G. Montanaro, Il libraio di Venezia

Montanaro, dalla vita all’opera
di Antonio Stanca
Nella serie “Universale Economica” della Feltrinelli è comparsa di recente una nuova edizione de Il libraio di Venezia, romanzo di Giovanni Montanaro. La prima volta era uscito nel 2020 sempre presso Feltrinelli nella serie “I Narratori”. Montanaro è nato a Venezia nel 1983, ha studiato Giurisprudenza all’Università di Padova e lavora come avvocato nello studio legale Boedl &Partner di questa città. Prima di scrivere di narrativa ha scritto di teatro: era il 2005, aveva ventidue anni e l’opera s’intitolava Arriva sempre la stessa lettera da Vienna. Alla narrativa è approdato nel 2007, a ventiquattro anni, col romanzo La Croce Honninfjord, segnalato alla XIX edizione del Premio Italo Calvino e poi selezionato per il progetto Scritture Giovani al Festivalletteratura di Mantova. Ha continuato nella narrativa Montanaro, ha ottenuto altri riconoscimenti e tra Marsilio e Feltrinelli si è mosso per le edizioni delle sue opere. Anche molto tradotto è stato e così pure con Il libraio di Venezia che da quando è comparso continua ad avere successo. Attira di questo scrittore la maniera di fare letteratura, arte di quella che è semplicemente vita, storia, il modo di procurare un valore, un significato più ampio a quella che è una condizione quotidiana. Leggendolo risulta vicino e pure lontano, uguale e pure maggiore, migliore. E questo sia nei contenuti sia nell’esposizione, nel linguaggio che è insieme comune e colto, che sta tra il dialetto e il ricercato. Così anche ne Il libraio di Venezia, opera ispirata al Montanaro dall’acqua alta verificatasi nella città il 12 Novembre 2019. Aveva superato i centottantasette centimetri, era stata la seconda volta nella storia della città e moltissimi danni aveva causato. Aveva inondato strade, case, negozi, scuole, edifici pubblici portando via, cancellando, distruggendo tutto quanto, tra esterno e interno, faceva parte di Venezia, della sua gente, della sua vita, della sua storia. L’inondazione era durata parecchio tempo, parecchi giorni e sospesi aveva tenuto i veneziani e quanti altri, tra stranieri e turisti, si trovavano nella città in quel periodo. Li aveva fatti stare tra momenti che vedevano l’acqua mentre saliva ed altri che la vedevano scendere, tra una condizione di paura, di allarme ed un’altra di fiducia, di speranza.
Tra i negozi invasi dall’acqua, che questa volta era acqua di fogna e, quindi, sporca, putrida, c’era stata la libreria “Moby Dick”, situata in campo San Giacomo e gestita da molti anni da Vittorio, un quarantenne innamorato dei suoi libri, loro accanito lettore ed esperto conoscitore dei loro autori. Molti libri, specie quelli degli scaffali inferiori, avevano subito gravi danni e difficile riusciva pensare a come porvi rimedio. Tra i danni comportati dall’acqua quelli dei libri richiamano maggiormente l’attenzione dello scrittore. Ai libri vede allegato il valore di documento, di testimonianza di quanto c’è stato, è successo nel tempo, nella storia, da essi vede svolta la funzione di riconoscimento, memoria di quelli che sono stati i segni, i caratteri di un popolo, di un paese, di un’epoca. È molto grave dover rinunciare ai libri, doverli perdere e necessario diventa adoperarsi per salvarli. A questo scopo si costituiranno a Venezia numerosi gruppi, molte compagnie di ragazzi, più o meno giovani, che programmeranno delle vere e proprie operazioni di recupero del materiale librario da svolgere con sistemi tra i più moderni in diverse zone della città, quelle dove c’erano più librerie o biblioteche. Animati si mostreranno quei giovani dallo spirito di collaborazione, di partecipazione che diventa proprio delle imprese sentite come molto importanti. Da uno stato di quasi disperazione si passerà ad uno di entusiasmo, dalla negazione all’affermazione, ai primi risultati. Da una vicenda veramente accaduta ad un’opera letteraria, ad un romanzo capace di procurarle un significato molto esteso, di farle assumere una dimensione superiore, un valore universale. Montanaro aveva vissuto quei giorni, quando dalla rovina si era andati alla ricostruzione della città, aveva trentasei anni, aveva già cominciato a scrivere di narrativa, aveva fatto conoscere il suo modo di procedere ed anche ne Il libraio di Venezia era passato dalla storia alla letteratura, dalla vita all’opera, all’arte. E non solo per quanto era accaduto in città ma anche per la particolare esperienza alla quale l’avvenimento aveva esposto il libraio Vittorio. Lo aveva fatto incontrare con la più giovane e bella Sofia e li aveva portati a pensare ad un loro futuro insieme. Ancora altri risvolti della grave situazione ci saranno e nessuno sfuggirà al Montanaro che per tutta l’opera farà assistere ai pensieri e alle azioni di tante persone, di tutte quelle dei giorni dell’inondazione. Di un’umanità intera scriverà, di cosa farà, penserà, di come si muoverà fin quando non si sentirà fuori pericolo, non si vedrà aiutata, salvata dal coraggio dei più giovani. A volersi bene si era giunti dopo tanto male: è così che deve succedere, è così che l’opera va oltre la vita, che l’idea supera la realtà. Ad un’altra trascendenza ha fatto assistere il Montanaro e tanto facile gli è riuscito da farla sembrare naturale!
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