certo interconnesse, ma abbastanza autonome da poter essere individuate con una certa precisione…» (Città della scienza /centro studi/Leopardi-e-la-scienza-16 agosto 2016)
Le quattro direttrici di cui parla Greco possono essere ricondotte facilmente ad alcune tematiche di indubbia attualità:

Valore sociale della scienza
Esaltazione della ragione e del rigore scientifico per spiegare i fenomeni
Ricerca del “ senso del mondo”, percezione della complessità del reale
Sfiducia nel meccanicismo e rifiuto del riduzionismo intrinseco nella scienza

Nel saggio “L’infinita scienza di Leopardi”( 2019), gli autori (Giuseppe Mussardo , professore ordinario di Fisica Teorica alla SISSA di Trieste e Gaspare Polizzi, storico della filosofia e della scienza del Centro nazionale studi leopardiani) concentrano le loro riflessioni su tre temi fondamentali :

Leopardi e il cielo
Leopardi e la materia
Leopardi e l’infinito

ricollegabili facilmente agli studi di astronomia, chimica e fisica.
A  questo punto è opportuno osservare che, se è decisamente interessante  affrontare la poetica e il pensiero di Leopardi alla luce della sua formazione scientifica, altrettanto stimolante  potrebbe essere cogliere nelle opere di  Giacomo adolescente l’eco dei principali dibattiti degli scienziati a lui contemporanei e  pensare a un approccio  originale alla storia della fisica e della chimica.
A  partire dalle curiosità e dai  commenti di un giovane studente  meticoloso e tenace, brillante e desideroso di apprendere, possiamo riflettere sul  panorama scientifico  degli anni di passaggio dal XVIII a XIX secolo e su come venissero  affrontati alcuni temi significativi.
Senza aver la pretesa di una trattazione esaustiva, proponiamo due tematiche  abbastanza ampie  che saranno in seguito approfondite, con spirito specialistico, dagli scienziati  XIX secolo:

la struttura della materia e le sue proprietà
la questione copernicana

La struttura della materia e le sue proprietà
Da: Casa Leopardi, Giacomo e la Scienza, 1996
Dalla lettura delle 10 disertazioni di argomento scientifico 

Dissertazione sopra l’attrazione
Dissertazione sopra la gravità
Dissertazione sopra l’urto dei corpi
Dissertazione sopra l’estensione
Dissertazione sopra l’idrodinamica
Dissertazione sopra i fluidi elastici
Dissertazione sopra la luce
Dissertazione sopra l’astronomia
Dissertazione sopra l’elettricismo

emerge il modello di realtà che  Giacomo si era costruito e il quadro concettuale unitario entro cui articola  le spiegazioni dei fenomeni naturali.
Si tratta di esercitazioni scolastiche preparate per il saggio annuale con cui  Monaldo Leopardi era solito far concludere gli  studi dei tre figli, Giacomo, Carlo e Paolina.
Il tono è esplicativo, le argomentazioni puntano sulla citazione di fonti autorevoli o sull’evidenza sperimentale.
La fiducia nella forza della Ragione, la fedeltà  al modello  meccanicistico della realtà, il “culto” della figura di Newton, contrastano, agli occhi del lettore moderno, con alcune convinzioni che sarebbero state a breve superate dalle nuove scoperte e dai  mutamenti di carattere metodologico e filosofico che avrebbero caratterizzano il  secolo XIX . Eppure ci sentiamo trascinati dall’entusiasmo del giovane  conferenziere e seguiamo le sue dissertazioni e i suoi ragionamenti, riscontrando con piacere  alcuni sprazzi di modernità.
Del resto, anche tra gli scienziati dell’inizio del secolo si poteva riscontrare un certo disorientamento di fronte alla molteplicità e alla complessità dei risultati ottenuti, in particolare, in elettrochimica,  in elettromagnetismo e in ottica . Spesso  si cercava una spiegazione riconducibile ai vecchi modelli e, anche se venivano enunciate nuove leggi,  non si arrivava a ideare una teoria ampia e dal potere unificante . Solo nella seconda metà del secolo si avrà la sistemazione della termodinamica e l’elaborazione della teoria dei campi. Per una teoria atomica, nell’ambito della fisica classica, si dovrà aspettare il XX secolo.
