Perché il sindacato a scuola non funziona più (o forse non ha mai funzionato)

Negli ultimi vent’anni, il panorama delle proteste sindacali nel settore scolastico italiano ha mostrato un trend preoccupante. Solo in rare occasioni, come durante la riforma Gelmini e la legge 107, le piazze si sono riempite di insegnanti, mentre le scuole si svuotavano. Il Prof. Salvo Amato analizza la situazione attuale e il ruolo dei sindacati, evidenziando le sfide che gli educatori devono affrontare.

Le manifestazioni storiche

Il Prof. Amato sottolinea che “le motivazioni che fecero scendere in piazza quasi tutti gli insegnanti riguardavano reclutamento e taglio dei posti”. Sebbene con la legge 107 i posti siano aumentati, “l’impianto che non piaceva affatto” ha suscitato forti reazioni. Tuttavia, al di là di queste due grandi manifestazioni, l’insegnante giovane del nuovo millennio non ricorda altre proteste con partecipazioni massicce.

Il ruolo dei sindacati

La domanda che sorge è: quale sia il ruolo dei sindacati nel mondo della scuola? Secondo il Prof. Amato, “un sindacato che si occupa di scuola guardando solamente salari, reclutamento e altre metriche comuni a molte categorie di lavoratori difficilmente potrà intercettare l’interesse degli insegnanti”. Infatti, il lavoratore della conoscenza ha esigenze e linguaggi diversi rispetto ad altre categorie professionali.

Riforme e nuove sfide

Le riforme scolastiche non sempre toccano questioni economiche, ma spesso introducono “ed. civica, tutor, orientatori, nuova burocrazia”. Questi aspetti, secondo il Prof. Amato, sono “avulsi dalle normali dinamiche sindacali”. Di fronte a tali imposizioni, la mancanza di un interlocutore forte diventa evidente. “I sindacati non fanno mai controproposte su temi che non abbiano una metrica economica”, afferma il professore.

La voce degli insegnanti

Il Ministero dell’Istruzione, secondo Amato, è l’unico ente che decide le riforme senza ascoltare realmente gli insegnanti. “Gli insegnanti non vengono neanche ascoltati, non vengono contattati neanche dagli organi di stampa”, denuncia il professore. Spesso, le decisioni vengono comunicate ai presidi, che, pur avendo una voce nel dibattito, non rappresentano direttamente gli insegnanti.

Un futuro incerto

Il Prof. Amato conclude con una riflessione profonda: “La scuola sta sprofondando sempre più verso la banalizzazione del titolo di studio”. Le indicazioni provenienti dal mondo della produzione industriale stanno influenzando negativamente il sistema educativo. Questa deriva, secondo il professore, “non può essere fronteggiata dai sindacati”, portando a un declino del pensiero critico tra gli studenti.

Il dibattito sulla scuola del futuro richiede una maggiore rappresentatività degli insegnanti, non solo su questioni economiche ma anche su quali direzioni intraprendere. Il Prof. Salvo Amato invita a riflettere su come gli educatori possano diventare un interlocutore importante per chi legifera sulla scuola, per garantire un’istruzione di qualità e un futuro migliore per le nuove generazioni.

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