“Una scuola che non boccia, permissiva alimenta le disuguaglianza sociali”. Ma è davvero così?

Di redazione Inviato da Alfonso D’Ambrosio, Dirigente scolastico Istituto comprensivo di Lozzo Atestino, Cinto Euganeo e Vo’ (PD) – Ho terminato di leggere il libro di Paola Mastrocola e Luca Ricolfi, Il danno scolastico. Non avevo mai letto nulla di Paola Mastrocola, ma vi assicuro che ho letto questo libro e, a dispetto di tante persone che hanno scritto su questo libro, io l’ho letto per bene e l’ho pure studiato nella sua parte statistica (chi vi scrive è fisico e dirigente scolastico, e sottolineo : prima …

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IA a scuola, ecco le linee guida dal Governo: cosa aspettarsi

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) ha reso note le Linee guida sull’uso dell’Intelligenza Artificiale in ambito scolastico,  pubblicazione preceduta da una serie di azioni e all’annuncio di iniziative correlate, tra cui in primo luogo il forum internazionale su scuola e intelligenza artificiale, che si svolgerà a Napoli a ottobre 2025.Proviamo, attraverso l’analisi di come si è arrivati alle Linee Guida a presentare questo importante documento, che segnala anche a livello istituzionale come il cambiamento in atto nel sistema educativo italiano e internazionale è irreversibile e va affrontato con consapevolezza e formazione.Le linee Guida del MIM, va ricordato in premessa, tengono conto delle regole tracciate per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli istituti scolastici, pubblicate dall’Unione Europea lo scorso 4 febbraio 2025.Indice degli argomenti
Il progetto pilota del MIM e la formazione dei docentiUno dei passi più importanti compiuti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito italiano e sicuramente alla base della elaborazione e formulazione delle Linee Guida è il progetto, partito lo scorso anno scolastico, che ha riguardato 15 scuole sparse in tutta la penisola, teatro di una sperimentazione voluta proprio dal ministro Valditara, per mettere in campo l’uso dell’IA. Il lancio dell’iniziativa era stato fatto a Cernobbio lo scorso settembre 2024, quando lo stesso Valditara lo aveva presentato come un evento innovativo per il sistema educativo italiano. Le scuole si trovano in Calabria, Lazio, Lombardia e Toscana e nonostante le poche notizie trapelate sull’andamento della sperimentazione, di fatto è chiaramente il primo passo di un cambiamento radicale che il MIM sta introducendo nel mondo dell’istruzione.Il progetto, che ha introdotto l’IA come assistente virtuale, è costantemente valutato dall’Invalsi confrontando i risultati e i progressi degli studenti e delle studentesse delle classi di controllo coinvolte nel percorso, con quelli delle classi tradizionali. Se l’esito sarà positivo nei due anni scolastici di sperimentazione, l’obiettivo è quello estendere l’utilizzo dell’IA a tutte le scuole italiane a partire dal 2026/7.Altro obiettivo della sperimentazione è quello di colmare il divario di apprendimento tra gli studenti, soprattutto tra quelli con buoni voti e quelli in difficoltà, con un’attenzione particolare ai ragazzi di origine straniera; prevede l’uso di un software integrato in Google Workspace, inizialmente focalizzato su materie Steam e lingue straniere, un assistente virtuale, basato sull’IA, che identifica le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti, segnalando le lacune sia al docente che all’alunno.Non va infine dimenticato l’impegno del MIM per la formazione dei docenti. Il concetto di AI literacy – alfabetizzazione all’intelligenza artificiale – è previsto dall’AI Act europeo e implica che tutte le istituzioni scolastiche, in quanto “utenti” di IA, garantiscano un livello adeguato di formazione, proporzionato ai rischi degli strumenti utilizzati. L’obbligo formale è già in vigore dal 2 febbraio 2025, ma l’applicazione pratica inizierà dal 3 agosto 2026.AI literacy e sviluppo professionale In questo contesto, grazie ai fondi del PNRR sono stati realizzati oltre 5.760 corsi di formazione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella didattica rivolti ai docenti. Inoltre, nella filiera formativa tecnologico-professionale, sempre con il PNRR, sono stati destinati oltre 100 milioni di euro per la creazione di campus altamente innovativi e integrati con l’IA.Lo snodo della formazione è cruciale, come ci dice anche il Dirigente Scolastico Alfonso D’Ambrosio, oggi a capo dell’IC di Lozzo Atestino, in provincia di Padova, con tre sezioni di scuola dell’infanzia, tre di scuola primaria e tre di scuola secondaria, “molte resistenze verso l’IA nascono da paure e da una conoscenza ancora superficiale; per superarle serve formazione mirata, che mostri cosa realmente è l’IA, dalle sue radici storiche agli usi pratici in didattica e organizzazione”. “Oggi, da ciò che osservo anche nelle mie formazioni, – prosegue D’Ambrosio, la maggior parte dei docenti utilizza già l’IA generativa per preparare testi, verifiche