Nella Dissertazione sull’estensione si legge:
«…Viene altresì annoverata tra le proprietà dei corpi appartenenti alla loro estensione la Divisibilità. Ciascun corpo è formato di particelle, e di molecole unite insieme per mezzo dell’affinità d’aggregazione, di cui sono dotate. Essi sono dunque divisibili, cioè le particelle possono essere slegate, e scomposte, le quali particelle essendo formate di altre molecole ancor più sottili possono anch’esse per conseguenza esser divise. Infatti, noi non possiamo immaginarci un corpo sebben minimo, nel quale non supponiamo due metà, e per conseguenza può senza dubbio affermarsi esser la materia divisibile in infinito numero di parti infinitamente picciole. Deve avvertirsi, che noi non intendiamo di dire che un corpo sia divisibile in infinito fisicamente, ma soltanto geometricamente, e per mezzo de’ voli astratti dell’umana immaginazione».
«Moltissimi sono quegli esperimenti, con i quali vollero i Fisici dimostrare la Divisibilità dei corpi in modo evidentissimo. Tra questi ell’è utilissima l’osservazione riportata dal celebre Poli circa i raggi della luce, poiché “quantunque, com’egli si esprime, siffatti lumi non decidano se il campo assegnato alla rapportata Divisione si estenda all’infinito, nulladimeno ci mostrano ad evidenza, che la materia è capace di esser divisa in un numero di parti così immenso, che giugne fino a stancare la più vivace immaginazione….
Se in una notte serena, segue il mentovato Scrittore, pongasi a cielo aperto una candela accesa, diffonderà questa tanta luce, che si potrà agevolmente scorgere fino alla distanza di due miglia ossìa di 10 mila piedi tutt’all’intorno. È noto presso de’ Matematici, che uno spazio sferico, che abbia il semidiametro di 10 mila piedi in se contiene 4. bilioni 190 mila 40 e più milioni di piedi cubici. … »
Compare poi in una nota la seguente precisazione
(1) I principj della moderna Chimica dimostrano che la luce, e la fiamma non si sviluppano dal corpo che brucia ma bensì dall’aria vitale allorché l’ossigeno passa nel combustibile insieme con il calorico, e con la luce, con cui era unito, e che abbandonando l’aria vitale, si svolgono, e formano il fuoco.
L’esempio è tratto   da un testo famoso e apprezzato, gli  Elementi di fisica sperimentale (1798) di Giuseppe Saverio Poli e Vincenzo Dandolo, aggiornato sugli ultimi risultati di Lavoisier ma legato inevitabilmente ai modelli  settecenteschi del fluido calorico e dei corpuscoli che stanno a fondamento dei fenomeni luminosi.
Il  concetto di affinità tra le molecole è affrontato in modo generico, come si evince anche dalle dissertazioni sull’attrazione e sulla gravità.
In particolare, vogliamo soffermarci su alcune affermazioni del giovane saggista  riguardo l’interazione gravitazionale, accomunata disinvoltamente ad altre  forze di natura attrattiva, come le forze di adesione o di coesione molecolare.
Affermazioni quali:«…non ha solamente luogo  tra i corpi celesti, considerati l’uno relativamente all’altro. Questa forza agisce altresì in tutte le parti della materia. I liquori si alzano nei tubi capillari al di sopra del loro livello a causa dell’attrazione del tubo….»   non sono, come potrebbe  sembrare,   frutto di un ingenuo fraintendimento da parte del giovane studioso, bensì rispecchiano la convinzione, in quel tempo abbastanza diffusa negli ambienti scientifici, che l’attrazione fosse una proprietà della materia e che si manifestasse, oltre che nella gravitazione,  in molti altri  fenomeni di interazione fra corpi  solidi o fluidi o anche tra corpuscoli dotati di massa.
Interessante è il confronto tra le  dissertazioni di Giacomo  e alcuni  brani tratti dalla Storia dell’astronomia dell’astronomo  Jean-Silvain Bailly ridotta in compendio da  Francesco Milizia ( 1791), uno dei testi  su cui Giacomo aveva studiato.
