Scuole con più alunni stranieri che italiani/1: una su 10 a Venezia

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Scuole con più alunni stranieri che italiani/1: una su 10 a Venezia

29 settembre 2025

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Ragazzi, soli, mai!

Ragazzi,  soli,  mai!

di Antonietta Cataldi

Madre: Smettila di commiserarti!  Ti comporti come se tutto ciò che ti è capitato fossero disgrazie e tu non avessi alcuna responsabilità.

Figlio: No, Mamma!  Il fatto è che, da ogni parte, viene scaricata su di me ogni colpa, come se fossi stato io a compiere tutte le scelte, sin da quando ero piccolo.

M.:  Cosa intendi dire?  Chi ti ha costretto a fare quel che non volevi?

F.:  Nessuno, ma io ero davvero in grado di capire quello che volevo?  A undici anni, appena uscito dalle elementari, quando ho formulato l’idea di entrare in seminario, ero in grado di capire cosa significasse questa scelta?

M.:  Ti dirò la verità, tuo padre e io non ci siamo posti il problema, forse perché, a quel tempo, avere un prete in famiglia era un titolo di merito, forse perché alcuni genitori sceglievano questa strada per i figli che non erano in grado di mantenere agli studi.  In ogni caso, non era una scelta definitiva, era un percorso che si poteva interrompere.

F.:  Voi avete guardato al futuro lontano senza considerare quello prossimo.  Vi siete chiesti quale sarebbe stata la mia vita in una realtà monca, soltanto maschile, con scarsi contatti con l’esterno?  A quell’età, non ero in grado di pormi questo problema.  Il mio mondo era popolato da ragazzetti come me, che amavano giocare a calcetto.  Ma la preadolescenza era vicina, con la sessualità che avrebbe presto imposto un cambiamento di prospettiva e, in quel momento, io mi sarei trovato chiuso in un mondo senza la presenza femminile.  Mi sarebbero state negate tutte le curiosità, le emozioni, anche le difficoltà, le frustrazioni nel rapporto con l’altro sesso.  La mia vita sarebbe stata priva di quella molteplicità di stati d’animo che l’attrazione, l’infatuazione, l’innamoramento comportano.  Pensi che una simile amputazione possa avvenire senza conseguenze?

M.:  Figlio mio, pensavo che si potessero generare forme di trasgressione come la lettura di giornalini scandalistici che quasi costò a tuo zio l’espulsione dal collegio.

F.:  No, Mamma, le conseguenze di quella deprivazione erano molto, molto più gravi.  Non selezionare i ricordi.  Pensa a ciò che ti raccontò tuo marito, che pure era già al ginnasio all’epoca dei fatti: tra i ragazzi c’era l’abitudine di accarezzare quelli con i glutei più rotondi!

M.:  E’ vero, ma poi tuo padre ha avuto una vita sessuale normale e io ne sono testimone.

F.:  Forse perché, dopo due anni, minacciò di scappare dal collegio se non lo avessero fatto uscire e, comunque, portò a lungo i segni di quelle esperienze.

M.:  In concreto, secondo te, cosa avremmo dovuto fare?

F.:  Quello che tu stessa mi hai detto che fece tuo padre con te.  Mi hai raccontato due episodi. Il primo è di quando eri ancora alle elementari e la suora che ti dava lezioni di pianoforte gli comunicò che intendevi farti suora.  Lei ti regalò un libro su Santa Chiara e lui non proferì parola, né in quel momento né in seguito.

M.:  Era un uomo saggio, capiva bene che la mia giovane età impediva che si potesse dare un valore permanente a quella mia supposta aspirazione.  In effetti, ero semplicemente attratta dalla veste monacale e dal mistero che sentivo aleggiare nella vita del convento.

F.:  E quando, a quindici anni, gli comunicasti che volevi fare l’attrice?  

M.:  Ancora una volta, mio padre fu abilissimo: mi disse che non sarebbe stato un problema ma che prima dovevo finire la scuola.

F.:  Lo vedi?  Non ti presentò difficoltà ma prese tempo per dare a te stessa il modo di maturare una decisione, tant’è che, dopo la maturità, eri proiettata verso altri obiettivi.  Perché non faceste così con me, consigliandomi di proseguire la scuola pubblica per entrare poi in un seminario maggiore?  A diciotto anni sarei stato molto più consapevole, avrei saputo agire e reagire adeguatamente nelle varie situazioni.  Avrei saputo respingere gesti mai immaginati e rifiutare approcci non desiderati, perché avrei capito e riconosciuto la differenza rispetto alle tenerezze e alle effusioni che avrebbero popolato i miei sogni e regalato magia alla mia realtà.  Avrei capito che i compagni di seminario non erano comparabili con le amiche di scuola.  Invece l’impossibilità del confronto ha finito col rendere accettabili comportamenti di coetanei e superiori che mai lo sarebbero stati in condizioni normali.  Io non sono gay, Mamma!

M.:  Sono stata miope e superficiale, figlio mio: mi dispiace non avere colto in tempo le implicazioni della tua situazione e tratto le conseguenze.  Non mi ero resa conto del motivo per cui addossavi a me e a tuo padre parte della responsabilità per la tua condizione e non avevo decifrato il dolore e il disagio che ti porti dentro.  Solo ora immagino la riluttanza a cedere a desideri che non erano i tuoi, ad abituarti a sollecitazioni non richieste e che, anche per chi le forniva, erano soltanto un ripiego, un surrogato, come il caffè di cicoria che si beveva durante la guerra, come l’omosessualità in carcere.  Se soltanto ci avessi pensato per tempo!  Sento parlare di una potente lobby gay in Vaticano e mi rattrista pensare che tu, per un’unica ragione, il fatto di essere in procinto di diventare prete, possa essere inquadrato tra i colpevoli mentre sei una vittima.  Perché intendiamoci: se si è omosessuali, il problema è costituito dalla mancata astinenza, ma se non lo si è, a questo si aggiunge anche l’aver agito controvoglia o l’avere addirittura semplicemente subito.

F.:  Sono vittima ma anche colpevole per non avere avuto il coraggio di ribellarmi, fin dall’inizio.

M.:  Ma se tu stesso hai detto che non conoscevi altra realtà!  A quell’età, poi, quando non si è ancora definita la propria identità, non si capisce nemmeno bene cosa si vuole e cosa non si vuole e, in ogni caso, non si può rifiutare ciò che non si riconosce, a parte il fatto che ti devi essere trovato in una condizione di impotenza se non addirittura di sudditanza.  Da quando ho percepito il tuo problema, mi sono impegnata a studiare …

F.:  Ecco, lo sapevo, tu trasformi sempre tutto in una occasione di studio, quasi che così si risolvano le questioni.