o attività; altri, meno del 50%, restano scettici, com’è naturale davanti a ogni novità. Io stesso ho usato l’IA in ambito scientifico ben prima delle versioni generative: non è una moda passeggera, ma un percorso che accompagna la scuola da anni”.L’IA nelle scuole italiane: buone praticheNon si può non fare riferimento, nell’ottica di un cammino in essere e anch’esso inarrestabile, necessaria premessa alle Linee guida ministeriali in uscita, alle azioni importanti svolte dalle singole scuole o a livello territoriale, per promuovere sul campo l’ingresso dell’IA nell’istruzione.Sono numerose le buone pratiche e tra queste segnaliamo le Linee guida della rete di scuole del Friuli Venezia Giulia, pubblicate poco più di un anno fa, nell’arco di vita del progetto “Costruire il futuro: la IA entra a scuola”.Altro tassello da considerare come passo verso l’elaborazione delle linee guida del MIM è il Manifesto dell’Intelligenza Artificiale Generativa a Scuola (MIAS), in versione in italiano e in inglese, che si offre come uno strumento di riflessione e pratico e offre una interessante prospettiva oltre che linee guida per docenti e scuole. é un documento pubblicato nel 2024 dalla collaborazione tra oltre 60 docenti e dirigenti scolastici. L’iniziativa parte dall’istituto di istruzione secondaria Europa di Pomigliano d’Arco, scuola finalista tra le 10 migliori al mondo, dove il docente Roberto Castaldo, ha promosso ormai da due anni l’elaborazione, la condivisione e l’evoluzione del MIAS.La Provincia Autonoma di Bolzano ha inserito nel Piano Provinciale Scuola Digitale 2023–2026 il concetto di ibridazione tecnologica consapevole. La visione del Piano di Bolzano è che l’IA non sostituisce il docente, ma lo affianca, potenziando le metodologie di insegnamento. Le linee guida del Piano Provinciale Scuola Digitale trentine puntano all’uso consapevole dell’IA come strumento di supporto alla personalizzazione dell’apprendimento, alla didattica aumentata come integrazione di piattaforme interattive, realtà aumentata e analisi dei dati educativi per migliorare il processo di insegnamento-apprendimento, di supporto alla formazione continua per i docenti.Inoltre, il MIM ha realizzato a febbraio 2025, a Milano, un convegno nazionale sull’Intelligenza Artificiale, luogo di confronto e stimolo a cui hanno partecipato oltre 1.500 rappresentanti delle scuole italiane che si sono confrontati sui principali temi legati all’AI e alle sue applicazioni nel sistema scolastico.Le nuove indicazioni nazionali e la strategia abilitanteInfine, va considerato come passo preparatorio alle Linee Guida sull’IA anche quanto si ribadisce nelle Nuove indicazioni Nazionali per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo, laddove si trova una riflessione più approfondita sull’integrazione delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale nella didattica, con l’indicazione di una “strategia abilitante” sull’IA, che deve essere integrata criticamente e non solo come assistenza tecnica. Inoltre, le competenze digitali sono considerate uno strumento importante per navigare nella complessità tecnologica, senza dimenticare mai la necessità di mantenere un approccio critico e consapevole all’intelligenza artificiale che tenga sempre presente l’obiettivo principale di formare studenti capaci di comprenderne potenzialità e limiti, sia in ambito scolastico sia nella vita quotidiana.Le linee guida sull’IA: struttura e contenuti del documentoAndiamo allora a conoscere da vicino le Linee Guida. Considerato quindi sin qui l’impegno e le varie azioni che stanno portando l’IA nelle scuole italiane, le Linee Guida (LG) possono rappresentare un ulteriore tassello della visione del MIM, in un contesto come quello della scuola italiana in costante mutamento e trasformazione. L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle scuole vuole essere, come si legge nel documento, “l’inizio di un nuovo capitolo per il sistema educativo italiano: non solo come volano di innovazione, ma anche come banco di prova per una società più equa, sicura e consapevole dei propri diritti e doveri digitali. Le linee guida costituiscono la base normativa e metodologica per una rivoluzione che – per essere efficace – dovrà combinare entusiasmo per le nuove tecnologie, senso critico, attenzione etica e costante aggiornamento”.Principi fondamentali e pilastri delle linee guidaInnanzitutto, nella parte iniziale del documento, che si sviluppa in 34 pagine, c’è la dichiarazione di intenti del Ministero e la definizione del target. “ll Ministero,si legge, in coerenza con quanto previsto nella Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale e gli ulteriori principi normativi e strategici, intende governare l’introduzione delle tecnologie di IA nelle Istituzioni scolastiche affinché diventino uno strumento per rafforzare la competitività del sistema educativo italiano, preservandone la qualità, promuovendo l’equità e invitando studenti e Istituzioni scolastiche a sfruttare