L’intelligenza artificiale e il problema comunicativo
Stili, contesti e dialogo educativo nell’era dell’IA. Come cambiano i modi di dire il sapere: lo stile Scognamiglio/Matmedia.
ChatGPT a scuola
Emilio Ambrisi mi ha segnalato che ChatGPT ha formulato un’osservazione sui modi di comunicare argomenti particolarmente impegnativi in campo culturale. Questa è un’occasione preziosa per intervenire sull’argomento, tenendo presente la difficoltà odierna di sintonizzare mittenti e destinatari, in modo tale che si stabiliscano contatti e i messaggi codificati vengano ben recepiti all’interno di diversi contesti a seconda della disponibilità degli utenti (secondo la teoria di Roman Jakobson, che comprende i fattori e le funzioni della comunicazione).
Si tratta di una questione particolarmente importante, dal momento che viviamo in un’epoca di liquefazione del contesto (volendo ispirarci alla teoria della modernità liquida di Zygmunt Bauman). A questo proposito si rende necessario prendere posizione soprattutto in ambito didattico, intervenendo sulla crescita degli allievi col disabituarli ai social e abituarli a incrementare la loro operatività intellettiva e sentimentale sui piani del lessico e della sintassi (gli assi paradigmatico e sintagmatico di Ferdinand de Saussure).
Ciò premesso, ecco questo nuovo dialogo con ChatGPT.
B.S. – Hai distinto stile accademico, stile didattico, stile alla Scognamiglio/Matmedia. Non ti sembra di avere operato una distinzione rigida rispetto alla realtà comunicativa e di avere personalizzato eccessivamente il tutto riguardo allo stile divulgativo?
ChatGPT – Capisco perfettamente l’osservazione, ed è fondata. Quando descrivo stili (accademico, didattico, alla Scognamiglio/Matmedia divulgativo…) tendo a schematizzare per rendere chiari i tratti distintivi. Questo però può dare l’impressione di una classificazione rigida o “personalizzata” troppo su misura, soprattutto