L’autore sembra abbastanza deciso nell’identificare le forze  di attrazione tra molecole e l’attrazione gravitazionale
«Le affinità chimiche, le dissoluzioni, le precipitazioni, le coagulazioni non sono che attrazioni. Queste molecole esercitano a piccole distanze proporzionalmente alle loro masse un’attrazione simile a quella che i globi celesti esercitano negli spazi dell’Universo a distanze enormi…».
«La causa della coesione è l’attrazione o sia la gravità; e siccome la coesione è più o meno in tutti i corpi, Newton con ragione ha conchiuso che la gravità è universale in tutte le parti della materia»
Ribadisce la spiegazione «gravitazionale» che  Newton fornisce per il fenomeno della rifrazione della luce:
«La luce s’inflette passando presso i corpi per l’attrazione che prova e la devia. Passando da un mezzo ad un altro più denso si refrange, va più veloce poiché vi è più attratta»
L’autorità del paradigma newtoniano è ancora molto solido negli ambienti scientifici del primo ‘800.
Sviluppatosi principalmente come empirismo in Inghilterra e come razionalismo in Francia.  aveva alimentato la convinzione che il modello meccanicistico fosse in grado di descrivere e studiare tutti i fenomeni naturali.
La legge di gravitazione universale, in particolare, con il suo potere unificante,  resta il modello da seguire, almeno per analogia,  nell’interpretare  fenomeni in cui intervengono mutue forze attrattive tra  corpi, dipendenti dalla loro distanza.
Come si può osservare nelle affermazioni di Bailly, l’indiscussa  autorità degli scritti newtoniani poteva arrivare a far interpretare in modo acritico, e in parte errato, il suo pensiero.
Newton è molto più cauto nell’estendere la legge di gravitazione universale  al di fuori della meccanica, anche se, in effetti, per  quanto riguarda l’ottica, pensava che la  rifrazione potesse essere  ricondotta ad un fenomeno di attrazione tra masse,  avvalorando  la sua ipotesi corpuscolare sulla natura della luce.
Se  avesse avuto l’opportunità di anticipare i risultati ottenuti nel 1850 da  Fizeau e Foucault  relativamente alla  velocità della luce, avrebbe osservato che questa è maggiore nel vuoto che non  in un mezzo materiale e sarebbe giunto ad altre conclusioni.
Il pensiero di Laplace  (Exposition du système du monde-1823)  appare invece molto più lucido e più vicino  alla posizione newtoniana ( Hypotheses non fingo)
«L’attrazione sparisce tra i corpi di una grandezza poco considerevole: essa riappare nei loro elementi sotto un’infinità di forme. La solidità, la cristallizzazione, la rifrazione della luce, il sollevamento e l’abbassamento dei liquidi negli spazi capillari, e in generale tutte le combinazioni  chimiche sono il risultato di forze la cui conoscenza è uno dei principali obiettivi dello studio della natura. Così la materia è soggetta all’impero di diverse forze attrattive: una di esse, estendendosi indefinitamente nello spazio, regge i movimenti della terra e dei corpi celesti; tutto ciò che riguarda la costituzione intima delle sostanze che li compongono dipende principalmente dalle altre forze la cui azione è sensibile solo a distanze impercettibili. E’ quasi impossibile, per questa ragione, conoscere le leggi della loro variazione con la distanza; fortunatamente, la proprietà di essere sensibili soltanto assai vicino al contatto basta per sottomettere all’Analisi un gran numero di fenomeni interessanti che ne dipendono».
L’opera di Laplace è del 1823.
L’invenzione della  pila di Volta aveva  indicato nuove vie di ricerca sull’elettricità. Nel 1808  il chimico inglese  sir Humpry Davy aveva ottenuto i primi risultati di dissociazione elettrolitica .
La comunità scientifica francese era  fortemente influenzata dal programma laplaciano, tendente a spiegare i fenomeni fisici a partire dalle proprietà di fluidi imponderabili (fluido elettrico vetroso o resinoso, fluido magnetico australe o boreale, calorico ecc. ecc.)  le cui particelle ultime  interagivano a distanza, tramite forze di tipo newtoniano.