le potenzialità dell’IA con la giusta consapevolezza”. In quanto al target, la scuola tutta – docenti, personale, apprendenti – è destinataria delle azioni indicate nelle LG.Sono quattro i pilastri su cui si articolano: principi di riferimento, requisiti di base, framework di implementazione, comunicazione e governance.Tra i principi fondamentali ci sono la centralità della persona, per cui ogni adozione di IA deve porre lo studente e l’intera comunità scolastica al centro, tutelando dignità, autonomia e specificità di ciascuno; l’inclusività e l’accessibilità, ovvero i sistemi di IA devono essere progettati per non discriminare nessuno, favorendo l’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali. Seguono la trasparenza e la spiegabilità, la responsabilità e la rendicontazione e il rispetto delle normative, nazionali, europee e internazionali in tema di trattamento dati, sicurezza e diritti dell’infanzia.L’etica al centro delle linee guidaAl centro delle LG l’etica, che dovrà garantire una vera tutela per studenti e personale della scuola. Obbligatorio quindi il rispetto della privacy e dei dati personali, l’adozione di sistemi che non generino discriminazione algoritmica, la promozione di un’alfabetizzazione digitale diffusa, soprattutto verso gli utenti più fragili.Nelle LG vengono indicati dei modelli operativi per l’adozione dell’IA negli istituti scolastici, per cui ogni istituto è chiamato a predisporre un proprio modello operativo, che tenga conto dell’analisi dei fabbisogni specifici del contesto scolastico, individui gli obiettivi di apprendimento e innovazione, definisca procedure trasparenti per la formazione e il coinvolgimento della comunità e preveda l’implementazione di un piano di monitoraggio periodico sui risultati e sugli impatti.Governance dell’IA e ruolo dei dirigenti scolasticiPer quanto riguarda la governance, centrale è il ruolo dei dirigenti scolastici, a cui è affidata la responsabilità della gestione della messa in campo delle indicazioni fornite dalle LG. In particolare, dovranno coordinare le fasi di introduzione, monitoraggio e valutazione delle tecnologie IA, individuare referenti interni e task force per la gestione delle attività relative all’IA, supportare il corpo docente con attività di formazione e aggiornamento.Inoltre, nelle indicazioni ministeriali si raccomanda la messa in opera di tutte quelle misure che prevengano criticità e rischi, incoraggiando una riflessione costante e una formazione IA scuola principi etici a tutti i livelli, promuovendo il dialogo con università, centri di ricerca e settore privato.Implementazione pratica: piattaforma UNICA e strumenti operativiLe Linee Guida saranno visibili e fruibili nel contenitore ministeriale della Piattaforma UNICA, all’interno della quale si potranno consultare i progetti di altre istituzioni e inviare i propri mediante la compilazione di un’apposita “Scheda progetto IA“, nella quale indicare tutte le informazioni come titolo, obiettivi, ambiti, target dei soggetti coinvolti, tempistiche e metodologie utilizzate.La sezione permetterà inoltre la compilazione automatica di check list predisposte dal Ministero, per supportare gli utenti nell’implementazione dei progetti censiti tramite le “Schede progetto IA”.È prevista anche la possibilità di scaricare glistrumenti metodologici, aggiornati costantemente in base alle evoluzioni normative, per favorire lo sviluppo e l’uso corretto delle soluzioni di IA.Ci sarà poi un elenco di risposte alle domande più frequenti in merito alle Linee Guida, che hanno l’obiettivo di agevolare gli utenti nella comprensione del documento.L’area è strutturata in modo da escludere l’inserimento di dati personali, a tutela della privacy di studenti e docenti.Un punto fermo sarà il divieto generale del riconoscimento delle emozioni da parte di sistemi di IA in ambito educativo, salvo eccezioni per motivi medici o di sicurezza.La prospettiva dell’esperto: sfide e opportunità dell’IA a scuolaProviamo a comprendere meglio quale impatto potranno avere nella realtà scolastica italiana, dando di nuovo la parola ad Alfonso D’Ambrosio che dice “non darei mai un’IA generativa in mano a un bambino della primaria e, forse, anche nella secondaria di primo grado ne parlerei solo in maniera guidata. È importante ricordare che l’IA non è solo ChatGPT o Gemini: è domotica, è robotica educativa, sono software inclusivi e adattivi che aiutano a personalizzare l’apprendimento; è matematica e statistica, analisi dei dati, logica, ma anche etica e filosofia. È persino la raccolta differenziata fatta con piccoli robot programmati dagli studenti. Questo dimostra che non siamo di fronte a un oggetto estraneo alla scuola, ma a un insieme di strumenti che possono diventare occasione di crescita critica e laboratoriale”.Inoltre, commenta ancora il Dirigente scolastico, “i motori di ricerca già oggi integrano l’IA per offrire risposte dirette, così come gli algoritmi influenzano quotidianamente i nostri social, le