M.:  E’ vero, figlio mio, che non si risolvono ma conoscere il passato ci offre spunti per decifrare il presente e per individuare spiragli che indichino possibili vie d’uscita, perché – credimi – la storia dell’umanità ha delle costanti che ci possono sorprendere.  Pensi forse che il ricevere attenzioni sessuali indesiderate o, peggio, subire atti omosessuali sia una particolarità del nostro tempo?  La costante è che gli esseri umani riescono ad abituarsi quasi a tutto, specie quando le regole sono dettate, se non da dominatori, dalle convenzioni o dalle tradizioni.  Credi davvero che tutti i giovani gradissero il ruolo passivo che, nelle società tribali, toccava loro nella relazione, anche sessuale, con cui si concretizzava parte del rito di iniziazione che segnava il passaggio all’età adulta, quando era ammesso solo il ruolo attivo, quello che caratterizza il rapporto con la donna?

F.:  Certo che no e sicuramente non lo gradivano tutti i ragazzi tra i dodici e i quattordici-quindici anni che, ad Atene, si ritrovavano soggetti passivi, pur “all’interno di un legame affettivo duraturo”.  Ne sono testimonianza “le affermazioni di autori come Platone, Senofonte e lo pseudo Luciano, quando parlano del disgusto dei giovani amati, dell’umiliazione e del rancore che essi provavano verso gli amanti dopo il rapporto”[1].

M.:  Vedo che hai letto il saggio di Cantarella. 

F.:  Illuminante.  Così ho capito il perché di quei rapporti che alcuni semplicemente accettavano mentre altri, come Aristotele, rimpiangevano: “il ricordo del piacere provato provoca il desiderio di rinnovare il congiungimento che vi si accompagnava”. Non c’era possibilità di scelta, secondo le proprie inclinazioni; erano una “necessità sociale”[2] legata al fatto che, al centro dell’organizzazione della comunità non c’era il rapporto uomo-donna ma il rapporto tra uomini. Cantarella spiega: “il rapporto eterosessuale dava la vita fisica; la funzione di dare vita nel gruppo al maschio adulto, la funzione di creare l’uomo come individuo sociale spettava invece al rapporto omosessuale, che come sappiamo si stabiliva a questo scopo, quasi istituzionalmente, tra un adulto e un ragazzo. Ma questo rapporto doveva durare solo per un periodo di tempo ben delimitato.  Una volta raggiunta la maturità, infatti, il ragazzo doveva abbandonare il ruolo passivo (sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista sessuale) e assumere un ruolo duplicemente attivo: quello eterosessuale del marito, e quello omosessuale dell’amante, educatore di un ragazzo amato»”[3].

M.:  Vedi, figlio mio, che c’è una ragione per tutto?  E’ perché c’era un tempo per tutto, anche per “assumere il ruolo virile con una donna, nel matrimonio”.  A questo proposito, c’è una indicazione molto significativa nell’Iliade, quando Teti si rivolge al figlio, disperato per la morte di Patroclo: “Accanto ad Achille sedette l’augusta sua madre, / lo carezzò con la mano e chiamandolo a nome gli disse: / «Figlio mio, fino a quando gemendo e soffrendo dolori / ti roderai il cuore, del tutto oblioso del cibo, / del letto?  Eppure è bello congiungersi con una donna / in amore»”[4].  E’ l’immagine di una madre affettuosa che esorta il figlio a superare quello stadio, ad andare oltre il “cameratismo di guerrieri” e “a compiere finalmente il suo dovere sociale”[5].

F.:  A me il discorso di Teti sembra quello tipico del genitore che si cura meno dei problemi psicologici che dei problemi sociali.

M.:  Sento un tono di rimprovero nella tua voce.

F.:  Te ne meravigli?  E’ vero che Teti sta agendo su ordine di Giove, adirato per lo scempio che, da nove giorni, Achille sta facendo del corpo di Ettore, colpevole di avere ucciso Patroclo.  E’ vero altresì che è difficile il compito di convincere il figlio, caratterizzato dall’«ira funesta», a consegnare la salma a Priamo per la sepoltura.  E’ pur vero, tuttavia, che, nel suo discorso, Teti non sembra tenere in alcun conto l’intensità del rapporto che legava i due amici.  Noi sappiamo, infatti, che Achille, sperando di essere il solo tra i due a morire a Troia, confidava di poter assegnare a Patroclo il ruolo di tutore del proprio figlio.  E sappiamo anche quanto premuroso Patroclo fosse stato con Briseide quando era stata condotta schiava di guerra.  A lui, cadavere, la donna rivolge il proprio lamento, quasi possa sentirla: “tu no, non volevi / ch’io piangessi, ma sempre dicevi che resa m’avresti / d’Achille divino la sposa legittima e, a Ftia sulle navi / condotta, il banchetto nuziale tra i Mirmidoni avresti imbandito. / Perciò senza fine io ti piango morto, dolcissimo sempre!”[6].  A me sembra altissima la statura umana di questo eroe ucciso: non mi meraviglia che abbia suscitato tanto amore e non mi importa se il legame con Achille avesse o no una componente sessuale.  Era amore e tanto mi basta. Per me il problema sorge quando l’amore non c’è o non è reciproco. 

M.:  Capisco quello che intendi dire: i genitori, nel valutare la condizione dei propri figli, usano parametri che prescindono dal loro benessere presente e futuro.  Ad esempio, non tengono in conto se abbiano o no conosciuto una realtà prima di allontanarsene.  Forse hai ragione.  Il problema è che spesso è così difficile conoscervi!  Tu, per esempio, sei sicuro di esserti sforzato di farmi comprendere il tuo disagio, quando ha cominciato a prendere corpo?

F.:  Ecco, lo sapevo che, ancora una volta, la colpa era mia!  Proprio tu mi parli così, tu che hai sempre sostenuto che ti bastasse uno sguardo per capire se qualcosa non andava! Ma non mi vedevi, in quei brevi periodi che trascorrevo a casa?  Non ti rendevi conto di quanto poco sereno fossi? Sembra quasi che tu non mi abbia guardato come persona ma come un esserino da gestire nel modo migliore possibile, quello che potesse darti la massima tranquillità.  E dove maggiore tranquillità che in un seminario?

M.:  Dimentichi che sei stato tu a chiederlo?

F.:  No, ma tu e Papà siete stati pronti ad assecondarmi, come se la mia fosse la migliore delle scelte possibili, come una buona sorte.  Non mi avete posto nessun problema, non mi avete presentato nessuna difficoltà.  Non vi siete chiesti e non mi avete chiesto se ci fosse un qualcosa che mi sarebbe potuto mancare.

M.:  Tu avresti saputo rispondere?

F.:  Non credo, ma sarei stato costretto a riflettere.  Invece così mi sono trovato in un ambiente sconosciuto, al quale mi sono semplicemente dovuto adattare accettando relazioni che non avevo mai nemmeno immaginato.  Mentre rispondeva pienamente alle mie aspettative la realtà educativa, sono stati per me sorprendenti alcuni rapporti affettivi che ho via via individuato e che erano talvolta connotati da una fisicità che mi appariva morbosa e comunque sgradita.  Era come se invano fossero trascorsi millenni da quando, nella Grecia precittadina, “i ragazzi apprendevano le virtù che avrebbero fatto di loro degli adulti durante il periodo di segregazione, vivendo in compagnia di un uomo, al tempo stesso educatore e amante”, mentre a Sparta “i ragazzi, a dodici anni, erano affidati a degli amanti, scelti tra i migliori uomini in età adulta, e da questi imparavano a essere dei veri spartiati”[7].

