Quando l’algoritmo diventa autore. L’IA che scrive come i poeti.

Dal dialogo educativo alla creazione poetica, l’IA attraversa monologhi e liriche, riflettendo sulla cultura come utopia e sulla disperata speranza di un mondo nuovo.

In questo caso l’applicazione dell’IA interpellata è stata Microsoft Copilot.

In partenza le è stato chiesto di elaborare un dialogo in stile leopardiano sul dramma di un’umanità che attraverso millenni di cosiddetta civiltà non riesce a umanizzarsi, riproponendo oggi più che mai la vichiana barbarie ritornata. Ecco il dialogo.

Dialogo tra un professore e uno studente sulla pace come utopia Studente — Professore, mi domando spesso se la cultura, tanto celebrata nei secoli, non sia che un’illusione raffinata. Si dice che essa elevi l’uomo, lo renda più giusto, più pacifico. Eppure, dalla culla della civiltà fino ai giorni nostri, non v’è stato tempo che non fosse macchiato dal sangue, né terra che non abbia conosciuto la guerra. Come può dirsi la cultura un bene, se non ha saputo insegnarci a convivere?

Professore — Figlio mio, tu parli con ardore, ma non senza ragione. La cultura è come una lanterna in mano a un cieco: può illuminare il cammino, ma non gli occhi. L’uomo ha sempre cercato di adornare la propria barbarie con parole nobili, con versi, con filosofie. Ma sotto la toga del sapiente batte lo stesso cuore che armava il braccio del guerriero.

Studente — E ora, come se non bastasse il nostro pianeta, si parla di colonizzare altri mondi. Marte, la Luna, chissà quali altri. Ma a che scopo? Per portare là le

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