Chi valuta i professori?

In questo periodo la stampa ed i social si interessano particolarmente di scuola perché c’è l’esame di maturità; ma non mancano i soliti “esperti” (psicologi, sociologi, pedagogisti) che non perdono occasione per lanciare le loro teorie, a volte pronunciate dall’alto di studi teorici e con scarsa esperienza con la realtà vera, quella che gli insegnanti vivono tutti i giorni con le loro classi. Purtroppo, nonostante le voci contrarie, nell’opinione pubblica si riscontra ancora una certa ostilità nei confronti dei docenti, accusati di non essere educatori ma solo trasmettitori di nozioni, di non essere empatici con gli studenti, di essere ciechi di fronte al disagio giovanile ed altro. I giudizi negativi vengono scagliati contro l’intera categoria, anche se sono pochi quelli che demeritano davvero, come se nelle altre categorie di lavoratori tutto fosse perfetto. E lasciamo stare, perché non merita nemmeno risposta, la solita ignorante predica secondo cui gli insegnanti lavorerebbero solo 18 ore a settimana e avrebbero tre mesi di ferie.
Detto questo, bisogna però aggiungere che il lavoro dei docenti andrebbe comunque monitorato, perché si tratta di un’attività molto importante che influisce profondamente nella formazione dei futuri cittadini, e quindi chi arriva molto giovane in una scuola per insegnare non dovrebbe essere lasciato a se stesso. Questo per evitare errori che più o meno tutti, quando abbiamo cominciato ad insegnare, abbiamo commesso; a me ad esempio, quando feci le prime supplenze, mi fu dato il registro in mano e indicata l’aula dove si trovava la mia classe, senza nessun’altra indicazione. Oggi, con il progresso della scienza pedagogica, questo non dovrebbe avvenire più. Occorrerebbe la presenza di qualcuno che seguisse il nuovo docente fin dall’inizio e controllasse il suo comportamento, lo svolgimento dei programmi, il rapporto ch’egli crea con gli alunni, che è un aspetto fondamentale del nostro lavoro: essere troppo severi e arcigni non paga di sicuro, ma neanche fare gli “amiconi” dei ragazzi porta alcun giovamento, perché i ruoli sono distinti e tali devono rimanere. Va ricordato che gli studenti, quando sarà passato qualche anno dall’uscita dal liceo, ricorderanno con affetto e riconoscenza non il professore che giocava con loro e distribuiva voti alti per non avere fastidio, ma colui (o colei) che li ha messi di fronte alle difficoltà, che pretendeva uno studio serio, che dava anche valutazioni basse, se meritate, perché sono proprio gli insuccessi che aiutano a crescere e ad affrontare gli ostacoli della vita. Al di là dei voti, però, il docente non deve mai frustrare l’autostima degli studenti, che anche in caso di insuccesso scolastico restano persone da rispettare ed incoraggiare al superamento delle difficoltà.
Ma chi è che dovrebbe fare questo lavoro di controllo del lavoro dei docenti? Non certo il Dirigente scolastico, che non può avere competenza su tutte le materie del suo istituto; ma neanche i colleghi in servizio nella scuola sono idonei a tal funzione, perché tra le persone che lavorano insieme nascono sentimenti di amicizia o di avversione, per cui il loro giudizio non sarebbe equanime. A mio parere dovrebbe essere consentito alle scuole di ricorrere a persone competenti estranee, magari ex docenti in pensione che, su base volontaria, si assumano questo compito e procedano in modo trasparente e imparziale, sine ira et studio come diceva Tacito, a segnalare per iscritto i lati positivi ma anche le criticità; trovo infatti assurdo che nessuno abbia nulla da eccepire se l’insegnante gioca con i ragazzi a pallone invece di fare lezione (è successo!), se a metà anno scolastico non ha svolto neanche un decimo del programma previsto, se valuta gli alunni in modo parziale ecc. E’ vero, esiste la libertà di insegnamento, ma questo non significa che ciascuno possa fare quel che vuole non rispettando i programmi previsti, impiegando il tempo in maniera inesatta, dando tutte valutazioni positive o tutte (o quasi) negative.
Il lavoro del docente è troppo importante per essere lasciato a se stesso: in alcuni casi (pochi ma purtroppo esistenti) questa trascuratezza produce danni irreparabili e perenni alla personalità degli studenti, perché dobbiamo ricordare sempre che noi non lavoriamo con materiali inerti, ma con le persone. E credo anche che un controllo di questo tipo, una volta approvato e generalizzato, sarebbe accettato di buon grado anche dai giovani docenti, ai quali molto spesso manca una qualsiasi indicazione pratica per il loro lavoro, tanto che spesso tendono a riprodurre il comportamento che i loro professori del liceo avevano avuto nei loro confronti. Del resto, chi è preparato nelle proprie discipline ed è disposto ad insegnare con passione e avendo a cuore il bene degli studenti non deve temere nulla: riceverà solo giudizi positivi. Su questo dovrebbe basarsi il governo quando parla di incentivazione degli insegnanti meritevoli, tante volte promessa ma mai realizzata in modo equo.
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