La matematica della maturità 2025

Cambia la struttura della prova: ciascun problema introdotto da una citazione che ne ispiri la soluzione più una citazione finale a suggellare l’intero testo.

Cartesio, Platone, Hilbert: una prova costruita più per ricevere applausi che per la matematica dell’esame! Ma due quesiti salvano la scena: quello su Boccioni e quello su Cicerone.


La prova di matematica della maturità 2025 sembra aver consolidato un vezzo inaugurato già nel 2024: quello delle citazioni d’autore. L’anno scorso toccò a De Giorgi e Hardy fare da cornice a un solo problema e sembrava potesse bastare. Invece, quest’anno si è addirittura voluto alzare l’asticella con Cartesio e Platone in apertura, e Hilbert in chiusura. Il tutto a dare un’aura filosofica alla prova, a suggerire profondità e universalità. A far sì che il TG1 annunciasse che i candidati avevano dovuto affrontare lo studio di funzione con citazione ovvero a partire da frasi attribuite a Cartesio e a Platone.

Questa volta si è decisamente andati oltre misura.

Se nel 2024 la presenza di quelle citazioni poteva sembrare un esperimento, un capriccio da perdonare e dimenticare, qui si è dato spazio a un intero impianto retorico e decorativo più che a un impianto matematico: problemi accompagnati da frasi che neppure lontanamente hanno attinenza con essi. Unica giustificazione possibile il desiderio degli ideatori delle tracce di dare prova di cultura e

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La matematica della maturità 2025

Cambia la struttura della prova: ciascun problema introdotto da una citazione che ne ispiri la soluzione più una citazione finale a suggellare l’intero testo.
Cartesio, Platone, Hilbert: una prova costruita più per ricevere applausi che per la matematica dell’esame! Ma due quesiti salvano la scena: quello su Boccioni e quello su Cicerone.

La prova di matematica della maturità 2025 sembra aver consolidato un vezzo inaugurato già nel 2024: quello delle citazioni d’autore. L’anno scorso toccò a De Giorgi e Hardy fare da cornice a un solo problema e sembrava potesse bastare. Invece, quest’anno si è addirittura voluto alzare l’asticella con Cartesio e Platone in apertura, e Hilbert in chiusura. Il tutto a dare un’aura filosofica alla prova, a suggerire profondità e universalità. A far sì che il TG1 annunciasse che i candidati avevano dovuto affrontare lo studio di funzione con citazione ovvero a partire da frasi attribuite a Cartesio e a Platone.
Questa volta si è decisamente andati oltre misura.
Se nel 2024 la presenza di quelle citazioni poteva sembrare un esperimento, un capriccio da perdonare e dimenticare, qui si è dato spazio a un intero impianto retorico e decorativo più che a un impianto matematico: problemi accompagnati da frasi che neppure lontanamente hanno attinenza con essi. Unica giustificazione possibile il desiderio degli ideatori delle tracce di dare prova di cultura e di ricevere il meritato encomio.
Ed in verità non sono mancati i like: «carine le citazioni» ha scritto una signora e un’altra ha elogiato l’incipit dei problemi  che richiama alle grandi figure della matematica e «coniuga sapere scientifico e cultura umanistica». E non hanno proprio torto, perchè a chi non è del mestiere, quelle citazioni danno l’impressione che la matematica si sia finalmente umanizzata, abbia scoperto il suo volto estetico. Ma quanti dei candidati, dentro quelle citazioni, hanno trovato una guida reale alla risoluzione del compito?
Nei giorni seguenti avremo modo di commentare più serenamente i due problemi e i singoli quesiti, ma è d’obbligo osservare subito che quanto fin qui sottolineato ha rilevanza per il significato stesso della prova d’esame soggetta come tutte le prove delle classi terminali a comparazioni internazionali dove sarà difficile far capire cos’è questo studio di funzione, tutto italiano, con citazione d’autore a introdurlo.
Le eccezioni: forme e probabilità
In questo quadro, due quesiti meritano una nota positiva e netta. Sono quelli che, a differenza delle epigrafi introduttive e conclusive, riescono davvero a integrare il riferimento culturale con il contenuto matematico. A leggerli, evidenziano subito che, nel gruppo di esperti ideatori, sono dovuti a mani diverse, più esperte e mature, più sensibili alle tracce d’esame della maturità.
Il primo è quello ispirato all’opera di Umberto Boccioni, che parte da “Forme uniche della continuità nello spazio” – largamente nota per la sua presenza sulla moneta da 20 centesimi – e si traduce in un quesito che coinvolge andamenti grafici e immaginazione spaziale. Il secondo è quello che prende spunto da Cicerone, con un passo dal De divinatione che introduce un problema di probabilità, finalmente capace di rendere operativa una riflessione filosofica.
Due esempi, insomma, in cui la contaminazione tra matematica e cultura non è solo decorazione e forma, ma sostanza. Ed è forse da questi che andrebbe ripensato il rapporto tra prova d’esame e riferimenti extra-matematici.

Conclusione
Per il futuro, le citazioni (ne parlerà, in un prossimo intervento, anche Biagio Scognamiglio) chi le pensa deve essere in grado di renderle strumenti, non orpelli. Altrimenti non si fa una bella figura e non si rende un buon servizio alla didattica, alla matematica, alla cultura.
Il tema di matematica 2025;
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