Manovra, per la scuola meno di niente
Collettiva.it
Stefano Iucci
Per i lavoratori e le lavoratrici in questa finanziaria – a leggere la bozza di ddl licenziata dal Consiglio dei ministri – non c’è praticamente nulla. Se poi andiamo a considerare il settore della scuola, scompare anche quel “praticamente”. Se, infatti, le misure che, con una buona dose di propaganda, vengono spacciate per aumenti salariali, sono in realtà ben poca cosa, come denunciato dalla Cgil, ebbene queste misure poi varranno solo per gli addetti dei settori privati. Non solo: anche le risorse stanziate per il rinnovo del contratto del comparto ricerca e istruzione (parliamo del ccnl 2022-24, è bene ricordarlo: il rinnovo, quando ci sarà, riguarderà un accordo già scaduto) sono largamente insufficienti.
Cominciamo proprio da qui. Nell’ultimo incontro all’Aran del 9 ottobre le cifre sono rimaste quelle che si sapevamo: per il personale della scuola sono previsti aumenti di 136 euro lordi, ma, e questo il governo di guarda bene dal dirlo, il 60% dei quali è stato già anticipato e percepito. Tradotto in busta paga significa circa 47 euro medi lordi. A queste somme si dovrebbe aggiungere un compenso una tantum di 142 euro lordi. Si tratta di una vera e propria riduzione programmata del potere d’acquisto, visto che con questo aumento si recupera appena un terzo dell’inflazione del biennio (che è stata complessivamente del 18%).
Nei giorni scorsi, per provare ad arrivare alla chiusura del contratto, il
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