Problemi dell’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia
La situazione dell’accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia è davvero problematica. Il tradimento di Ippocrate.
Con innocenza e purezza custodirò la mia vita e la mia arte.
Ippocrate
Hippocrates
Quanti di coloro che aspirano a studiare medicina si sono ispirati al suo giuramento, nell’accingersi a sostenere le prove di accesso a questa Facoltà universitaria, così nobile e così impegnativa? Una Facoltà destinata a formare persone decise a mettere le capacità professionali acquisite al servizio della salute degli esseri umani. Nella nostra Costituzione il diritto alla salute dei cittadini è solennemente riconosciuto. Salute da intendere nel significato non solo di benessere in vita, ma anche di salvezza dalla morte. Purtroppo, le cronache offrono anche qualche esempio negativo di medici in servizio, che per profitto abdicano ai loro doveri morali, quelli sanciti nel classico Giuramento ippocratico. Eccezioni che sconcertano anche per l’esempio negativo dato alle giovani generazioni.
Non c’è dubbio che fra i tanti aspiranti a iscriversi a Medicina non manchino giovani animati da sincera vocazione. Purtroppo, la vocazione sembra l’ultimo dei pensieri di chi è chiamato a escogitare sistemi per l’accesso. Ci si preoccupa di selezionare, piuttosto che orientare, in nome di un mero calcolo numerico di studenti da iscrivere. In primo piano è il fabbisogno di medici, considerati in prospettiva ora troppi, ora troppo pochi. Che risultino troppo pochi rispetto alla consistenza attualmente necessaria è capitato in seguito agli esiti della nuova procedura per l’accesso: dopo un “semestre filtro”, destinato alla preparazione su Chimica e propedeutica biochimica, Fisica e Biologia, gli aspiranti medici devono cimentarsi con prove costituite da sessanta quesiti a scelta multipla, fra i quali scegliere le risposte entro un tempo forse troppo limitato, vertenti su competenze e conoscenze di base, biologia, chimica, matematica e fisica, ragionamento logico. Data la carenza numerica di aspiranti che hanno superato le prove, anche chi non le ha superato tutte potrà essere reclutato.
Siamo di fronte al classico caso del rimedio peggiore del male. Lo sbarramento iniziale, di per sé aleatorio, è stato semplicemente posticipato.
Alla prova dei fatti il nuovo sistema si è palesato controproducente. Ritorniamo quindi al classico interrogativo: che fare? A questo punto ci si potrebbe affidare al giudizio di tanti medici di spicco, fra cui veri e propri luminari, in pensione o ancora militanti. Essi ritengono che il sistema dei test d’ingresso possa penalizzare proprio giovani animati da autentica vocazione e che si debba consentire il libero accesso a Medicina, per testare la vocazione autentica in itinere. Naturalmente ciò comporterebbe alcune necessità. Sorgerebbero infatti da una parte problemi di serio orientamento dei giovani in congruo anticipo sugli esami per il diploma di scuola secondaria superiore, dall’altra problemi di organizzazione delle Università tenute ad accogliere un numero elevato di studenti.
L’orientamento è comunque necessario: è bene che gli studenti sappiano quanto siano lunghi e impegnativi gli studi di medicina, che dopo la laurea richiedono la specializzazione: dopo qualche anno potrebbero trovarsi a dover abbandonarli, per non essere riusciti a superare esami fondamentali particolarmente difficili. Per quanto attiene poi al funzionamento della Facoltà, è evidente che il libero accesso comporta impegni degli esaminatori molto più onerosi e non tutti sarebbero disposti ad accollarseli.
La situazione è davvero problematica. Non appaiono soddisfacenti il tipo e il grado di cooperazione fra Ministero dell’Università e Ministero della Salute. In questo quadro si profila un evento sconvolgente. Il tradimento di Ippocrate.
Per rileggere il testo antico e il testo moderno del Giuramento di Ippocrate: giuramento-ippocrate.htm
Sui controversi rapporti fra Ministero dell’Università e Ministero della Salute: Proposta_intersocietaria_10dic25
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