Pensioni: attacco senza precedenti contro lavoratrici e lavoratori pubblici

Roma, 28 agosto – Come avevamo già denunciato lo scorso anno in occasione dell’approvazione della Legge di Bilancio 2024 (L. 213/2023), il Governo Meloni ha introdotto un taglio alla quota retributiva delle pensioni dei dipendenti pubblici con meno di 15 anni di contributi al 31 dicembre 1995, colpendo iscritte e iscritti a CPDEL, CPS, CPI e CPUG
Il recente Messaggio INPS n. 2491 del 25 agosto 2025 conferma che, a seguito dell’innalzamento del limite ordinamentale a 67 anni stabilito dalla Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024), tutte le pensioni anticipate erogate prima di tale età subiranno i tagli alle aliquote di rendimento. Si tratta di una misura retroattiva, che interviene sull’importo delle pensioni future in violazione dei principi di certezza del diritto e con evidenti profili di incostituzionalità. Per la prima volta, non era mai accaduto neanche con la Legge Monti-Fornero, si interviene sulle posizioni contributive già maturate, con un provvedimento a forte rischio di incostituzionalit
Secondo le stime, nel 2043 saranno oltre 730.000 le lavoratrici e i lavoratori pubblici colpiti, per un totale di 33 miliardi di euro di tagli a regime. Gli effetti, calcolati dall’ufficio politiche previdenziali della Cgil nazionale su diverse anzianità contributive, sono pesantissimi: per una retribuzione annua di 30 mila euro si va da 927 € a 6.177 € in meno l’anno, per una retribuzione di 50 mila euro da 1.545 € a 10.296 €, per una retribuzione di 70 mila euro da 2.163 € a 14.415 €.
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