La favola dei DS banchieri: Amministratori della banca delle ore che non esiste

Il mondo della scuola è nuovamente al centro di un acceso dibattito, questa volta riguardo alla controversa “banca delle ore”. Questo meccanismo, secondo il Prof. Salvo Amato, rappresenta una vera e propria perversione dell’educazione e un attacco ai diritti di studenti e docenti. In un post sui social, il docente ha denunciato le pratiche scorrette adottate da alcuni dirigenti scolastici, definiti “presidi banchieri”, che si sono improvvisati amministratori di un sistema che, a suo avviso, non esiste.

Cosa è la banca delle ore?

Inizialmente, il Prof. Amato aveva accolto con favore l’idea della banca delle ore, pensando che potesse essere una bella iniziativa per gestire il tempo libero degli insegnanti. Tuttavia, ha successivamente scoperto che si tratta di un sistema che, invece di valorizzare il tempo degli educatori, “ruba tempo libero”. Secondo il docente, i dirigenti scolastici, non riuscendo a sostituire un numero elevato di docenti assenti, si sono trasformati in banchieri che gestiscono le ore degli altri, accumulando ore non utilizzate per far fronte alle sostituzioni.

Le dichiarazioni del Prof. Amato

Il Prof. Amato non usa mezzi termini nel descrivere le pratiche adottate dai dirigenti: “Il trucco è semplice: mettere insieme ore che per qualsiasi motivo non siano state effettuate nelle settimane precedenti per poterle rendere disponibili al bisogno per le sostituzioni tanto odiate.” Inoltre, ha evidenziato che alcuni dirigenti “pensano di accumulare persino i minuti delle ricreazioni, non considerandole orario di servizio.” Queste pratiche, secondo il docente, sono “scorrette, illegittime e a tratti allucinanti”, e minano la qualità del servizio educativo.

L’articolo 28 comma 5 del CCNL è chiaro: “Nell’ambito del calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale, l’attività di insegnamento si svolge in 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia, in 22 ore settimanali nella scuola elementare e in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti d’istruzione secondaria ed artistica, distribuite in non meno di cinque giornate settimanali.” Amato chiede: “Secondo quale norma il preside banchiere accumula questo tesoro per utilizzarlo anche mesi dopo?”

Le conseguenze delle ore ridotte

Il docente prosegue spiegando che la riduzione della durata dell’unità oraria può avvenire per motivi logistici o organizzativi, ma in entrambi i casi, le decisioni devono essere discusse in collegio e in consiglio di istituto. “Il preside banchiere non può decidere da solo dentro la sua stanza,” avverte Amato, sottolineando l’importanza della trasparenza e della partecipazione collettiva nelle decisioni che riguardano l’organizzazione scolastica.

In particolare, la riduzione delle ore a 48 minuti rappresenta un “trucchetto” per accumulare tempo, sottraendo il 20% di tempo alle lezioni ordinarie. “Se in una settimana togli il 10% alle 32 ore previste, ottieni circa 3 ore che devi restituire agli stessi studenti,” spiega il professore, sottolineando che la norma parla chiaro: il tempo tolto deve essere restituito in attività didattiche. “Del resto, non si può mica pensare di fare in 48 minuti ciò che si farebbe in 60 minuti,” aggiunge, evidenziando l’assurdità di tali pratiche.

La legittimità della banca delle ore

Amato conclude il suo intervento con un appello alla chiarezza e alla legalità: “Nessuna ora inserita nella fantomatica banca è obbligatoria, il docente può rifiutarsi di svolgerla.” Rivolgendosi ai dirigenti scolastici, afferma: “Caro preside banchiere, la banca delle ore non è legittima, non poggia su alcun riferimento normativo, calpesta i diritti degli studenti e dei docenti.” Queste affermazioni pongono interrogativi importanti sulla gestione delle risorse educative e sulla tutela dei diritti di tutti gli attori coinvolti nel sistema scolastico.

La questione della banca delle ore solleva interrogativi cruciali riguardo alla gestione del tempo e delle risorse nelle scuole. Mentre i dirigenti scolastici devono affrontare sfide significative come le assenze dei docenti, è fondamentale che le soluzioni adottate siano legittime e rispettose dei diritti di studenti e insegnanti. La denuncia del Prof. Amato mette in luce la necessità di un confronto aperto e costruttivo sulle pratiche educative, affinché la scuola possa tornare a essere un luogo di apprendimento e crescita, piuttosto che un campo di battaglia di interessi personali.

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