nostre scelte di consumo o la spesa online. Comprendo la paura di affidare “tutto alle macchine”, ma la risposta non è rifiutarla: l’IA è un prodotto umano e, come tale, va studiata e compresa anche in ambito educativo. Chiudo con un tema cruciale: l’impatto ambientale. L’uso massivo dell’IA generativa ha un costo energetico significativo; basti pensare che la creazione di meno di dieci immagini può consumare l’energia necessaria per ricaricare al 100% uno smartphone. Innovazione sì, ma con consapevolezza, responsabilità e sostenibilità”.La messa in pratica delle Linee guida, di cui attraverso il percorso che le ha precedute sin qui declinato si può intuire la direzione e le indicazioni che daranno, potrebbe incontrare ostacoli, ma nella realtà, come afferma D’Ambrosio “l’IA nella didattica non è una rivoluzione improvvisa, ma un’integrazione graduale. Già oggi molte scuole la usano in modo realistico: piattaforme di adaptive learning che adattano gli esercizi, strumenti per la personalizzazione dei percorsi, creazione di materiali didattici o mappe concettuali. INDIRE rileva che oltre metà dei docenti italiani già utilizza l’IA per lezioni, verifiche o relazioni: non per sostituire il lavoro dell’insegnante, ma per liberare tempo da dedicare agli studenti”.L’esperienza di D’Ambrosio, che oltre che dirigente scolastico è anche formatore, conferma che ci si trova in una fase ibrida nell’uso proprio, e talvolta improprio, dell’IA nelle scuole “gli utilizzi che vedo in giro sono davvero interessanti, ma ve ne sono altri che mi lasciano scettico. Penso, ad esempio, ad affidare completamente i libri di testo a sistemi generativi: le IA sanno mettere insieme parole, ma non ne comprendono il senso, e possono produrre testi ben scritti ma con errori grossolani, anche scientifici. Per questo credo – afferma il dirigente scolastico – che l’insegnamento debba essere sempre mediato dall’essere umano, soprattutto nei contenuti di base come testi o immagini. Analogamente, anche l’affidamento totale alla generazione di favole o scritti rischia di esporre l’insegnante a una logica di sostituzione, togliendogli l’autenticità della relazione educativa.Diverso è il discorso per l’ambito scientifico: qui l’IA trova applicazioni preziose, dalla robotica educativa al riconoscimento di immagini, fino ai laboratori per comprendere come “apprendono” le macchine”.E se pensiamo ad indicazioni operative, il dirigente scolastico di Lozzo Atestino dice “nella primaria eviterei l’uso diretto di AI generative, mentre nella secondaria di primo grado parlerei di questi strumenti solo in maniera guidata. Nella secondaria superiore, invece, se ne possono esplorare con profitto ricerche, traduzioni o simulazioni.In definitiva, l’IA nella didattica funziona se resta uno strumento al servizio dell’apprendimento, mai una scorciatoia che sostituisce l’insegnante”.L’IA nella gestione scolastica: oltre la didatticaInfine, l’IA non porterà potenziali benefici solo nella didattica, ma anche nella gestione della vita scolastica. Si vedrà se le Linee Guida si soffermeranno su questo aspetto. Chiediamo ancora una volta al DS D’Ambrosio come anche in questo ambito possano avvenire dei cambiamenti. Alfonso D’Ambrosio dice “l’IA non riguarda solo la didattica, ma anche l’organizzazione della scuola. Dirigenti e segreterie affrontano quotidianamente un carico enorme di documenti, scadenze e procedure: qui può diventare un alleato prezioso. È utile, ad esempio, per predisporre bozze di circolari, relazioni, verbali o progettazioni che poi vengono riviste e validate, riducendo tempi burocratici e liberando risorse per la didattica e le relazioni. Ma la sua forza più interessante emerge nell’analisi dei dati: in queste settimane ho caricato sei anni di prove Invalsi della mia scuola e l’IA ha individuato correlazioni, indici di variabilità tra classi, punti di forza e di debolezza in aree come dati e previsioni o spazi e figure. Ha inoltre incrociato queste informazioni con questionari rivolti a famiglie, studenti e docenti, restituendo un quadro complessivo e comparabile con scenari internazionali”.Infine, conclude l’esperto “l’IA può così supportare la co-costruzione di documenti gestionali come il PTOF o il Piano di Miglioramento, mantenendo la memoria storica della scuola e suggerendo strategie di sviluppo basate su evidenze. Alcuni istituti hanno già sperimentato chatbot di segreteria per rispondere alle domande frequenti delle famiglie, alleggerendo il personale da compiti ripetitivi. Naturalmente serve un quadro normativo chiaro e il rispetto del GDPR: la tecnologia supporta, ma le decisioni restano umane”.“Un collega, cita D’Ambrosio, dopo aver visto questi strumenti in azione, ha detto che questa rivoluzione organizzativa deve essere conosciuta da tutti, perché ci libererebbe dalla burocrazia restituendoci la parte più creativa e bella del nostro lavoro. È proprio qui che vedo la forza dell’IA: non sostituire, ma restituire tempo ed energie all’educazione”.

