Un articolo di Marcello Veneziani
Riporto qui una parte di un articolo di Marcello Veneziani, uno dei pochi scrittori non schierati a sinistra, comparso sul n.41 di “Panorama”, a proposito delle differenze tra destra e sinistra nel dibattito politico:
” La destra battagliera combatte la sinistra col proposito di sconfiggerla, disarcionarla, denunciarne gli abusi. La sinistra invece non vuole sconfiggere l’avversario, ma eliminarlo. Il retropensiero fisso è che il nemico non abbia diritto di esistere e di pronunciarsi; non ha i titoli, va squalificato a priori, non va nemmeno ascoltato e confutato ma va cancellato in partenza. Non c’è l’idea di scontro tra due parti avverse, ma la pretesa che una parte sia giudicante e l’altra giudicata, in permanenza; il verdetto è scritto a priori, il nemico è orribile e suscita indignazione, non dissenso. Va soppresso, non criticato. Se dunque eliminare il nemico è il verbo finale di questo modo di pensare e di agire, i succedanei in un regime di pace, libertà e democrazia, sono censurare, impedire, cacciare, boicottare, silenziare. Cosa che a parti invertite non accade quasi mai. E da ultimo, far finta che non esiste, condannarlo alla morte civile, non prendere mai in considerazione ciò che dice, che scrive, che fa, che pensa. Tutto questo si carica all’estrema potenza quando l’ambito di riferimento è il mondo culturale, inteso nel senso più largo e onnicomprensivo, di spettacolo, editoria, arte e pensiero, musica, scuola e università. Quel mondo viene ritenuto per privilegio innato e indiscusso di loro esclusiva pertinenza; e dunque chiunque emerga in quel mondo, chiunque venga promosso, soprattutto da un governo di destra, a un ruolo in quei campi, è per definizione un intruso, un imbucato, disadatto, incapace, ignorante. Da espellere come un corpo estraneo. La differenza tra destra e sinistra nei rapporti con l’avversario è sostanzialmente questa: la destra ha mille difetti e incongruenze, è in genere meno attenta e sensibile ai temi culturali, spesso più rozza e in certi casi sguaiata. Ma combatte l’avversario, vuole batterlo, non vuole eliminarlo a priori. […]Tutto questo condanna la sinistra a restare fazione e non riuscire mai a parlare al resto del paese. Quella pretesa di superiorità è la loro condanna all’inferiorità politico-elettorale e la propensione alla sconfitta. La destra così piena di difetti alla fine diventa preferibile rispetto al livido, acido, intollerante settarismo del campo avverso. E dopo aver gridato largo ai giovani, spazio alle donne, davanti a una giovane donna, cresciuta nel mondo della musica e non della politica, l’unica cosa che sanno dire è: cacciatela, non è degna. Una vergogna, si, una miseria, ma la loro.”
Condivido totalmente questa impostazione. Questa sinistra italiana, rimasta ancora ai tempi della guerra civile (la cosiddetta “resistenza”, scritta con la minuscola) è erede del vecchio comunismo, che pur si vanta di aver superato; ed il comunismo, si sa, è una religione laica che ha come dio lo Stato e non ammette contraddittorio. E’ convinta di avere la Verità assoluta, gli altri sono infedeli e perciò vanno distrutti, eliminati, non può esserci spazio per idee diverse dalle loro. Questo accade ancor oggi quando i nipotini di Stalin (che si chiamino Schlein, Fratoianni o in altro modo) hanno ancora bisogno assoluto di crearsi un nemico da abbattere per supplire alla loro inconcludenza, e da questo derivano le assurde accuse di “fascismo” lanciate contro avversari che del fascismo non hanno nulla ormai da decenni. Certo, non possono più torturare e uccidere gli avversari come facevano i loro “eroi” delle brigate partigiane; e allora usano un altro metodo, quello di imporre il loro pensiero unico e di condannare alla morte civile, come dice giustamente Veneziani, i “nemici”, escludendoli dai loro fortini culturali in cui comandano ancora indisturbati nonostante ci sia un governo di centrodestra da tre anni (è questo il caso di Beatrice Venezi), oppure colpendoli con etichette infamanti come “fascista”, “omofobo”, “razzista”, “negazionista” e via dicendo.
La loro supponenza ed il loro odio vengono sconfitti alle elezioni, è vero, perché le persone normali ed equilibrate non sopportano più “questa sinistra” indecente. Ma non basta. Quello che sarebbe necessario, ed il governo dovrebbe impegnarsi in questo, è scardinare l’egemonia che la sinistra ancora detiene in tutti gli ambienti ove si produce cultura: la televisione, i giornali, ma soprattutto le università, le scuole ed il mondo dello spettacolo, dove se non sei di sinistra vieni escluso a priori. Vediamo tutti i giorni gli effetti di questo cancro: attorucoli e cantantucoli che compaiono in tv e ai concerti a insultare la Meloni e il suo governo, ma non perché siano veramente di sinistra o abbiano letto una riga di Marx o di Gramsci, ma perché sanno che il proclamarsi di sinistra ti dà la patente di “intellettuale” e ti consente di lavorare e di fare carriera. Occorre intervenire, ad esempio, per proibire l’adozione di libri di testo faziosi, per cacciare i docenti che fanno indottrinamento politico in aula, registi e attori che usano la loro “arte” (le virgolette sono d’obblico) per denigrare chiunque non la pensi come loro. E non sarebbe male programmare leggi che puniscano con severità politici e giornalisti che usano sistematicamente l’insulto volgare contro gli avversari, approfittando dell’impunità che la melma legislativa attuale concede loro.
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