M.:  Ma quanti di questi casi hai trovato in tutti questi anni?

F.:  Mamma, cosa dici?  Fai una questione di numeri? 

M.:  No, figlio mio, volevo solo dire che in ogni contesto ci sono le eccezioni, le famose “mele marce”, ma questo non consente di generalizzare; come dice il proverbio, di “buttare il bambino con l’acqua sporca”.  Nella vita mi è capitato di avere a che fare con un sacerdote che stimavo, al quale mi rivolgevo per le messe ai defunti, e che poi ha dato scandalo, sorpreso a compiere atti sessuali con un ragazzino.  Una storia squallida, che però non mi ha indotto a colpevolizzare tutto il clero.  Mi rendo conto di quanto sia difficile la rinunzia alla sessualità e come questa, in un contesto in cui non sia possibile la sua libera espressione, possa trovare vie improprie.  Mi viene in mente ciò che disse Gesù a conclusione di una discussione sul matrimonio e sul fatto che non convenisse sposarsi se non si poteva ripudiare la propria moglie: “vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli”[8].  Ora, un conto è “la teorizzazione della continenza come valore morale”, un altro è la pratica “dell’astinenza come stato di vita più alto e più vicino al Signore, come strumento per la conquista del premio nella vita eterna”[9].   Non è facile accettare l’idea della “superiorità del celibato volontario”[10], rifiutare la sessualità e rendersi eunuchi, specie per alcuni.  Ora ti dico una cosa che spero non ti scandalizzi.  E’ un pensiero rimasto confuso finché non ho letto questo passo di Mancuso: “Riferendosi all’espressione «il discepolo che egli amava», presente sei volte nel Vangelo di Giovanni, alcuni hanno ipotizzato una tendenza omosessuale di Gesù.  La realtà è che questa figura un po’ enigmatica del discepolo preferito è completamente assente nei Sinottici, ricorre solo nel Quarto vangelo e solo nella seconda parte, forse come proiezione del suo autore, e non ha nulla a che fare con la vita di Gesù quale emerge da tutte le altre fonti, ben più affidabili dal punto di vista storico.  Se quindi si vuole ritrovare nel «discepolo che egli amava» un segnale di tendenza omosessuale, essa riguarda non Gesù ma l’autore del Quarto vangelo”[11].  Non avevo mai pensato che Gesù fosse omosessuale semplicemente perché, in quanto Dio venuto in terra come “Figlio dell’Uomo”, cioè figlio dell’Essere Umano, nella mia mente non poteva avere altro ruolo che quello di fratello dell’umanità intera.  Avevo sempre pensato che l’espressione di Giovanni potesse essere una vanteria, come quella dei bambini quando sostengono “la mamma vuole più bene a me”.  In alternativa, l’espressione mi sembrava interpretabile come “il discepolo che lo amava”, lo amava più di tutti e pertanto era da lui ricambiato con la massima intensità.  L’ipotesi riportata da Mancuso mi ha fatto molto riflettere: se davvero Giovanni fosse stato gay, sarebbe stato bellissimo, perché vorrebbe dire che Gesù davvero lo amava particolarmente perché era il più fragile, quello che faceva più fatica a stargli accanto, a “rendersi eunuco per il regno dei cieli”.

F.:  Mamma, davvero non c’è limite alle tue elucubrazioni!  Però devo ammettere che la tua ipotesi mi intriga.  Amare qualcuno e stargli accanto sapendo bene di dover respingere qualunque impulso, di doversi negare qualunque aspettativa, è terribile: vuol dire amare fino al sacrificio.  Ora rivedo la mia esperienza con altri occhi ma non cambia la mia convinzione che il seminario minore sia un errore.

M.:  Ma, figlio mio, io ho sempre pensato che il seminario fosse, dopo la famiglia e forse più ancora che la famiglia, il luogo più protetto al mondo!

F.:  E non hai pensato che una realtà mutilata come quella potesse generare storture e potesse impedire a ciascuno di trovare la propria identità, anche sessuale? Tu non hai idea di come sia triste assistere alle manovre di preadolescenti che cercano di trovare uno sbocco alle loro pulsioni!

M.:  Vuoi forse dire che le cose andavano meglio nella Grecia dell’età classica, quando era previsto che il figlio, per il passaggio all’età adulta, venisse affidato a un adulto di valore, che avesse le qualità per fare di lui un degno esponente della propria comunità e che con lui avesse un rapporto esclusivo, anche di tipo sessuale? Andavano meglio quando i genitori, che non ponevano in discussione le convenzioni, si limitavano a proteggere i propri figli dai corteggiatori inadeguati facendoli, come  ad Atene,  “controllare dai pedagoghi”[12]?

F.:  Non dico che era meglio; dico che, già allora, c’erano leggi a protezione dei ragazzi, tese a evitare ai giovanissimi “le possibilità di frequentazioni e di incontri pericolosi” col rischio di diventare prede di avventurieri.  Per questo “era considerato infame intrattenere qualunque rapporto” con i minori di dodici anni ed era corposo l’elenco degli amanti di “cattiva qualità” cui era proibito frequentare il locale ginnasio: tra questi gli schiavi, i liberti, i prostituti, i commercianti, gli ubriachi e i pazzi[13].  Alcune cose, a mio giudizio, col tempo sono cambiate ma non tutte con effetti positivi.  Per esempio, “l’uomo romano era condannato alla virilità”[14].  Per questo, “a differenza dei greci, i romani non ritenevano che, per i ragazzi, essere soggetti passivi di un rapporto omosessuale fosse educativo. […] Sessualmente […] erano uomini, anche se solo in potenza: e come tali non dovevano mai essere sottomessi”. D’altra parte, mancando la “funzione pedagogica del rapporto, […] fondamentale in Grecia”, veniva meno ciò che dava una motivazione nobile al compito assegnato all’adulto, che pur godeva di una posizione di predominio.  Di conseguenza, nel mondo latino, dove “l’adolescenza era breve” tanto che, “a quattordici anni, un ragazzo era già considerato un adulto […] e poteva prendere moglie”[15], “con il giovinetto amato […] si viveva una vera storia d’amore: destinata peraltro a finire […] nel momento in cui l’amante compiva l’atto che per i romani altro non era, di regola, che un dovere sociale, e che segnava l’inizio di una nuova era della vita: il matrimonio”[16].  Questo scatenava i pappagalli stradali, le cui iniziative potevano diventare veri e propri “attentati all’onore” dei “ragazzi di nascita libera”.  I “giovani ingenui”, che non potevano uscire da soli, erano protetti dal pretore con la punizione di “chi sottraeva loro la scorta” giacché, “senza scorta, essi si presentavano, a chi li incontrava, come persone di facili costumi”[17].