Svuotare il nulla

La dimensione politica del nichilismo contemporaneo

di Nuccio Randone

Svuotare il nulla – La dimensione politica del nichilismo contemporaneo – di Nuccio Randone

PREMESSA

Cosa hanno in comune gli autori citati in grassetto in questo articolo? Il fatto che alcune loro opere sono state da me lette e questa lettura ha ispirato le idee presenti in questo articolo. Non ho citato alcuna loro opera, ma ho preferito, tramite la citazione in grassetto, rimandare in generale alla tematica affrontata dall’autore. Chi vorrà potrà approfondire le varie tematiche tramite la lettura delle opere dell’autore stesso.

INTRODUZIONE

Il presente articolo vuole rispondere ad una domanda. Qual è il fondamento teorico e la sua traduzione sul piano politico dell’attuale ingiustizia sociale ed ecologica che ha assunto ormai una dimensione planetaria? La politica oggi ha una dimensione orizzontale attenta al destino dell’altro o verticale in cui prevale esclusivamente la legge del più forte? La mia risposta, che cercherò di spiegare in questo articolo, è che il nichilismo contemporaneo costituisce il fondamento teorico dell’attuale capitalismo tecnocratico: il capitalismo tecnocratico è il volto politico del nichilismo contemporaneo.

Ma qual è il destino dell’uomo? il nulla o il senso. Il futuro dell’uomo e del pianeta dipende dalla risposta che si dà a tale domanda.

