La didattica della matematica in due metafore

Lo stato della didattica della matematica in due metafore letterarie: il sacco vuoto di Pirandello e la mappa 1:1 di Borges
La didattica della matematica è una riflessione continua su ciò che si insegna e su come lo si insegna: un campo ampio, ricco di idee, tradizioni, pratiche e tensioni. Tra queste se ne impongono due che appaiono addirittura antitetiche: da un lato l’esigenza di offrire una presentazione ordinata e sistematica delle conoscenze ritenute essenziali; dall’altro, la necessità di dare vita e significato all’idea stessa di matematica nel suo essere e nel suo divenire. Due metafore letterarie, provenienti da contesti diversi, possono illuminare questa dicotomia: la mappa 1:1 narrata da Jorge Luis Borges e il “sacco vuoto” evocato da Luigi Pirandello.
La mappa 1:1 ovvero l’ossessione della completezza
Nel breve racconto Sull’esattezza nella scienza (1946)¹, Borges riprende un’idea già presente in Lewis Carroll²: un impero immaginario, ossessionato dal desiderio di produrre mappe sempre più precise del suo territorio, giunge a costruirne una in scala 1:1. L’intero impero risultò così coperto da una mappa dell’impero.
Le risorse sprecate in questo mastodontico progetto di rappresentazione totale della realtà furono però tali da condurre alla rovina l’impero stesso; la mappa si disintegrò insieme al regno che pretendeva di riprodurre.
Questa immagine borgesiana della mappa globale sembra adattarsi bene alla logica che ha governato ( e ancora in parte governa) l’organizzazione della matematica a fini pedagogici. Il discorso per spiegare il senso di questo
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