La formalizzazione  poteva avvenire nell’ambito dell’apparato matematico che già aveva  segnato l’indiscusso progresso della meccanica e dell’astronomia.
Le esperienze di Cavendish e di Coulomb, mediante la bilancia di torsione, avevano dimostrato, già alla fine del ‘700,  l’analogia tra le leggi che descrivono le interazioni gravitazionali, elettrostatiche e magnetiche.
L’interazione corrente-magnete scoperta da  Oersted  nel 1820 sembrava invece difficilmente riconducibile allo schema newtoniano e questo  aveva costituito una vera e propria sfida  tra gli scienziati francesi, di cui sono noti gli importanti risultati,  sia sperimentali sia nella formalizzazione matematica ( esperienza di Arago, leggi di Ampère, di Biot-Savart e dello stesso Laplace).
Ormai è ben nota la differenza tra le varie forze di interazione conosciute, sia per quanto riguarda la natura delle particelle interagenti, sia  dal punto di vista dell’intensità delle forze.
Qualsiasi studente liceale sa, per esempio , che  l’attrazione  gravitazionale tra un protone e un elettrone è molto più  debole , di circa 40 ordini di grandezza, dell’interazione elettrostatica, la quale svolge , pertanto, un ruolo essenziale  nella struttura microscopica della materia.
Agli inizi del secolo  XIX,  invece ,  in assenza di opportune  valutazioni quantitative e  di conoscenze adeguate sulla struttura della materia, le interazioni tra particelle dotate di massa venivano assimilate alle interazioni  gravitazionali.
Va precisato, in proposito, che, sebbene  comunemente si attribuisca a Cavendish la determinazione della costante  di gravitazione  universale, la formulazione  moderna della legge  di  Newton è entrata nella letteratura scientifica solo  nelle seconda metà secolo.
I risultati del  noto esperimento di Cavendish furono formulati, invece, in funzione del valore della densità media  della Terra, ovvero del valore della sua massa, dedotto dal  rapporto delle forze esercitate, rispettivamente, dalla Terra e dalla massa “grande” utilizzata nell’esperimento, su una stessa massa, la massa  “piccola”  posta a distanza  da essa.
Ricordiamo, infine l’approccio innovativo da parte  di Faraday, che, rifiutando il modello delle particelle di fluido interagenti a distanza, spostò l’attenzione sulle proprietà dello spazio, sede dei fenomeni elettromagnetici, il quale  diventa «campo di forze». Le sue  proprietà sono descritte  dalle linee di forza o linee di campo, secondo  un modello che sarà poi formalizzato, dal punto di vista matematico, nella sintesi maxwelliana.
Ovviamente non possiamo aspettarci che, nella dissertazione sull’elettricismo, il giovane Giacomo possa conoscere o immaginare l’importanza che i fenomeni elettrici avrebbero acquistato  in campo scientifico, tecnologico e industriale.
La dissertazione spazia pertanto nel campo meteorologico ( pioggia, fulmine, terremoto, tromba d’aria ecc. ecc.) .
Le spiegazioni dei fenomeni  mostrano i limiti del modello del fluido elettrico che non riesce a suggerirne in modo esauriente l’origine e la natura, anche se  fornisce alcune indicazioni per  difendersi da  eventuali effetti dannosi.
La conclusione sembra un tentativo di dare maggiore dignità all’argomento:
«Tutto ciò, che abbiam detto contiene in brevi parole l’intera Teoria dell’elettricità. Non possiamo al certo bastantemente encomiare quei Fisici, i quali impiegar seppero i loro lumi nel discuoprire la cagione, e l’origine di sì spaventosi fenomeni per poi dar campo alle ricerche intorno al modo di preservarsi da loro terribili effetti. Non si scorgerebbe certamente nelle Fisiche dottrine un sì gran numero d’inutili questioni se tutti i Filosofi impiegar sapessero la loro scienza nella ricerca soltanto di quelle cose, che ridondar possono in qualche modo a pro del genere umano. > >
La consapevolezza della rilevanza del progresso degli studi sui fenomeni elettrici traspare invece in una delle ultime poesie di Leopardi: la “ Palinodia al Marchese Gino Capponi” (1835).