M.:  In conclusione, vuoi dire che c’erano più tutele di oggi?  Di nessun rilievo è dunque il fatto che “quel che era riprovato era solo il fatto di amare un giovane libero e cittadino romano”, mentre restava escluso lo schiavo che “non apparteneva, come soggetto, al mondo della città” e che poteva dunque essere sodomizzato senza problemi giacché “subire il padrone era parte integrante del dovere di servirlo”[18]?

F.:  Questo è un altro discorso, Mamma.  Voglio semplicemente dire che, se certe cose accadono oggi, non si può liquidare la faccenda dando la colpa al fato.  A me sembra che le famiglie non si assumano appieno le proprie responsabilità, scaricandole sulla scuola o, più genericamente, sulla società.  Penso a quanto si è impoverito il novero delle doti richieste a un compagno di scuola per essere considerato degno di essere frequentato: basta che sia “di buona famiglia” e prenda bei voti.    Poco importa se manca di sensibilità ed è anche magari un po’ bullo; se ti capisce; se ha piacere di stare con te o lo fa solo per convenienza; soprattutto, se tu hai piacere di stare con lui.

M.:  Figlio mio, non hai idea di quanto sia difficile essere genitore.  Mio padre diceva sempre: “io faccio quello che posso; il resto, come Dio vuole”.  Io non so se ho fatto tutto quello che potevo.  Probabilmente no.  Certo mi sono posta il problema dell’identità sessuale ma non ho mai immaginato che potesse essere messa a repentaglio in un seminario.  Ho letto tanto, cominciando naturalmente con Platone e quella bellissima immagine che spesso viene citata solo per metà: “Tanto tempo fa la nostra forma non era come adesso, ma diversa. Per cominciare, i generi umani erano tre, non come oggi, due: maschio e femmina.  Allora se ne aggiungeva un terzo, partecipe d’entrambi i sessi. […] L’uomodonna esisteva come sesso a parte, allora”.  Mi è sembrata rivoluzionaria questa “lezione preliminare sulla fibra umana” perché supera la concezione binaria per cui, sin dalle origini, o si è maschi o si è femmine. Questi esseri sferici “erano mostri d’aggressività e di resistenza.  Pieni d’orgoglio assalirono le divinità. […] Zeus ebbe un lampo di genio. Disse: «[…] li spacco tutti in due, ad uno ad uno, così le loro forze caleranno».  […] Ora, dopo il dimezzamento della figura umana, ogni parte rimpiangeva quel suo doppio”. Qui finisce la parte più citata della storia.  La più interessante è, a mio giudizio, il seguito, in cui Platone fa una casistica di ciò che poteva accadere a ciascuno nella ricerca della metà mancante.

F.:  Lo so, ho studiato il Simposio: “Esistono uomini risultato della spaccatura di quel vivo nodo che, allora, si chiamava uomodonna: sono amatori della donna, questi, e la risma degli adulteri, quasi tutta, alligna qui; ed ecco anche le donne appassionate d’uomo, specialmente adultere, tutte dallo stesso ceppo”.  Questo è l’effetto   del ricongiungimento delle due parti del terzo sesso.  Nessun problema per gli altri due. Infatti, “donna nata da spaccatura di donna, non fa tanto caso all’uomo, quanto si orienta sulle altre donne: da qui le donne che vanno con le donne.  Chi è taglio di maschio, bracca il maschio”.

M.:  E contempla i vari stadi e le varie possibilità di interazione anche sessuale tra due metà con “radici maschili”, concludendo: “Qualcuno dice che sono scandalosi: è una calunnia.  Non compiono quell’atto per istinto osceno: anzi, è tutto cuore, fibra maschia, d’uomo vero, è l’attrazione, in loro, per natura affine. Documento sicuro di questo: solo questi, fattisi maturi, riescono uomini versati in politica”[19].  Io penso che dovrebbero leggere questo passo tutti coloro che nascono “taglio di maschio” e soprattutto coloro che li avversano, li denigrano, li dileggiano, li giudicano anormali. 

F.:  Io lascerei da parte il riferimento alla politica, visto il basso livello di considerazione di cui gode al giorno d’oggi.  Piuttosto confronterei il discorso di Platone con le informazioni che, da medico, già venticinque anni fa, ha offerto la monaca benedettina e teologa Teresa Forcades quando, parlando di gender, ha spiegato che esistono almeno tre dimensioni del sesso biologico: “Sul piano cromosomico (genetico) tutti sappiamo che esistono xx(femmina) e xy (maschio) e molti sono convinti che vi siano soltanto queste due possibilità, ma non è così. […] Oltre a xx e xy, che tutti conosciamo, esiste infatti anche xxy: in medicina si chiama «sindrome di Klinefelter».  Questa composizione genetica riguarda una persona ogni mille.  C’è poi anche un’altra possibilità: x0 («sindrome di Turner»). Questi due sessi genetici che ho nominato cosa sono: femmine o maschi?”[20]. Pensa a quanto è divenuto attuale questo discorso durante le ultime Olimpiadi …..

M.: …con osservazioni e commenti che denotavano estrema ignoranza e volgarità. A me, invece, viene in mente ciò che disse Calvino in una intervista nel 1980: “Nella mia vita ho incontrato donne di grande forza.  Non potrei vivere senza una donna al mio fianco.  Sono solo un pezzo d’un essere bicefalo e bisessuato, che è il vero organismo biologico e pensante”[21].  Sembra Platone rivisitato ed è stupendo il modo in cui viene proposto il risultato del rapporto che si crea quando c’è vera intimità e appartenenza reciproca.  E’ l’effetto dell’amore vero e a me non interessa se si generi tra due persone dello stesso sesso o di sesso diverso e non m’importa nemmeno che sia eterno: mi basta che esista all’interno di una relazione.  Sono troppo vecchia per accettare rapporti basati solo su un’attrazione momentanea, su una voglia occasionale. Siamo persone; per me non esiste il “fare sesso”, non ha senso un amplesso equivalente al mangiare quando si ha fame, bere quando si ha sete, e trovo fulminante l’affermazione di Simone de Beauvoir riportata da Forcades: “rispetto alle esperienze sessuali riferite dalle giovani ragazze americane quindicenni sosteneva che avessero fatto più che altro «ginnastica pelvica»”[22].  Per me esiste solo il fare l’amore – come cantava Dalla – “ognuno come gli va”.  Mi rendo conto ora di non aver riflettuto sulla condizione di chi l’amore non lo può fare e se ne deve privare senza nemmeno averlo conosciuto.  Ci penso e me ne rammarico profondamente.

F.:  Peccato che avere studiato tanto ti sia servito tanto poco, come madre!

M.:  E’ vero.  Il fatto è che, per tanti anni, convinta che, per gli esseri umani, il sesso, non essendo legato alla procreazione, dunque alla conservazione della specie, sia o debba essere semplicemente un piacere, ho trovato normale poterne fare a meno, come col desiderio di cioccolata, cui si rinuncia in tempo di fioretti. Non solo. Non mi sono posta il problema di tutte le persone per cui si tratta di un impulso irrefrenabile, che non possono essere condannate a una vita da eunuchi. Dopo tutto, Gesù stesso parla del “rendersi tali”, cioè di una decisione di cui non può farsi carico un ragazzino.

