L’Imperfetto Attivo di Λύω

Quando pensiamo ai tempi del passato in greco, l’aoristo sembra sempre quello “famoso”, quello studiato, quello temuto. Eppure, spesso, ci si scorda di un altro gioiello della narrazione greca: l’imperfetto.

È un tempo che non racconta eventi puntuali, secchi e immediati, ma azioni che si distendono nel tempo, come onde sul mare. E con λύω, verbo che significa “sciogliere, liberare”, l’imperfetto diventa un modo di vedere il passato come un processo, non un fatto. Un lento sciogliersi, un liberarsi graduale, un agire che si prolunga.

Cos’è l’imperfetto attivo?

Come sancito nel precedente articolo, l’imperfetto greco è un tempo:

  • durativo;
  • descrittivo;
  • aperto, non concluso;
  • retrospettivo.

È come la telecamera di un film che resta puntata su un’azione mentre accade. Non dice cosa è successo, ma cosa stava succedendo.

Eλύον (prima persona singolare) significa proprio:

  • “scioglievo”,
  • “stavo sciogliendo”,
  • “ero nell’atto di sciogliere”.

I Greci lo usavano per:

  • descrivere scene vive,
  • introdurre atmosfere,
  • mostrare abitudini nel passato,
  • accompagnare azioni più importanti.

È il tempo preferito degli storici, dei poeti, degli oratori.

Come si forma l’imperfetto?

L’imperfetto si costruisce sempre con:

1. L’aumento (ἐ-)

È un segno che porta mentalmente il verbo “indietro nel tempo”.

λύω → ἐλύω

È una specie di “spia luminosa” che accende l’idea di passato.

2. La radice del presente

A differenza dell’aoristo, che usa una radice spesso più antica o più breve, l’imperfetto usa la stessa radice del presente:

λύω → λυ-

3. Le desinenze attive dell’imperfetto

Sono le stesse del tema in -ον:

-ον
-ες
-ε(ν)
-ομεν
-ετε
-ον

Un ritmo musicale che i Greci conoscevano benissimo.

La coniugazione

Singolare

1ª persona — ἐλύον

«Io scioglievo», «stavo sciogliendo».

Esempio:
ἐλύον τοὺς δεσμούς → “stavo sciogliendo le catene”.

2ª persona — ἐλύες

«Tu scioglievi», «tu stavi sciogliendo».

Usatissima nei dialoghi, soprattutto per rimproverare:
τί ἐλύες; → “Ma cosa stavi sciogliendo (di preciso)?”

3ª persona — ἐλύε(ν)

«Egli/ella scioglieva», «stava sciogliendo».

Il -ν finale è un nu ephelkystikon: un’aggiunta eufonica, elegante, che serve a evitare l’incontro di vocali.

Esempio epico ricreato:
ὁ ἥρως ἐλύεν τὰ ὅπλα → “l’eroe si stava slacciando le armi”.

Duale

2ª persona — ἐλύετον

«Voi due scioglievate».

Immagina due guerrieri che, stanchi, sciolgono insieme i lacci dei sandali.

3ª persona duale — ἐλυέτην

«Quei due scioglievano».

Questa distinzione -τον / -την è preziosa per la metrica poetica.

Plurale

1ª persona — ἐλύομεν

«Noi scioglievamo».

Usato tantissimo negli storici:
ἐλύομεν τὰς ναῦς → “stavamo sciogliendo le navi (dai cavi)”.

2ª persona — ἐλύετε

«Voi scioglievate».

Può avere anche un valore di rimprovero:
ἀεί ἐλύετε τὸν νόμον → “continuavate sempre a violare la legge”.

3ª persona — ἐλύον

«Essi scioglievano».

Stessa forma della prima singolare ➝ contesto fondamentale.

Esempio vivido:
οἱ ἄνεμοι ἐλύον τὰ νεφέλη → “i venti scioglievano le nuvole”.

Perché l’imperfetto è così amato nella storiografia e nella poesia?

L’imperfetto permette di:

  • descrivere lo svolgersi delle battaglie,
  • mostrare lo stato d’animo dei personaggi,
  • dipingere paesaggi in movimento,
  • creare suspense,
  • preparare un climax.

Esempio “letterario”:

οἱ πολέμιοι ἐλυον τὰς τάξεις, καὶ φόβος ἐγίνετο τῷ στρατῷ.
“I nemici andavano rompendo le file, e crescente era il timore nell’esercito.”