1. ASPETTO FILOSOFICO. IL NULLA E IL SENSO

Cosa significa svuotare il nulla? Come si fa a svuotare ciò che non è? Il nulla non esiste, da ciò “l’impossibilità logica di affermare che le cose vengono dal nulla e nel nulla ritornano” (Emanuele Severino-Filosofo). Già Lucrezio ci avvisava del fatto che “dal nulla viene nulla” e secondo la legge di Lavoisier “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

L’affermazione del nulla, processo iniziato storicamente con i maestri del sospetto, Nietzsche e la morte di Dio – Freud e la morte del padre – Marx e la morte dell’individuo, ha avuto come esito il nichilismo, tentativo di vivere il nulla nel nulla.

 Si dirà che il nichilista crede solo in se stesso, così però non è più un nichilista in quanto non crede nel nulla, ma in se stesso, in qualcosa da cui le cose provengono. Il nichilismo invece è una superstizione: fede nel nulla.

 Il nichilismo porta al fallimento il destino proprio dell’uomo: dare senso alla sua vita.

Prova del fatto che il destino dell’uomo è dare senso alla sua vita è la ricerca della felicità: l’uomo infatti è desiderio naturale di felicità (Tommaso D’Aquino-Filosofo), è un animale soggetto alla segnatura del dolore ma desideroso di felicità. Soffriamo ma non ci rassegniamo, troviamo la felicità, ma non ci basta, e quando essa sfuma ne cerchiamo un’altra e un’altra ancora. Fino a quando questa ricerca? La felicità assoluta è il destino dell’uomo.

Siamo destinati alla felicità assoluta, altrimenti perché desiderala? L’uomo sarebbe un assurdo, la più meschina delle creature, preso in giro dalla sua stessa natura in quanto desidera qualcosa che non esiste (Francesco Ventorino-Filosofo).

 L’uomo desidera la verità, il senso di se stesso, della sua vita, del mondo, ma questa verità, questo senso, secondo il nichilismo, non può essere dato e non deve essere dato ma si deve vivere nel nulla e di nulla fino a negare l’umano dell’uomo ovvero il dare senso al “mondo alla mano” (Martin Heidegger-Filosofo).

In una società dominata dalla tecnica e dal suo delirio di onnipotenza, segnata dal capitalismo consumistico che omologa, massifica, conduce a quell’individualismo nichilistico per cui nulla ha senso se non esclusivamente il proprio edonistico e narcisistico benessere individuale e materiale senza spazio alcuno per gli altri e per i beni spirituali (Fausto Bertinotti-Politico), svuotare il nulla è la sfida che l’umanità deve assumersi nei confronti di chi questa umanità vuole annichilire, il nichilismo di matrice tecnocratico-capitalistica.

Per superare il nichilismo e la sua dimensione subumana, bisogna ritornare ad esercitare quella capacità, esclusivamente umana, di trasformare le coincidenze in senso, opportunità.

Nessuno di noi è indispensabile e infatti il mondo procede anche senza di noi, ma questo significa che se è vero che eventi e avvenimenti accadono a prescindere da noi, è altrettanto vero che ognuno di noi può trasformare tali coincidenze in senso, opportunità.

Svuotare il nulla significa trasformare il nichilistico “nulla” nello stato di gettatezza esistenziale in cui nulla ha senso (il nulla) affinché tutto abbia senso (il nulla svuotato), quel senso che io do al mio mondo alla mano: gli eventi e gli altri non rimangono mere coincidenze ma vengono da me dotati di senso e danno, quindi, senso alla mia vita per cui io mi realizzo nel mondo non contro o sfruttando gli altri ma con gli altri, anzi gli altri sono la mia unica possibilità di senso e di esserci.

 Raggiungere lo stato di gettatezza originale dove nulla ha senso affinché tutto abbia senso significa dunque trasformare le coincidenze in senso perché il destino dell’uomo è la felicità e questa si vive qui e ora dando senso alle cose.

Il nichilismo rifiuta il destino dell’uomo provando un sentimento di nausea (Jean-Paul Sartre-Filosofo) di fronte a tale destino: il mal di vivere nichilistico.

Di
fronte alla proclamazione della morte di Dio (se non vi è più l’Essere vi è il
nulla), bisogna riaffermare l’umano dell’uomo spostando l’attenzione dal piano
teologico a quello antropologico: la questione non è affermare o negare Dio, ma
 nell’avere fede nella vita o nel nulla.

