Caro Ministro, ci vuole una riforma epocale, come quella del 1923

Egregio signor Ministro
mi presento, sarebbe scortese non farlo, anche per rispetto nei riguardi del delicato ruolo che Lei ricopre, come rappresentante della volontà popolare nell’ambito dell’istruzione e quindi colui a cui mi sento, per spirito di servizio, di fare riferimento nel mio agire quotidiano.
Sono un insegnante di filosofia e storia di un liceo della provincia di Bergamo che svolge la propria attività da molti anni. Premetto che ho letto dalle cronache giornalistiche quello che è stato il suo commento in Parlamento sull’ultimo rapporto Censis relativo ai livelli medi di preparazione di adulti e studenti.
Risulta che, in estrema sintesi, il 43,5% degli studenti non ha le competenze minime di italiano e il 47,5% degli alunni non possiede le competenze minime di matematica. Appare emblematico e d’effetto che il 41% degli studenti confonda le poesie di Leopardi con quelle di D’Annunzio. Confesso che per me, come, immagino, per molti altri insegnanti, non

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