Curiosità sull’imperfetto che nessuno dice mai

1. Può essere iterativo

Indica un’azione ripetuta nel passato:

ἐλύον πολλάκις → “scioglievo molte volte”

2. Può descrivere tentativi

Sì: può significare cercare di fare qualcosa.

ἐλύον τὸν κόμβον → “cercavo di sciogliere il nodo”

3. Può essere in contrasto con l’aoristo

  • imperfetto: processo
  • aoristo: azione puntuale

ἐλύον τὰ δεσμά ἀλλ’ οὐκ ἔλυσα → “cercavo di sciogliere le catene, ma non ci riuscii”.

4. In poesia può allungarsi per ragioni metriche

A volte la vocale dell’aumento si allunga:
ἐ-λύ-ον → ἤλυον (rarissimo ma possibile in poesia).

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Per flessione verbale intendiamo l’insieme delle trasformazioni che il verbo subisce per indicare:

Persona → prima, seconda, terza;

Numero → singolare, duale, plurale;

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Modo → indicativo, congiuntivo, ottativo, imperativo, infinito, participio;

Tempo → presente, imperfetto, futuro, aoristo, perfetto, piuccheperfetto;

Aspetto → durativo, puntuale, risultativo.

Un’unica forma verbale greca, dunque, concentra informazioni che in altre lingue richiederebbero più parole.

Struttura del verbo

Ogni forma verbale si compone di più elementi combinati:

Radice verbale → base che porta il significato (es. λυ- = “sciogliere”);

tema → radice più eventuali suffissi (λυ-ο = tema del presente; λυ-σ = tema del futuro);

vocale tematica → alternanza di -ο- / -ε-, tipica dei verbi “tematici”;

aumento (ἐ-) → prefisso che indica passato nei tempi storici (es. ἔλυον = scioglievo);

reduplicazione→ raddoppiamento usato nel perfetto (es. λέλυκα = ho sciolto);

desinenze personali → segnalano persona e numero (λυ-ω = io sciolgo, λυ-εις = tu sciogli).

Questa struttura modulare fa sì che il verbo greco possa combinare le sue parti con grande varietà, dando vita a un sistema ricchissimo.

La categoria del numero e della persona

Il verbo greco conserva, accanto al singolare e al plurale, anche il duale, forma destinata a indicare azioni compiute da due soli soggetti (es. due fratelli, due guerrieri).Le persone sono tre, come in italiano:

1ª → chi parla

2ª → chi ascolta

3ª → chi è assente

Le desinenze cambiano secondo il modo e la diatesi: ad esempio, λύ-ο-μεν (noi sciogliamo), λύ-ε-σθε (voi vi sciogliete).

Le tre diatesi

Il greco distingue tre modalità fondamentali del rapporto tra soggetto e azione:

Voce attiva (ἡ ἐνεργητική διάθεσις)

Il soggetto compie l’azione: λύω = “io sciolgo”.

Voce media (ἡ μέση διάθεσις)

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Molti verbi al medio assumono valore deponente: si usano solo in forma media ma con significato attivo (es. πορεύομαι = “cammino”).

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I modi verbali si dividono in finiti (determinati da persona e numero) e indefiniti.

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Indicativo → azione reale e certa.

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Ottativo → desiderio, possibilità più lontana, stile elevato.

Imperativo → ordine, comando, invito.

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Futuro → azione non avvenuta (λύσω = scioglierò).

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Perfetto → azione compiuta i cui effetti restano nel presente (λέλυκα = ho sciolto e il risultato permane).

Piuccheperfetto → azione compiuta con effetto sul passato (ἐλελύκειν = avevo sciolto).

Nota importante: il greco antico privilegia l’aspetto più che il tempo cronologico. Per questo l’aoristo non è “passato remoto” in senso moderno, ma piuttosto un “momento unico e compiuto”.

I sistemi verbali

La grammatica tradizionale divide il verbo greco in tre sistemi:

Sistema del presente → presente, imperfetto, futuro.

Sistema dell’aoristo → aoristo e futuro passivo.

Sistema del perfetto → perfetto e piuccheperfetto.

Ognuno di questi sistemi si basa su una forma principale che funge da punto di partenza per le altre.

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