La fiducia nella vita, fondata sulla capacità
dell’uomo di dare senso alle cose,  fa
intraprendere un viaggio che porta dalla morte di Dio alla riscoperta dell’uomo
come desiderio naturale di dare senso alle cose.

La morte di Dio, in chiave nichilistica,
in quanto affermazione del nulla, porta alla morte dell’uomo: il nichilismo infatti
non vede l’uomo come l’unico ente capace di donare senso alle cose e quindi
trascenderle, ma come un ente fra gli enti ripiegato nel nulla della vita.

Per il nichilismo “nulla-esiste”, ma il “nulla-non-esiste”, dal nulla non può venire nulla, dal nulla non può apparire e nemmeno sparire nulla: il nichilismo è il nulla, il vuoto, l’abisso, la morte dell’uomo.

2. ASPETTO POLITICO. IL CAPITALISMO TECNOCRATICO

Il senso che diamo alla vita fa esserci e rimanere eternamente nei ricordi di quanti abbiamo incontrato nel cammino
della nostra vita. Saremo ricordati se riusciremo a dare alle “nostre” tracce
di senso una dimensione “politica”: la relazione politica quando è una “relazione
di sensi” assume una dimensione orizzontale che ci permette di costruire una
casa comune in cui co-abitare (Donatella Di Cesare-Filosofa).

La politica nichilistica, invece, ha una
dimensione verticale dove la forza diviene l’unico valore nelle relazioni
umane: in una società nichilistica dove nulla ha senso pre-vale il più forte e
la forza.

Si comprende, allora, come in una
cultura nichilistica la tecnica che dovrebbe essere a servizio dell’uomo e del
miglioramento delle condizioni di vita dei più deboli, è diventata invece il
nuovo mezzo di arricchimento e sfruttamento delle risorse del pianeta nelle
mani della nuova forza capitalistico-tecnocratica.

Il capitalismo tecnocratico di matrice
nichilistico, con un intreccio perverso di capitale – tecnica – politica, segue
la logica etica del voglio
(ricchezza) – posso (la tecnica) – faccio (la politica), sfruttando le
risorse del pianeta per un arricchimento personale a discapito dei più deboli, il
tutto sotto l’egida del nichilismo e delle politiche neoliberiste.

Svuotare il nulla significa dunque dare
senso alla vita: dare senso alla vita (da me stesso o alla luce del Vangelo o attraverso
un’ideologia, ecc.), trasformare le coincidenze in eventi significativi per la
mia vita è un atto di responsabilità politica totalmente alternativo ad una visione
nichilistica della vita che, con una fede cieca nel nulla e attraverso un uso
della tecnica sempre più come strumento di potere nelle mani del capitalismo
ultra liberista, deresponsabilizza l’uomo in quanto di fronte al nulla non si è
chiamati a rispondere ma ad obbedire al più forte.

Ai maestri del sospetto va dato merito
di aver scardinato strutture di pensiero e istituzionali ormai anacronistiche e
di aver contribuito indirettamente ad un ripensamento, riformulazione,
“aggiornamento” (Papa Giovanni XXIII) della trascendenza di
fronte alla morte di Dio, dell’istituzione di fronte alla morte del padre e del
sacrificio di fronte alla morte dell’individuo (Armando Matteo-Teologo).

La deriva nichilistica con la
conseguente morte dell’uomo, privato ormai del suo destino e della sua libertà,
mercificato dalle forze lobbiste di matrice capitalistica, ci deve spingere ad
ascoltare quei maestri che ci insegnano che il destino dell’uomo è quello di trovare l’alba dentro l’imbrunire.

Questa è la fatica del vivere: svuotare
il nulla, dare senso alle cose, trovare l’alba
dentro l’imbrunire. L’alternativa è la noia
(Giacomo Leopardi-Poeta), quell’equa
distanza tra la gioia e il dolore che è il nulla che, in quanto inesistente,
coincide con l’annullamento di ciò che esiste, le nostre vite.

Nell’epoca contemporanea segnata dal
nichilismo e dalla morte del donatore, sia esso Dio o il padre, la vita non è
più vista come un dono, il vivere è divenuto un problema e non più una
responsabilità, la libertà si è ridotta ad una fuga dalla vita e non più ad un
impegno faticoso, doloroso, gioioso, ma mai noioso, di dare senso alla vita.

