Che cos’è (davvero) l’educazione affettiva e perché introdurla a scuola

Compreso cosa sia l’intelligenza emotiva, sottolineata la sua rilevanza, non ci resta che spiegare bene cosa può prevedere un percorso di educazione affettiva a scuola, per dissipare qualsiasi rimanente dubbio o equivoco. 

È un percorso educativo interdisciplinare volto a sviluppare consapevolezza, gestione ed espressione sana delle emozioni, delle relazioni interpersonali e dell’affettività. A riguardo possiamo citare la Social and Emotional Learning (SEL), approccio educativo sviluppato e promosso soprattutto negli Stati Uniti, che mira a far acquisire a bambini e ragazzi competenze fondamentali per la vita personale, scolastica e sociale. È il processo attraverso cui bambini, adolescenti e adulti acquisiscono e applicano conoscenze, attitudini e abilità per comprendere e gestire le emozioni, esprimere empatia, stabilire e mantenere relazioni positive, prendere decisioni responsabili—insomma, lavorare sulle cinque competenze fondamentali dell’intelligenza emotiva richiamate all’inizio. Negli Stati Uniti la SEL è integrata in numerosi distretti scolastici ed è presente in curricoli dedicati, attività di classe (circle time, mindfulness, giochi di ruolo) e nella formazione degli insegnanti; ricerche longitudinali ne associano l’adozione a miglioramento del rendimento scolastico, maggiore benessere emotivo e mentale, riduzione dei comportamenti a rischio (bullismo, violenza, assenteismo) e miglioramento del clima di classe. 

E se in America e in Italia l’educazione emotiva non è obbligatoria, la Svezia, portata ad esempio da Restivo, ha introdotto nelle scuole l’insegnamento dell’educazione sessuale e affettiva fin dal 1955, a partire dall’infanzia, con programmi affidati a esperti che hanno accompagnato la maturazione dei giovani cittadini svedesi. Per l’Italia si possono citare, ad esempio, l’Educazione Razionale Emotiva dello psicologo Di Pietro (procedura psicoeducativa che aiuta bambine e bambini a comprendere e gestire le emozioni grazie alla nostra parte più “razionale”) e la più recente Didattica delle Emozioni, metodo sviluppato e testato da un team di psicologi italiani e proposto a docenti e istituti scolastici, finalizzato alla promozione e alla costruzione del benessere a scuola con interventi basati sui principi dell’educazione emotiva. 

Nel piccolo della mia realtà cittadina, io e una collega, Gaia Beltramo, abbiamo realizzato un percorso di educazione emotiva e sessuale, “Genere, scuola, non violenza”, dal 2006 al 2010, sovvenzionato dall’allora Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia della Spezia e patrocinato dall’U.D.I.. Hanno aderito negli anni molte classi, dalla scuola primaria alla secondaria di II grado, con interventi differenziati per fascia d’età e incontri con ginecologi e psicologi.  

Concludendo, quindi, come può essere effettuata in pratica a scuola l’educazione emotiva? 

Sia con percorsi curricolari trasversali (per esempio legati a educazione civica, scienze umane, filosofia, letteratura), sia con laboratori esperienziali condotti da esperti esterni adeguatamente formati (psicologi, pedagogisti o sessuologi), sia attraverso spazi di ascolto e dialogo in classe o in separata sede (come lo sportello psicologico). Le opportunità ci sono; manca soltanto una legge che ne regolamenti l’introduzione obbligatoria. Introdurla nelle scuole significa riconoscere che imparare a sentire e a relazionarsi è importante quanto imparare a leggere o a far di conto.

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