Lo sai perché … diciamo “pronto” per rispondere al telefono
Ci sono delle abitudini talmente radicate nel nostro vivere quotidiano, che difficilmente ci soffermiamo a riflettere sulle loro origini.
Una di queste, che ognuno di noi fa in modo automatico, è quella di rispondere “Pronto” quando squilla il telefono.
Un’espressione che usiamo talmente spesso che difficilmente ci chiediamo da dove arrivi o perché proprio questa parola sia diventata il modo più comune di rispondere a una chiamata.
NEGLI ALTRI PAESI
In molti Paesi del mondo, in realtà, si risponde con un saluto:
– hello in inglese
– hallo in tedesco
–allo in francese – hola in spagnolo.
Ed ecco noi italiani preferire un termine che, più che un saluto, suona come una verifica tecnica o una dichiarazione di disponibilità: “sono pronto!
Ma pronto per cosa?

ORIGINE DELLA PAROLA
“La parola “pronto” deriva dal latino prōmptus, participio passato del verbo promĕre, che significa “mettere davanti”, “rendere visibile”, ma anche “rendere disponibile”.
Nel tempo, il significato si è spostato verso quello di “essere preparato”, “essere disponibile all’azione”.
Quando diciamo “sono pronto”, comunichiamo infatti che siamo pronti a fare qualcosa, a entrare in scena, a rispondere a un appello.
È proprio da questa sfumatura di prontezza e disponibilità che deriva l’uso telefonico del termine.
Ma come mai l’Italia — quasi un’eccezione linguistica — ha adottato questa formula, invece di un più caloroso “ciao” o “buongiorno”?
Sembra strano ma molti hanno lavorato a questo e siamo arrivati a due ipotesi principali: una di natura storica e una di natura militare.

La prima ipotesi: l’origine tecnica e la figura del centralinista
La spiegazione più attendibile ha radici nella storia stessa del telefono.
Nella seconda metà dell’Ottocento la telefonia si diffuse rapidamente prima negli Stati Uniti e poi in Europa.
“Le prime linee telefoniche collegavano solo due apparecchi, ma ben presto furono introdotti i centralini, grandi tavoli di smistamento dove operatori e operatrici — i centralinisti — collegavano manualmente le chiamate.
Quando l’utente sollevava la cornetta, il centralinista stabiliva fisicamente la connessione tra due linee inserendo un cavo nelle prese corrispondenti e avvisava il chiamante con un segnale vocale: “Pronto”.
In questo contesto, “pronto” non era un saluto, ma un messaggio operativo: “la linea è attiva, puoi parlare”.
La parola segnalava dunque che il collegamento era stato stabilito e che il destinatario poteva rispondere.
Col tempo, questo uso si sarebbe trasferito anche all’interlocutore finale della chiamata.
Chi riceveva la telefonata, sentendo squillare l’apparecchio, rispondeva a sua volta “Pronto?”, quasi per chiedere conferma: “Mi senti? La linea funziona?”.
In un’epoca in cui la qualità delle comunicazioni non era ancora affidabile, aveva perfettamente senso aprire la conversazione con un termine tecnico di verifica, più che con un saluto.
La seconda ipotesi: l’origine militare e la concisione del comando
Un’altra ipotesi, che non è in contrasto con la precedente, collega l’uso di “pronto” all’ambiente militare.
All’inizio del Novecento, i telefoni erano utilizzati soprattutto da istituzioni, forze dell’ordine e ambienti militari, dove la comunicazione doveva essere rapida, chiara e priva di ambiguità.
In tale contesto, dire “Pronto!” era un modo per segnalare immediatamente la disponibilità ad ascoltare o ricevere ordini.
Con il passare del tempo, questa formula si è estesa al linguaggio civile, diventando la norma anche nei contesti quotidiani. Mentre in altre lingue si è mantenuto un approccio più relazionale o affettivo — “hello” in inglese, “bonjour” in francese — in Italia ha prevalso la dimensione pratica.”

“Pronto”: oggi si è “ammorbidito”
Oggi “pronto” è una parola che, pur nascendo da un contesto tecnico, ha assunto nel tempo una sfumatura più umana e cortese.
Quando diciamo “Pronto?”, non stiamo solo chiedendo conferma che il collegamento vada bene, ma esprimiamo anche attenzione verso l’interlocutore: è come dire “sono qui, ti ascolto”.
E poi quanti toni usiamo per pronunciare questa parola!
Concludiamo con il dire che , ogni volta che rispondiamo con un semplice “Pronto?”, senza saperlo, rievochiamo un piccolo frammento della storia della comunicazione.
Del resto, non è bello distinguerci ed essere unici?
Parola di Mastrogessetto!
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