Morto Dio, il problema contemporaneo non
è più Dio ma l’uomo: essere o non essere
questo è il dilemma (William Shakespeare-Drammaturgo).

La fiducia nella vita e la speranza
nella capacità dell’uomo di dare senso e significato alle relazioni umane per
costruire una casa comune da co-abitare
è la sfida da lanciare al nichilismo contemporaneo che, con la sua fede nel
nulla e senza speranza per il futuro, rende l’uomo libero da Dio ma schiavo
delle forze cieche del nuovo capitalismo tecnocratico: la discriminante infatti
non è tra il vivere con Dio o senza Dio, ma tra l’avere fiducia nella vita o
nel nulla.

Il primo atteggiamento è proprio di coloro che cercano di dare un logos, un senso alla vita e al loro vivere (o alla luce della sola ratio o alla luce dell’evangelium) il secondo, invece, è l’atteggiamento di chi, nel nulla esistenziale, affidandosi unicamente all’egemonia e alla forza della tecnica, finisce per divenire quel dominus di cui ne ha proclamato la morte, dominando chi la tecnica la può solo subire.

3. ASPETTO TEOLOGICO. I SEGNI DEI TEMPI

Dio è morto ma  l’uomo risorge  in ogni faticoso tentativo di svuotare il
nulla.

Dal punto di vista teologico, questa
morte di Dio e resurrezione dell’uomo in ogni faticoso quotidiano dare senso
alle cose è una responsabilità etica ovvero capacità e “scelta” di rispondere
agli appelli della storia, è un saper-dover leggere i segni dei tempi (Papa Giovanni XXIII) alla luce del Vangelo e
alla cui luce incarnare le istanze evangeliche di giustizia, pace, solidarietà,
uguaglianza, libertà e liberazione (Concilio
Vaticano II).

All’antropologia nichilistica si oppone dunque
un’antropologia escatologica (Giuseppe Dossetti-Teologo),
l’antropologia cioè dell’Homo Viator (Gabriel Marcel-Filosofo) che nell’andare incontro alla pienezza del
tempo discerne nella storia i segni dei tempi, il senso escatologico degli
eventi e degli avvenimenti (Giuseppe
Ruggieri-Teologo).

Morto Dio qual è il senso della vita?

La vita stessa in quanto ogni vita, se vissuta,
è sempre piena di senso.

Ma che significa vivere la vita?

Esserci

Ma che significa esserci?

Significa svuotare il nulla, l’in-esserci.

Ma che significa svuotare il nulla,
l’in-esserci?

Significa trasformare le coincidenze in senso, dare senso
al
mio mondo alla mano: nella vita
vissuta gli eventi e gli altri non sono mai coincidenze ma vengono dotati di
senso. Il destino dell’uomo è la felicità e questa si vive qui e ora ogni qual
volta si da senso alle cose svuotando il nulla.

Da quanto detto fin ora, si comprende come
si può “vivere senza Dio” senza essere nichilisti, così come si può “vivere con
Dio” senza essere superstiziosi in quanto superstizioso è il nichilismo con la
sua fede nel nulla.

Per il cristiano Dio è inutile, nel mondo “davanti e con Dio viviamo senza Dio, viviamo come uomini capaci di far fronte alla vita senza Dio. Il Dio che è con noi è il Dio che ci abbandona (Mc 15,34)! è Il Dio che ci fa vivere nel mondo senza l’ipotesi di lavoro Dio” (Dietrich Bonhoeffer-Teologo): l’inutilità di Dio, l’assenza di Dio per il cristiano significa responsabilità, capacità di rispondere agli appelli della storia, risignificando eventi e avvenimenti alla luce del Vangelo per coglierne i segni dei tempi.

CONCLUSIONE

Svuotando l’inesistenza, in quanto il nulla non è, rimane spazio e tempo (Zygmunt Bauman-Sociologo) solo per l’esistenza che, se non si vuol far precipitare nel nulla, deve essere da noi, sia che viviamo con Dio, sia che viviamo senza Dio, dotata di senso: questo è il destino dell’uomo e negarlo significa negare l’uomo stesso, significa proclamare la “morte nichilistica dell’uomo” che assume la dimensione politica del capitalismo tecnocratico.

Tag: # svuotare il nulla svuotare il nulla # Per una didattica relazionale per una didattica relazionale

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