Le moderne applicazioni dell’’elettricità, citata attraverso gli epigoni Volta e Davy , non riescono a vincere le forze inevitabili dell’egoismo umano.
L’entusiasmo e la fiducia nel valore sociale della Scienza ha lasciato il posto alla delusione e al pessimismo di fronte a una società che insegue il mito del progresso  dimenticando però gli ideali di  verità e di giustizia.
…………..Ardir protervo e frode, Con mediocrità, regneran sempre, A galleggiar sortiti. Imperio e forze, Quanto più vogli o cumulate o sparse, Abuserà chiunque avralle, e sotto Qualunque nome. Questa legge in pria Scrisser natura e il fato in adamante; E co’ fulmini suoi Volta nè DavyLei non cancellerà, non Anglia tutta Con le macchine sue, nè con un Gange Di politici scritti il secol novo. Sempre il buono in tristezza, il vile in festa Sempre e il ribaldo: incontro all’alme eccelse In arme tutti congiurati i mondi Fieno in perpetuo: al vero onor seguaci Calunnia, odio e livor: cibo de’ forti Il debole, cultor de’ ricchi e servo Il digiuno mendico, in ogni forma Di comun reggimento, o presso o lungi Sien l’eclittica o i poli, eternamente Sarà, se al gener nostro il proprio albergo E la face del dì non vengon meno…… > >
 La questione copernicana
 Ha senso parlare ancora, ai tempi di Leopardi , di una questione copernicana?
Quando il giovanissimo Giacomo affrontava  gli studi di astronomia,  la teoria eliocentrica era già consolidata in ambito scientifico, accettata anche da scienziati cattolici o luterani . La Chiesa cattolica  però, non aveva ancora abrogato il Decreto della Congregazione dell’Indice del 1616, cosa che avvenne  qualche decennio più avanti  con la riabilitazione di tutte le opere di ispirazione copernicana.
In alcuni ambienti cattolici particolarmente intransigenti c’era , pertanto, una certa cautela  nell’insegnare  o propagandare il sistema copernicano come modello della realtà fisica, in accordo con la  prefazione del De revolutionibus orbium coelestium   ( rivelatasi in seguito apocrifa e attribuita al teologo  luterano  Andrea Oslander ) che parlava di “ipotesi matematica”.
Lo stesso Monaldo Leopardi continuò a dichiararsi anticopernicano convinto, fino a sfidare la Chiesa dalle pagine del periodico “La voce della ragione “ , da lui diretto, difendendo, da un lato, le decisioni dell’Inquisizione romana e , dall’altro,  cercando di demolire con argomentazioni di carattere scientifico  le prove sperimentali addotte dai sostenitori del sistema eliocentrico.
Si comprende pertanto  perchè nella Dissertazione sull’Astronomia, uno dei componimenti scolastici presentati nei saggio annuale  di casa Leopardi nel 1812, il giovane Giacomo tesse le lodi del sistema copernicano “il più ammissibile fra tutti i sistemi celesti” ma aggiunge nel finale la seguente riflessione:

L’ambiguità della posizione della Chiesa Cattolica fece scalpore, anche in campo internazionale,  quando, nel 1818 il Maestro del Sacro Palazzo negava al canonico Settele ,docente alla Sapienza di Roma,  l’imprimatur  per il secondo volume del trattato  “Elementi di ottica e astronomia” in quanto fondato sul sistema copernicano.
Il Santo Uffizio fu costretto a intervenire con un apposito  decreto ( nel 1822) e avviare un processo di riabilitazione di tutte le opere  di ispirazione copernicana che si concluse nel 1835, sotto il papato di Gregorio XVI.
Appena un anno dopo la Dissertazione , Giacomo completa la sua  “Storia dell’astronomia”  nella quale  l’adesione al copernicanesimo è  più decisa , tra l’entusiasmo di spirito illuminista per la forza della Ragione e il riconoscimento dell’esistenza di un  Dio «autore e regolatore  dell’ammirevol macchina dell’Universo».