F.:  E ora che l’hai capito?

M.:  Ora sono per l’abolizione dei seminari minorili.  Ti dirò di più, sarei per la chiusura dei seminari in generale, così da permettere a tutti di conoscere la vita.  Farei esistere solo Facoltà universitarie di Teologia analoghe alle altre Facoltà, cioè programmate con un corso base triennale e successivi corsi biennali specialistici, a seconda della branca di studio prescelta.  Sarebbero tutte aperte a uomini e donne, sposati e non, che, a seguito di concorsi, potrebbero avere accesso all’insegnamento o ad altre professioni. L’unico corso specialistico riservato agli uomini non sposati sarebbe quello di formazione alla vita ecclesiastica. Così dovrebbe essere fino a quando la Chiesa cattolica non si sentirà pronta per il sacerdozio femminile. In ogni caso, si tratterebbe di una scelta della quale un adulto sarebbe consapevole; soprattutto, una scelta della quale nessuno se non l’interessato potrebbe o dovrebbe sentirsi responsabile.

F.:  Questa, secondo te, sarebbe la soluzione di tutti i problemi?

M.:  Certo che no, ma toglierebbe spazio alla segregazione che ne causa tanti, su cui i più preferiscono tacere.  Per questo ho trovato coraggioso, anche se dirompente, e non mi ha scandalizzata affatto il termine “frociaggine” utilizzato da Bergoglio, che considero un grande Papa.  Lui si riferiva a quelle pratiche che poi diventano costume e non cessano con l’età né col mutamento delle condizioni. E’ un termine indubbiamente forte ma che richiama esclusivamente il fare sesso, non riguarda l’amore, che è un sentimento dolce, capace di illuminare un momento di vicinanza fisica tra due persone, uomini o donne che siano. Bisogna guardare in faccia la realtà, affrontarla e non fare come si è fatto per troppo tempo.

F.:  Beh, mi complimento.  Ne hai fatti di progressi!

M.: So di meritare il tuo sarcasmo; tu però non ti rendi conto del clima in cui sono cresciuta. Non so se ti ho mai detto quello che mi raccontava mio padre: quando lui era ragazzo, in paese tutti sapevano che un certo prete aveva una compagna, peraltro accettata in famiglia, e addirittura potevano vederne uno che si caricava una ragazza sulla canna della bicicletta, la portava in campagna e poi la riportava con grande disinvoltura. Mi spiegò che per tutti era normale distinguere tra ciò che l’individuo faceva in quanto uomo e la sua funzione di sacerdote sull’altare. Sdoppiamento? Sì. Ipocrisia? Forse.  Realismo? Certo.

F.:  Un po’ tardi, non ti pare, per raccontarmi queste cose? Non mi hai dato la possibilità di pensarci su.  Mi sarei posto il problema della castità.

 M.:  Perdonami. In tanti anni ho assistito a innumerevoli conferenze sull’educazione dei figli ma il tema della castità non è stato affrontato mai. Ricordo le posizioni più diverse, da quella che sostanzialmente richiamava la famosa canzone popolare napoletana, secondo la quale «mazz’ e panell’ fann ‘e figli bell’; panell’ senza mazz’ fann e’ figl pazz’», a quella di ispirazione bucolica che richiamava la consuetudine contadina di affiancare a un alberello ancora instabile un piccolo tronco che lo sostenga e lo aiuti a crescere diritto.  La posizione più interessante mi è sembrata quella di uno psicologo che prendeva ad esempio se stesso nel rapporto col proprio cane che, inizialmente, quando erano in giro per strada, scappava costringendolo a lunghi inseguimenti.  Quando aveva cambiato strategia e aveva smesso di rincorrerlo, si era accorto che l’animale fuggiva ma poi si fermava dietro l’angolo.  Il figlio si aspetta che il genitore lo segua, anche quando sembra sfidarlo.

F.:  Appunto, Mamma, il genitore deve accettare sfide, correre rischi, non prendere a scatola chiusa soluzioni rassicuranti.

M.:  Pensa che io mi ero posta un unico problema, quello del matrimonio dei preti, perché nell’anno che ho trascorso negli Stati Uniti ho avuto occasione di conoscere due figlie di pastori protestanti, entrambe compagne di scuola.  Erano agli antipodi: una quasi una suorina; l’altra del tutto fuori norma, sbandata, non di rado ubriaca.  Probabilmente mi sono capitati esempi sbagliati.  Certo è che, da allora, penso che avere un genitore ecclesiastico debba essere opprimente, quasi come lo era per me sentirmi dire che non potevo fare varie cose perché mio padre “portava le stellette”, cioè era un militare.

F.:  Dunque niente prole, niente matrimonio.  Come se ne esce?

M.:  In primo luogo, come ti dicevo, eliminando la possibilità di entrare in seminario se non si è maggiorenni.

F.:  E poi?

M.:  E poi, se ancora di seminari parliamo, dando ampia possibilità di ripensamenti e verifiche.  Non ci devono essere condizionamenti morali.  Pensa che un anno, nel liceo che dirigevo, è venuto un ragazzo proveniente da un seminario.  I suoi occhi erano smarriti quando è arrivato e non mi pare lo fossero di meno quando è andato via, dopo il pur brillante scrutinio finale.  Era stato troppo breve il lasso di tempo che si era concesso per capire, per scegliere e forse non lo aveva aiutato la presenza di amici, che c’erano e che presumo si fossero impegnati a fargli conoscere una vita diversa.  Credo che decisioni di questo genere richiedano riflessione, silenzio e una lenta   maturazione.

F.:  E allora?

M.:  Ora tocca a te.

F.:  Ho deciso: vengo via dal seminario ma non torno a casa.

M.:  E dove vai?!

F.:  Ancora non so. Ho bisogno di cambiare aria. Voglio andare in una città, finire il liceo e poi frequentare l’università.

M.:  Potresti andare dai tuoi cugini. Sarebbero felici di ospitarti.

F.:  Mamma, per favore, ho riflettuto su questa possibilità ma non sarete voi genitori a decidere.  Se questa lunga esperienza mi ha insegnato qualcosa è che non bisogna delegare le proprie scelte ad altri, nemmeno a chi ci ama moltissimo.  D’ora in poi, farò quello che mi sembrerà giusto e, se sbaglierò, pagherò.  Tanto il prezzo non potrà mai essere più alto di quello pagato finora.

M.:  Figlio mio, io ho semplicemente formulato un’ipotesi, peraltro seguendo la tua indicazione.  Ti prego, non estromettermi dalla tua vita.  Sarebbe una punizione tremenda.

