Il “Cicognini” di Prato riduce l’offerta formativa

Nell’indifferenza generale, la scuola chiude nei fine settimana.
Con una circolare interna, il Rettore del Convitto Cicognini di Prato, a causa della ridotta disponibilità di personale educativo, ha deciso di mandare a casa nei fine settimana i convittori che risiedono in località prossime alle sede scolastica (Prato, Pistoia, Firenze).
Una decisione forte, dal chiaro carattere provocatorio che, probabilmente, avrebbe dovuto indurre il Ministero, ad assumere i provvedimenti invocati dal dirigente scolastico. Questa giunge al termine di un pressing avviato dallo stesso per evidenziare la fortissima criticità che vive la scuola, impossibilitata ad assistere convenientemente gli studenti.
Lo stato di crisi dei convitti e degli educandati aveva già costituito oggetto di un ampio dibattito che si era sviluppato a ridosso della determinazione degli organici del personale scolastico e che mirava ad ottenere una implementazione degli stessi. Lo stesso Ministro Valditara ne aveva condiviso la problematica esaltando il ruolo e l’attualità di questo segmento dell’istruzione che, invece, non ha visto un solo intervento riformatore nei suoi cento anni di vita. La stessa circolare emanata dal Rettore fonda su un sistema giuridico arcaico, che non hai mai recepito la riforma degli organi collegiali e tutta l’impalcatura normativa successiva all’adozione della scuola dell’autonomia. Ad oggi esiste ed opera un’istituzione gestita in maniera eterodiretta.
Gli organici del personale educativo, quello deputato a seguire gli studenti in orario scolastico ed extrascolastico, sono fermi al 2000, non si indice alcuna procedura per la stabilizzazione dei precari che rischiano di andare in pensione senza aver mutato la posizione giuridica. E, per
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