Il  progresso dell’astronomia  si trasforma nello strumento che libera l’uomo dalle  superstizioni e dalle credenze errate e lo conduce alla civiltà e alla vera Sapienza, mentre le implicazioni di carattere  filosofico sembrano restare in secondo piano.
I riferimenti alle dispute intorno alla pluralità dei mondi e all’abitabilità dei corpi extraterrestri dimostrano, comunque,  che Giacomo aveva ben recepito i punti salienti e anche  i nodi di questo secondo aspetto della nuova questione copernicana. Con molta franchezza, infatti,  conclude che sono tutte discussioni inutili e oziose, dalle quali non è possibile «ritrarre il minimo frutto». La controversia infatti non potrà «mai venire alla conclusione», essendo questa «la più insolubile di tutte le questioni».
Il rifiuto  dell’antropocentrismo, un tempo tacciato di eresia, ben si conciliava invece  con lo spirito egualitario degli Illuministi.
Le  intuizioni di Giordano Bruno   sulla pluralità e infinità dei mondi,  giudicate  a suo tempo  inverosimili e diaboliche, avevano acquistato una base di credibilità, almeno a livello di possibilità.
Pur riconoscendone l’infondatezza  sia al livello sperimentale, sia dal punto di vista  speculativo,   queste idee erano patrocinate dai più eminenti astronomi del XVIII secolo, incontrati da  Giacomo nei libri della biblioteca paterna   (Lalande, Bailly, William Herschel) .  La forza dell’analogia, l’inconsistenza di una situazione privilegiata da assegnare alla terra ( unita alla mancanza di nozioni sulla genesi della materia vivente) sembrano punti a favore dell’esistenza di altre forme di vita o di altri sistemi solari simili al nostro .
Non mancavano  poi alcune opere di fantasia come l’ironico Micromega di Voltaire  o di divulgazione scientifica, come I Colloqui sulla pluralità dei mondi ( 1686 ) di Bernard le Bovier de Fontenelle e il poema  dai toni preromantici “ Complaint or night thoughts on life , death and immortality” (1742-45),del poeta ecclesiastico  inglese Edward Young.
Quest’ultimo, di cui Leopardi conosceva probabilmente la traduzione italiana di L.A. Loschi, vede  nella pluralità dei mondi e nell’infinità dell’universo la testimonianza dell’infinita onnipotenza di Dio  Creatore che non può  rimanere limitata nell’angusto  spazio del nostro pianeta.
Copernico continua poi ad essere presente in più punti della produzione leopardiana,  a prova del fatto che le letture giovanili  avevano avviato un processo di interiorizzazione,  sfociata poi  nel  pensiero filosofico e  nella sublime arte poetica.
«Una prova di quanto influiscano i sistemi puramente fisici sugl’intellettuali e metafisici, è quello di Copernico che al pensatore rinnova interamente l’idea della natura e dell’uomo concepita e naturale per l’antico sistema detto Tolemaico; rivela una pluralità di mondi, mostra l’uomo un essere non unico, come non è unica la collocazione, il moto e il destino della terra, ed apre un immenso campo di riflessioni, sopra l’infinità delle creature che secondo tutte le leggi d’analogia debbono abitare gli altri globi in tutto analoghi al nostro, e quelli anche che saranno, benchè non ci appariscano, intorno agli altri soli cioè le stelle, abbassa l’idea dell’uomo, e la sublima; scuopre nuovi misteri della creazione, del destino della natura, della essenza delle cose, dell’esser nostro, dell’onnipotenza del creatore, dei fini del creato ec. ec. »(Zibaldone, 84, 18209)
«Il sistema di Copernico insegnò ai filosofi l’uguaglianza dei globi checompongono il sistema solare (uguaglianza non insegnata dalla natura,anzi all’opposto), nel modo che la ragione e la natura insegnavano agliuomini ed a qualunque vivente l’uguaglianza naturale degl’individui diuna medisima specie». (Zibaldone, 975, 22 aprile 1821) (28).E’ noto il divertente dialogo “Copernico” delle Operette morali in cui la rivoluzione  copernicana nasce da una esigenza  del Sole che chiede a Copernico di concedergli il meritato riposo e di  costringere l’oziosa Terra a mettersi in movimento.