F.:  Non ho nessuna intenzione di estrometterti, in primo luogo perché non voglio e poi perché non potrei, dato che non sono ancora né maggiorenne   né finanziariamente autonomo. Ti chiedo solo di non starmi col fiato sul collo e di rispettare il mio bisogno di indipendenza. Dopo tutto, non è questo che vuol dire crescere, diventare adulto?  Dovresti esserne sollevata.  Invece ti vedo incupita. Vuoi forse suscitare in me nuovi sensi di colpa?

M.:  No, per carità!

F.:  E allora smetti di preoccuparti per me.

M.:  Non ci riesco.  Non so cosa darei per garantirti, per il futuro, la serenità che ti è mancata in passato e che ti manca ancora.  Mi rendo perfettamente conto di quanto sia difficile questo momento, ma ricordati che non sei e non sarai solo, mai. Abbi fiducia in te stesso e abbi fede: la tua vita è nelle mani del Signore e, come sappiamo, Dio, se ti vuole, ti trova.  Quanto a me, non dubitare: se e quando dovessi desiderare avermi accanto a te, in qualunque strada del mondo, ti basterà fermarti dietro l’angolo, ti raggiungerò.

[1] CANTARELLA Eva, Secondo natura.  La bisessualità nel mondo antico, Milano, Feltrinelli, 2021, pagg. 67 e 272-3.

[2] Ibidem.

[3] Ibidem, pag. 76.

[4] OMERO, Iliade –  Odissea , Roma, Newton Compton, 2021, Libro XXIV, vv. 126-131.

[5] CANTARELLA Eva, op. cit. , pagg. 19 e 25-6.

[6] Ibidem, Libro XIX, vv.328 e seguenti; v. 296-300-

[7]CANTARELLA Eva, op, cit., pagg. 21-2.

[8] Matteo 19, 12.

[9] CANTARELLA Eva, op. cit., pag 263.

[10] I VANGELI – Marco Matteo Luca Giovanni, a cura di Giancarlo Gaeta, Torino, Einaudi, 2006, pag. 923.

[11] Mancuso Vito, I quattro maestri, Milano, Garzanti, 2020, pag. 370.

[12] CANTARELLA Eva, op, cit.,pag. 39.

[13] Ibidem, pagg. 67 e 48-49.

[14] Ibidem, pag. 280.

[15] Ibidem, pagg. 276-7.

[16] Ibidem, pag. 163.

[17] Ibidem, pagg. 141 e 153-4.

[18] Ibidem, pagg. 138 e 131.

[19] PLATONE, Simposio, Apologia di Socrate, Critone, Fedone, Milano, Mondadori, 2020, pagg. 71-3.

[20] FORCADES Teresa, Siamo tutti diversi! Per una teologia queer, Roma, Lit Edizioni, 2019, pagg. 117-8.

[21] CALVINO Italo, Gli amori difficili, Milano, Mondadori, pag. XL.

[22] FORCADES Teresa, op. cit., pag. 45.

Il miglior sito per acquistare like Facebook

 

Facebook non ha alcun bisogno di presentazioni, si tratta della piattaforma che ha dato il via, per lo meno nel mondo occidentale, alla febbre social e, a oggi, vede coinvolti attivamente il 60% di tutti gli utenti internet del pianeta.

In sintesi, se si rappresenta un marchio o si è un personaggio conosciuto essere presenti su Facebook è semplicemente un must.Fin qui le cose sono facili, nel senso che aprire un account Facebook è davvero semplicissimo. La cosa più complessa, invece, è quella di far conoscere e apprezzare la propria pagina. E, se per un normale utente, che vuole semplicemente ritrovare i compagni delle elementari, la popolarità non è certo necessaria; per un personaggio o un’azienda è, invece, imprescindibile.Non esiste campagna di social media marketing che non includa Facebook tra le voci più importanti e non esiste strategia, degna di questo nome, che non abbia sulla to do list la voce “comprare like Facebook”. Si tratta di una pratica molto comune anche perché, come vedremo in seguito, presenta molti vantaggi. Tuttavia, sebbene la procedura di acquisto sia a prova di principiante, la scelta del fornitore giusto non è né intuitiva, né scontata. Eppure, è proprio il fornitore, in questo caso, a fare la differenza.Siccome comprare like Facebook è una strategia sempre più popolare, i siti che propongono questo genere di servizi si moltiplicano e non sempre è semplice distinguere un provider serio da uno improvvisato. Purtroppo, le conseguenze di una scelta poco felice non tardano ad arrivare e si manifestano come perdita dei like acquistati o, peggio ancora, di credibilità del profilo.Per questo motivo, abbiamo deciso di testare vari provider, alcuni molto noti, altri più nuovi, e di stilare una classifica dei migliori presenti in Italia.

Migliori 5 siti dove comprare like FacebookAbbiamo scelto i migliori siti per comprare like in base alla qualità dei servizi che propongono, tenendo in considerazione anche la riservatezza e la sicurezza. Un altro aspetto che abbiamo valutato è stata la competenza e disponibilità dell’ assistenza clienti, oltre al livello di difficoltà dell’interfaccia e alla varietà dei cataloghi. Se nei primi posti in classifica non ci sono grandi sorprese, abbiamo comunque trovato delle realtà più recenti che ci hanno sorpresi piacevolmente.

 

Il Migliore: ComprareFollower. È il miglior sito per comprare like Facebook, sia nel panorama italiano che in quello europeo.

Il favorito dalle aziende: SocialBoss. I professionisti del social media marketing ne apprezzano la modularità.

Il più semplice da usare: Followerious. Acquistare like Facebook da questo provider è davvero intuitivo.

Prezzi convenienti: Liketron. A fronte di un’alta qualità, i suoi prezzi sono ottimi.

Assistenza clienti: Popularity box. Se si acquistano like Facebook da questo sito, si viene accompagnati e aiutati a ogni step.

 

ComprareFollower

 

ComprareFollower domina da tempo il nostro mercato. Sebbene conoscessimo già l’alta qualità di questo provider, abbiamo deciso di testarlo nuovamente e abbiamo comprato vari pacchetti di like Facebook, oltre a qualche follower e altra interazione. Dobbiamo dire che l’unica sorpresa è stata constatare che si è ulteriormente arricchito di proposte. Non è un caso che ComprareFollower sia il più utilizzato dalle aziende e dalle celebrità, offre servizi per tutti i social media più importanti e per molte piattaforme emergenti o di nicchia. La qualità dell’acquisto è garantita da una garanzia di 30 giorni. L’alto livello del servizio, confermato anche dalle recensioni, rende questo sito il migliore su cui pianificare e mettere in marcia una campagna di visibilità social a 360°.

Discrezione e privacy, inoltre, sono una priorità per i gestori di ComprareFollower, mentre i metodi di pagamento sono variegati e completamente sicuri, sono infatti conformi ai più alti standard di sicurezza. Queste indubbie qualità, che negli altri gestori difficilmente si trovano tutte insieme, si uniscono a quello che è il punto di forza della piattaforma: gli sviluppatori. È un team di giovani professionisti che conoscono in modo approfondito il web e, di volta in volta, creano nuove soluzioni e proposte, prima ancora che i clienti si rendano conto di averne l’esigenza. In questo aspetto, il provider è assolutamente superiore ai suoi competitor che, spesso, si trovano a doverne imitare le scelte.Vantaggi di ComprareFollower:

Processo di acquisto dei like Facebook veloce, intuitivo e sicuro.

