Ancodis denuncia il caro scuola!

Con l’inizio del nuovo anno scolastico, si ripresenta puntuale il problema delle spese scolastiche, un tema che grava pesantemente sui bilanci familiari, soprattutto per i nuclei con più figli. L’acquisto di libri di testo, materiali didattici, zaini e astucci, insieme ai costi per attività extradidattiche e viaggi di istruzione, rappresenta una vera e propria stangata economica che rischia di compromettere il diritto allo studio garantito dalla Costituzione Italiana.

Secondo le stime del Codacons, la spesa media per studente nell’anno scolastico 2025/2026 potrebbe superare i 700 euro, con aumenti significativi rispetto agli anni precedenti. I dati elaborati dall’Unione Nazionale Consumatori evidenziano incrementi preoccupanti: i prezzi dei libri scolastici sono aumentati del +2,8% rispetto al 2024 e del +11,9% rispetto al 2022, mentre materiali come quaderni e penne registrano rincari superiori al +20% rispetto al 2021. Questi dati sottolineano una dinamica inflazionistica che supera di gran lunga l’inflazione generale.

Un ulteriore elemento critico è rappresentato dalla concentrazione del mercato editoriale. L’Antitrust ha evidenziato come quattro grandi editori controllino l’80% del settore, limitando la concorrenza e mantenendo alti i prezzi. La pratica di pubblicare nuove edizioni annuali, spesso non necessarie, rende difficile il riutilizzo dei libri usati, aggravando ulteriormente la spesa per le famiglie.

Nonostante esistano misure di supporto economico per le famiglie con ISEE basso, queste risultano insufficienti e spesso tardive. Il Presidente di Ancodis, Rosolino Cicero, ha sollecitato il governo e le forze parlamentari a intervenire con urgenza attraverso la prossima legge di bilancio. Tra le proposte avanzate figurano la gratuità dei libri per gli alunni della scuola secondaria di primo grado, l’incentivazione del comodato d’uso gratuito per testi cartacei e digitali, e la riduzione dei costi dei libri del 50% dal secondo figlio in poi per le scuole secondarie di secondo grado.

Cicero ha inoltre invitato editori e cartolibrerie a rivedere le proprie strategie commerciali per venire incontro alle difficoltà economiche delle famiglie. È necessario riportare al centro del dibattito politico il diritto allo studio come principio universale, evitando che le disuguaglianze economiche si traducano in disparità educative.

Il caro scuola non è solo una questione economica: ha implicazioni profonde sul piano sociale e culturale. Per molte famiglie italiane, sostenere queste spese è uno sforzo insostenibile che rischia di compromettere l’accesso equo all’istruzione. È quindi indispensabile un intervento coordinato tra Stato, editori e istituzioni locali per rendere la scuola più accessibile e meno onerosa. Solo così sarà possibile garantire a tutti gli studenti pari opportunità, indipendentemente dalle condizioni economiche delle loro famiglie.

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