Il miceneo: la prima fase del greco

La civiltà micenea rappresenta la prima fase della lingua e cultura greca, un periodo che si sviluppò tra il 1600 a.C. e il 1100 a.C. circa. Il nome “Miceneo” deriva dalla città di Micene, uno dei principali centri della popolazione situata nell’odierna Grecia, nel Peloponneso. Questo periodo segna l’alba della cultura greca, ma anche una fase di transizione da forme primitive di organizzazione sociale e linguistica a strutture più complesse, che avrebbero influenzato la Grecia classica e oltre.

In questo articolo, che proponiamo per poter disporre di una panoramica migliore circa l’apprendimento del greco, esploreremo la lingua, la cultura e le dinamiche politiche di una società che ha contribuito in modo determinante alla nascita della civiltà greca. Un viaggio che ci condurrà dalle tavolette di Lineare B alle grandi opere epiche, per comprendere l’importanza di un periodo che continua a suscitare interesse e dibattito.

Caratteristiche principali della civiltà micenea

La civiltà micenea è famosa per le sue grandi fortezze, come quelle di Micene, Tirinto e Pilo, che erano dotate di imponenti mura ciclopiche e servivano come centri amministrativi e militari. Questi siti testimoniano la presenza di una società altamente organizzata, con una classe dirigente che esercitava un controllo centralizzato e un’economia che si basava principalmente sull’agricoltura, il commercio e la guerra.

L’organizzazione sociale e politica

La società micenea era organizzata in un sistema monarchico, con un re (il wanax) che deteneva il potere assoluto e che era spesso assistito da una classe di nobili e funzionari. La civiltà micenea era una popolazione palaziale, all’interno dei quali non solo veniva esercito il potere politico, ma anche attività economica e religiosa. Attorno al re si trovavano artigiani, agricoltori e mercanti, che operavano sotto la sua supervisione.

Nella civiltà micenea, un ruolo cruciale era esercitato persino dalla guerra, intesa come una vera e propria arte. Le città erano spesso circondate da fortificazioni massicce, e le leggende sulle guerre, come quella raccontata nell’Iliade di Omero, sono per molti storici basate su eventi realmente accaduti e assimilabili alla civiltà micenea.

L’evoluzione linguistica: il greco Miceneo

Il greco miceneo è la forma più antica conosciuta della lingua greca ed è attestato attraverso una serie di tavolette di argilla realizzate con un sistema di scrittura conosciuto come Lineare B, un sillabario concepito in maniera verosimile per trascrivere una lingua con caratteristiche molto diverse da quelle del miceneo. Fu decifrata nel 1953 dall’architetto inglese Michael Ventris e comprende più di novanta segni, ciascuno corrispondente a una sillaba aperta.

Questo sistema fu utilizzato per redigere registrazioni amministrative, che riguardavano scambi commerciali, distribuzione di cibo, risorse e il personale che serviva nei palazzi. Il tutto veniva riportato su tavolette d’argilla, scoperte principalmente a Cnosso, nell’isola di Creta, nella stessa Micene e a Pilo.

Seppur il miceneo non era ancora il classico idioma greco, ma una sua forma arcaica, presenta molte radici comuni che ritroveremo nella lingua che studieremo, come wanaka (greco: ἄναξ, anax, “signore”, “sovrano”), damo (greco: δῆμος, demos, “popolo”), kerosija (greco: γηρουσία, gherousia, “assemblea degli anziani”).

La caduta della civiltà micenea

Il periodo miceneo terminò bruscamente intorno al 1100 a.C. con il crollo di molte delle sue città principali. Le cause di questa disfatta sono ancora oggetto di dibattito tra gli studiosi, ma si ritiene che abbiano giocato un importante ruolo eventi come invasioni straniere, guerre interne, disastri naturali e una crisi economica. Questo periodo di declino è noto come “Periodo Oscuro” della storia greca, durante il quale la scrittura venne abbandonata per secoli e gran parte della cultura micenea venne dimenticata.

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