Garanzia di un mese sui like Facebook e su tutti i prodotti.

Massima privacy.

Ottimo rapporto qualità prezzo.

Varietà nei metodi di pagamento.

Consegna scaglionata per i pacchetti consistenti di like Facebook, in modo da riprodurre l’andamento della crescita organica.

 

Comprare mi piace su Facebook. 

SocialBoss

 

SocialBoss è un altro sito molto conosciuto e, in particolare, gode di un’ottima reputazione tra i professionisti del social media marketing. Offre pacchetti di prodotti per molti social network e noi l’abbiamo testato comprando svariati moduli di like Facebook. Si tratta di un provider famoso proprio per l’estrema modularità, cosa che consente di pianificare delle strategie e di metterle in pratica in modo chirurgico. La qualità del servizio è eccellente e l’assistenza clienti è impeccabile. I like Facebook che abbiamo comprato in piccoli slot sono arrivati immediatamente, mentre gli acquisti più consistenti sono stati consegnati in maniera scaglionata. La crescita, sul nostro account, era totalmente indistinguibile dalla crescita organica. SocialBoss, inoltre, offre molti diversi metodi di pagamento, la privacy è garantita, così come la sicurezza.

Vantaggi di SocialBoss:

Garanzia di un mese sull’acquisto di like Facebook e su altri pacchetti

Consegna veloce e spalmabile, quando necessario.

Campagne promozionali, lanciate frequentemente, che abbattono i costi.

Ottima assistenza clienti.

Interfaccia boomer friendly e accurata.

 

LiketronLiketron è il sito più amato dalle start up che hanno trovato in questo provider dei prezzi ultra- concorrenziali, a fronte di un’altissima qualità. Questo fornitore è famoso tra i millennial che, oltre ai prezzi accessibili, apprezzano l’interfaccia accattivante e i molti metodi di pagamento alternativi, tra cui anche le criptovalute. Liketron, inoltre, lancia periodicamente delle campagne che, oltre a consentire un ulteriore risparmio, prevedono la vendita di pacchetti misti, cosa che consente di iniziare una campagna social completa spendendo davvero poco. Anche con noi, l’assistenza clienti si è mostrata attenta e collaborativa e la nostra privacy è stata tutelata durante tutto il processo d’acquisto.

Vantaggi di Liketron:

Prezzi competitivi.

Pagamento con cripto-valute.

Interfaccia accattivante.

 

FolloweriusAvevamo sentito parlare di Followerious e avevamo fatto qualche test. Questa volta abbiamo provato il servizio in varie declinazioni, oltre a comprare i like Facebook ci siamo riforniti anche di follower e commenti. Questo sito, sbarcato in Italia in tempi abbastanza recenti, offre like Facebook e altre interazioni provenienti da profili di grande qualità. I prezzi di listino sono ottimi e spesso vengono ulteriormente ribassati da sconti e promozioni. Anche in questo caso, la privacy e la sicurezza sono al top, inoltre, l’interfaccia è davvero semplice da usare.

Vantaggi di Followerius:

Prezzi interessanti.

Si possono comprare dei mini pacchetti di prova per i like Facebook.

Garanzia di 30 giorni su tutti gli acquisti.

Piattaforma innovativa in costante aggiornamento.

 

PopularityBoxPopularityBox è una new entry nel panorama italiano e ci ha subito incuriositi. Abbiamo deciso di comprare like Facebook in una discreta quantità e abbiamo potuto constatare che il sito descrive in maniera esaustiva ogni prodotto, rispetta la privacy, è conforme ai migliori standard di sicurezza e, ciliegina sulla torta, garantisce ogni acquisto. I like acquistati sono arrivati in tempi molto rapidi e appartenevano ad account di ottima qualità. Questo provider è certamente meno fornito rispetto ai primi in classifica ma è in costante crescita e, vista l’ottima partenza, sembra destinato a esser qui per restare.

 

Vantaggi di PopularityBox

Like Facebook di comprovata qualità.

Alto standard di sicurezza.

Garanzia sull’acquisto di like Facebook e altri prodotti.

 

Comprare like Facebook italiani e internazionali: Quali sono i vantaggi?Se comprare like Facebook italiani o internazionali è diventata un’abitudine per gli influencer e i professionisti del web, il motivo è davvero scontato: funziona ed è economico. Si tratta di una strategia i cui benefici si possono vedere sia nell’immediato che a lungo termine, soprattutto se ci si affida a siti dalla comprovata serietà. Vediamo più nel dettaglio quali sono i vantaggi:

Incremento dei like e dei follower organici. Un post o una foto con molti like sono destinati ad attirare l’attenzione molto più di un contenuto che ne ha pochi. Inoltre, gli utenti si sentono più a loro agio a interagire su post o foto che hanno già molte interazioni. Questa tendenza è ben nota alle web agency e viene chiamata “Effetto Bandwagon”, ovvero effetto carrozzone. Le persone, di norma, imitano la maggioranza, di conseguenza più like ha collezionato un post, più è destinato a collezionarne in futuro, dando così una bella spinta al profilo che lo ha pubblicato.

Costruzione della Web reputation. Un profilo che ha pubblicato molte foto e post di successo, ha la fama di essere un profilo interessante e anche i suoi post futuri verranno guardati con maggiore attenzione. La web reputation è qualcosa di molto prezioso e, nei cicli di minor creatività, che capitano davvero a tutti, si trasforma in una vera e propria ancora di salvezza. Permette, per così dire, di vivere di rendita per un certo periodo di tempo.

Ritorno economico. Comprare like Facebook italiani o internazionali è un investimento a tutti gli effetti. I brand e le aziende sono alla continua ricerca di influencer e web celebrity che possano pubblicizzare i loro prodotti. I profili cui si rivolgeranno saranno solo quelli i cui post sono in grado di attirare l’attenzione del pubblico.

Come abbiamo visto, comprare like Facebook, così come comprare i vari tipi di interazione per ogni social network, porta diversi benefici, ma quali sono i tipi di account che ne ricevono maggior giovamento?

Nuovi profili. Quando si apre un nuovo profilo, su ogni social, c’è bisogno di investire molto tempo e molte energie. I primi post e le prime foto saranno quelle che faticheranno di più ad avere visibilità e i primi follower sono quelli più difficili da conquistare. Questo perché, come abbiamo detto prima, le persone tendono a seguire la maggioranza e la maggior parte degli utenti preferirà ignorare un profilo con poco seguito. In questa situazione, comprare like Facebook è un modo molto efficace per superare lo scoglio iniziale.

