Desinenze primarie dei verbi in -μι


Nel greco antico l’imperativo è il modo della volontà immediata: ordine, esortazione, invito, ammonimento. È il modo più diretto e, per certi aspetti, più antico della lingua. Proprio per questo, nei verbi in -μι, che conservano strutture arcaiche, l’imperativo attivo mostra forme particolarmente interessanti, diverse da quelle dei verbi in -ω e spesso più vicine all’indoeuropeo originario.

Quando si parla di desinenze primarie dell’imperativo, ci si riferisce all’imperativo del sistema del presente, in opposizione all’imperativo aoristo (detto talvolta “secondario” perché legato al tema dell’aoristo). L’imperativo presente attivo esprime infatti un’azione:

  • durativa,
  • abituale,
  • o concepita come valida nel tempo.

L’imperativo e la natura atematica dei verbi in -μι

Come già accade per l’indicativo presente, anche l’imperativo dei verbi in -μι è atematico. Ciò significa che:

  • non compare la vocale tematica (ο / ε),
  • la desinenza si appoggia direttamente alla radice o al tema del presente.

Questa immediatezza strutturale è perfettamente coerente con il valore dell’imperativo: un comando non ha bisogno di mediazioni.

Le persone dell’imperativo attivo

Nel greco antico l’imperativo possiede solo alcune persone:

  • 2ª persona singolare
  • 3ª persona singolare
  • 2ª persona plurale
  • 3ª persona plurale

Non esiste la 1ª persona, perché non si può dare un ordine a se stessi in senso grammaticale.

La desinenza primaria della 2ª persona singolare: -θι

La forma più caratteristica dell’imperativo attivo dei verbi in -μι è la 2ª persona singolare in -θι.

Questa desinenza:

  • è antichissima,
  • risale direttamente all’indoeuropeo,
  • è tipica dei verbi atematici.

Esempi notissimi:

  • τίθημι → τίθηθι (“poni!”)
  • δίδωμι → δίδουθι (in forma più arcaica)
  • ἵστημι → ἵστηθι (“stai!”, “fermati!”)
  • εἰμί → ἴσθι (“sii!”)
  • φημί → φάθι (“di’!”, “afferma!”)

Dal punto di vista fonetico, il -θι entra spesso in contatto con la radice, producendo assimilazioni o contrazioni, ma il suo valore resta chiaramente riconoscibile.

È importante notare che -θι non indica tempo, ma modalità imperativa pura.

La 3ª persona singolare: -τω

La 3ª persona singolare dell’imperativo attivo usa la desinenza:

-τω

Questa forma non indica un comando diretto, ma:

  • un ordine mediato,
  • un augurio,
  • una prescrizione impersonale.

Esempi:

  • τιθέτω → “che egli ponga”
  • διδότω → “che egli dia”
  • ἔστω (da εἰμί) → “che sia”

Dal punto di vista storico, -τω è una desinenza molto stabile, condivisa anche con i verbi in -ω, segno di una convergenza progressiva tra i due sistemi.

La 2ª persona duale dell’imperativo attivo: -τον

La 2ª persona duale dell’imperativo attivo dei verbi in -μι presenta la desinenza:

-τον

Questa desinenza:

  • è identica a quella del duale dei verbi in -ω,
  • mostra come, già in epoca antica, alcune forme imperative tendessero a uniformarsi.

Applicata ai verbi in -μι, la desinenza -τον si unisce direttamente al tema del presente, senza vocale tematica.

Esempi concettuali:

  • τίθημι → τίθετον → “ponete voi due!”
  • δίδωμι → δίδοτον → “date voi due!”
  • εἰμί → ἔστον → “siate voi due!”

Dal punto di vista semantico, il comando è:

  • diretto,
  • concreto,
  • fortemente dialogico.

È il tipico ordine rivolto a una coppia ben identificata.

La 3ª persona duale dell’imperativo attivo: -των

La 3ª persona duale dell’imperativo attivo usa la desinenza:

-των

Questa forma è estremamente arcaica e solenne. Non esprime un ordine diretto, ma piuttosto:

  • una prescrizione,
  • un comando mediato,
  • una formulazione normativa o rituale.

Esempi concettuali:

  • τιθέντων → “che pongano quei due”
  • διδόντων → “che diano quei due”
  • ἔστων → “che siano quei due”

Noterai che -των è formalmente identica alla 3ª persona plurale arcaica: questo non è un errore, ma il segno che duale e plurale erano originariamente molto vicini, e che solo il contesto permette di distinguerli.

La 2ª persona plurale: -τε

La 2ª persona plurale dell’imperativo attivo presenta la desinenza:

-τε

Questa forma è particolarmente importante perché:

  • coincide formalmente con quella dell’indicativo,
  • è molto frequente nei testi,
  • ha un valore collettivo e spesso esortativo.

Esempi:

  • τίθετε → “ponete!”
  • δίδοτε → “date!”
  • ἴστε → “siate / sappiate”

Qui si vede bene come l’imperativo dei verbi in -μι tenda, nelle forme plurali, ad avvicinarsi a quello dei verbi in -ω, segno di un’evoluzione verso la regolarità.

La 3ª persona plurale: -ντων / -τωσαν

La 3ª persona plurale presenta due possibili desinenze:

  • -ντων (più antica, tipica dei verbi in -μι)
  • -τωσαν (più recente, più comune in età classica)

Esempi:

  • τιθέντων → “che pongano”
  • διδόντων → “che diano”
  • ἔστων → “che siano”

La forma in -ντων è particolarmente arcaica e si incontra spesso in:

  • poesia,
  • testi giuridici,
  • formule solenni.

Differenza con i verbi in -ω

Nei verbi in -ω:

  • la 2ª singolare è in -ε,
  • manca completamente il -θι.

Questo rende l’imperativo dei verbi in -μι immediatamente riconoscibile e stilisticamente marcato. Dove il verbo in -ω è pratico e funzionale, il verbo in -μι è fondativo e autoritativo.

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