Forse  è meno noto questo brano  della storia dell’astronomia di cui il “Copernico” sembra essere lo sviluppo e l’ approfondimento:
«Quell’ardimentoso Prussiano che fe’ man bassa sopra gli epicicli degli antichi e spirato da un nobile estro astronomico, dato di piglio alla terra, cacciolla lungi dal centro dell’Universo ingiustamente usurpato, e a punirla del suo ozio, nel quale avea marcito, le addossò una gran parte di quei moti, che venivano attribuiti ai corpi celesti, che ci sono d’intorno».
I notissimi versi del “Canto notturno di un pastore errante” composto  tra il 1829 e il 1830 , ci hanno tante volte coinvolto nelle domande senza risposta sul destino e sull’identità dell’uomo
E quando miro in cielo arder le stelle;Dico fra me pensando:A che tante facelle ?Che fa l’aria infinita, e quel profondoInfinito seren ? che vuol dir questaSolitudine immensa ? ed io che sono ?
Quanti di noi le hanno confrontate con le parole di sir John Herschel  (1792 –1871) (matematico e astronomo figlio di William)?
«A quale scopo, scrive dobbiamo supporre che le stelle siano state disperse nell’immensità dello spazio? Non sarà stato senza dubbio per illuminare le nostre notti, oggetto che potrebbe meglio svolgere una luna piu di quanto non farebbe la millesima parte della nostra, né per brillare come uno spettacolo vuoto di senso e di realtà e ci perdiamo in vane congetture. Questi astri sono, è vero, utili all’uomo come punti permanenti ai quali può rapportare tutto con esattezza; ma bisognerebbe aver ricevuto ben poco frutto dallo studio dell’astronomia per poter supporre che   l’uomo sia il solo oggetto delle cure del suo Creatore e per non vedere, nel vasto e sorprendente  apparato che ci circonda, luoghi destinati ad altre razze di esseri viventi».
Un secolo dopo  Hubble enunciava la  legge che confermava  il modello di un universo in espansione, popolato da innumerevoli galassie distinte dalla nostra Via Lattea.
La Terra non è il centro dell’universo, non lo è il Sole, non lo è la Via Lattea.
Nel XX secolo la cosmologia, studio  dell’Universo nella  sua totalità su grandi scale, ormai separata  dall’astronomia, è una scienza osservativa  che non ha abbandonato  i suoi aspetti speculativi.  I tre principi che ne stanno alla base richiamano le antiche dispute dei filosofi  ma  hanno un chiaro significato di ipotesi di lavoro.
Primo assunto è l’isotropia dell’Universo  (principio cosmologico)   complementare all’omogeneità  di tutti i punti di osservazione (principio copernicano).
Si sente la necessità di un terzo principio, il principio antropico:
“I valori osservati delle quantità fisiche o  cosmologiche non sono equiprobabili ma sono  limitati  dal prerequisito che l’universo cui danno luogo, a un certo punto della sua storia, permetta l’esistenza di una forma di vita come la nostra, basata sul carbonio” (principio antropico debole di Barrow-Tipler) .
Nuovi interrogativi attendono una risposta: il nostro universo è il risultato di  un’eccezionale coincidenza cosmica o esistano infiniti universi fisici e noi abitiamo in uno di quelli che sono adatti alla vita?

Laureata in matematica, all’Università “La Sapienza” di Roma  . Vincitrice di concorso a cattedra per la classe matematica e fisica, ha  insegnato a Roma nel liceo scientifico  “Cavour” e ha collaborato con la S.S.I.S del Lazio in qualità di insegnante accogliente per i tirocinanti. In pensione dal 2009, ha partecipato al progetto del MIUR “La prova scritta di Matematica degli esami di Stato nei Licei Scientifici: contenuti e valutazione”  . Collabora alle attività di formazione della Mathesis.

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