Profili consolidati. Tutti i profili di successo hanno dei cicli di crescita più lenta, si tratta di un andamento fisiologico per il quale non c’è molto da fare. Tuttavia, non conviene far durare a lungo un periodo di default. In questa situazione, comprare like Facebook, per post, foto o qualunque contenuto, permette di uscire dall’impasse e dare nuova linfa al profilo.

Aziende e marchi. Oggi è impensabile per un brand non essere sui social. Questo, da una parte, è un enorme vantaggio perché i social network offrono un bacino di utenti – e potenziali clienti – impensabile fino a qualche anno fa. Ma, oltre a essere un vantaggio, pone anche una nuova questione. Infatti, essere sui social con profili scadenti e di scarso richiamo è un clamoroso autogoal e può portare anche i clienti già acquisiti a passare alla concorrenza. Quindi, per dare una spinta ai profili social di un’azienda, comprare like Facebook o follower o altre interazioni, è spesso l’opzione migliore.

 

C’è differenza tra comprare like per foto e comprare like per post Facebook?In linea di massima non c’è grande differenza tra comprare like Facebook per una foto o per un post. In realtà, dipende da ciò che si vuole ottenere. Ad esempio, se abbiamo bisogno di mettere in evidenza il contenuto di una foto, si possono acquistare diversi like per darle maggiore rilevanza. Se invece, quello di cui si ha bisogno è che le persone leggano un post, bisogna fare in modo che questo post abbia molti like. Inoltre, se si vuole evidenziare l’impatto positivo, che una foto o un post hanno avuto sugli altri utenti, bisognerebbe comprare like Facebook per i commenti. Per concludere, è sempre consigliabile fare acquisti piuttosto variegati, in modo da simulare un andamento organico. È poco probabile che la foto di un profilo con 10 follower abbia 1.000 like, come è improbabile che un contenuto con 10.000 like abbia zero commenti.Come comprare Like su post, foto e video Facebook?Comprare like Facebook è, di norma, una procedura molto semplice in sé. La parte più complessa consiste nello scegliere il miglior sito per comprare like Facebook per le proprie foto, video e contenuti vari.In questo articolo abbiamo proposto 5 dei migliori siti per comprare like Facebook e, su ognuno di questi provider, si possono comprare molte interazioni per i contenuti dei propri profili sui social network.In tutti i siti presenti nella nostra classifica il modo per acquistare è intuitivo e consiste in pochi semplici passi:

Scegliere il pacchetto con il numero di like più adeguato

Inserire il link al contenuto per il quale si vuole maggiore visibilità

Selezionare il metodo di pagamento

Inoltrare l’ordine.

Tutti i siti proposti in questa recensione sono assolutamente sicuri e, in generale, è meglio non comprare mai quando la procedura si discosta da questa, ad esempio quando vengono richiesti dei dati sensibili o i metodi di pagamento sono poco sicuri.

 

Dopo quanto tempo riceverò i primi like?Sui migliori siti per comprare like Facebook, in generale, la consegna avviene molto rapidamente, anche il giorno stesso. Tuttavia, alcune volte viene scaglionata, soprattutto se si acquistano numerosi articoli e pacchetti con un grande numero di like. Si tratta di un’accortezza che fa in modo di simulare la crescita organica, così da non “allarmare” l’algoritmo che regola Facebook.

 

Quanto costa comprare like su Facebook?I prezzi, sui migliori siti per comprare like Facebook, rientrano in una forbice che si restringe nella misura in cui aumenta la quantità di like. E, come è logico, il prezzo per like Facebook cambia a seconda del numero di like acquistati.Per comprare:

20 like Facebook si spendono tra i 2 e i 5 euro;

per 50 like si va dai 2,5 agli 8 euro;

per 100 si oscilla tra i 3 e i 9 euro;

per 500 si possono spendere tra i 10 e i 20 euro;

per avere 1.000 like è bene preventivare una spesa tra i 20 e i 50 euro;

se si opta per 5.000 like il budget va dai 120 ai 300 euro;

mentre per 10.000 vanno investiti tra i 150 e i 350 euro.

Sui migliori siti per comprare like i prezzi di listino vengono spesso ribassati da sconti e campagne. Sconsigliamo di comprare like da un sito, attratti unicamente dai prezzi stracciati. In generale, se il prezzo è più basso rispetto a quelli descritti sopra, è molto meglio diffidare. Abbiamo testato moltissimi fornitori e, per avere un prodotto di qualità, non si può spendere meno di quanto esposto. I prodotti di scarsa qualità, non solo non portano alcun beneficio ma, in alcuni casi, possono danneggiare la web reputation.

 

Quanti like bisognerebbe acquistare?Non esiste una sola risposta a questa domanda, il numero di like da comprare varia a seconda di molti aspetti.In primo luogo, va comprato un numero di like che sia credibile in relazione al numero di follower della pagina.Inoltre, bisogna tener in considerazione che le foto, in generale, incassano più like rispetto a dei contenuti di testo e, un’ulteriore cosa da tenere in considerazione, è che, sebbene il like sia un’interazione abbastanza comune, è molto raro che un contenuto abbia solo like. In particolare, le condivisioni, di norma, sono molto più numerose dei like ed è necessario tener conto di questo aspetto.Per quanto riguarda il livello di engagement, inoltre, è bene sapere che la percentuale di interazioni è inversamente proporzionale al numero di follower. Per capirci, gli account con più follower hanno una percentuale di like più bassa rispetto a quelli con meno follower. Stiamo parlando di percentuale, non di cifre.Se fino a 10.000 follower si può avere una percentuale di like che sfiora il 10%, con 10 milioni di follower, questa percentuale si abbassa al 2%.La Coca-Cola, ad esempio, con i suoi quasi 90 milioni di seguaci, fa molta fatica a farli interagire. E, rispetto ai follower che ha, il numero delle interazioni è scarso.

 

 

Domande Frequenti (FAQ)

Comprare like Facebook è sicuro?Comprare like Facebook da uno dei siti che vi abbiamo proposto è sicuro al 100%, li abbiamo testati per voi.

 

È illegale acquistare like su Facebook?Assolutamente no. Comprare like Facebook non viola alcuna legge italiana o europea.

 

Devo fornire la mia password di Facebook?Mai. Nessun sito presente in questa classifica chiederà le tue credenziali di accesso a Facebook o a qualunque altro social network.

 

Come posso pagare per i miei like su Facebook?I metodi di pagamento sono dei più svariati, si va dalla classica carta di credito alle criptovalute passando per PayPal e altre forme innovative.

 

Le persone saranno in grado di dire che ho acquistato Mi piace di Facebook?Nessuno saprà che hai acquistato like Facebook se acquisti da uno dei siti menzionati.

 

ConclusionePer concludere, è bene ricordare che comprare like Facebook è sempre un’ottima strategia. Tuttavia, si tratta di una strategia volta a fare numero, in un social network dove i numeri sono molto importanti. Ma, aldilà dei numeri, la qualità va curata sempre e comunque e, sebbene ci siano molti strumenti che aiutano a migliorare in questo senso, la creatività umana rimane imprescindibile per avere dei contenuti di qualità. 

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