Come spiegare la guerra a bambini e ragazzi
Pubblicato il 10 Marzo 2022 da Chiara Mainini • Ultima revisione: 10 Marzo 2022
La guerra tra Russia e Ucraina è entrata prepotentemente nelle nostre case da due settimane ormai, i media ne parlano continuamente, così è diventato di primaria importanza capire come spiegare la guerra a bambini e ragazzi.
Siamo in apprensione per le sorti di questo conflitto e rincorriamo i programmi di informazione nel tentativo di ricevere rassicurazione a riguardo.
Per questo motivo, le bambine e i bambini ricevono un numero incontrollato di informazioni che potrebbero creare turbamento senza il nostro intervento moderatore ed è essenziale essere tempestivi e sapere cosa dire, per non rischiare di creare paure o traumi che potrebbero avere ripercussioni sulla serenità della loro crescita.
Importanti associazioni umanitarie come Emergency e Save the children, e moltissimi specialisti della psicologia evolutiva e della pedagogia infantile, hanno elaborato liste di consigli utili per parlare della guerra con le nostre figlie e figli in modo corretto.
Abbiamo cercato di concentrarli tutti in questo articolo, in modo da poter far riferimento ad una sorta di “testo unico” su come spiegare la guerra ai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, ma anche a ragazze e ragazzi più grandi, già in età da scuola media o superiore.
A che età spiegare la guerra: differenze cognitive e comportamentali
L’età delle nostre figlie e dei nostri figli è chiaramente un fattore importantissimo nella scelta del giusto approccio a questo tema.
Quello della guerra è un argomento molto delicato e coinvolge aspetti altrettanto sensibili che toccano variamente l’emotività dei bambini, in modo diverso a seconda dell’età che hanno: un bambino di 4 anni e uno di 10 anni hanno reazioni differenti dinanzi a un argomento come la morte, per esempio.
Dobbiamo quindi fare estrema attenzione alla selezioni dei contenuti che proporremo nei nostri discorsi, in funzione dell’età dei bambini e delle bambine con cui dovremo parlarne.
Nei bambini della scuola dell’infanzia da 1 a 5 anni
Con le bambine e i bambini più piccoli, che frequentano la scuola dell’infanzia, è necessario prestare molta attenzione.
A questa età, infatti, non possiedono ancora articolate capacità di pensiero logico e soprattutto manca completamente la capacità di orientamento nello spazio-tempo rispetto a quanto accade in Tv.
Sostanzialmente, non hanno la capacità di comprendere dove stia accadendo quanto viene loro mostrato e, al contempo, tendono a considerare ciò che stanno guardando come contemporaneo a quel preciso istante. Quindi, ogni volta che i media trasmettono lo stesso filmato, la percezione che ne hanno un bambino o una bambina con meno di 6 anni è che quell’episodio si ripeta ogni volta, in una sequenza temporale infinita.
Questo potrebbe indurre un profondo senso di angoscia oltre al pensiero che tutto ciò stia succedendo proprio vicino a loro, creando uno stato di enorme paura.
Per questo motivo è necessario evitare il più possibile l’esposizione alle fonti informative e alle immagini violente.
Qualora un’esposizione ci fosse, anche se minima, è necessario rassicurarli spiegando che sono al sicuro e che la loro casa e la loro famiglia non sono in pericolo.
Volendo poi fornire anche alcune informazioni, ove necessario, è possibile raccontare con parole semplici l’esistenza di un conflitto che vede contrapposte persone buone e persone cattive, precisando sempre che queste ultime sono comunque una piccola minoranza e che le persone adulte di tutto il mondo si stanno dando molto da fare per porre rimedio alla situazione.
Nei bambini tra i 6 e i 10 anni
I bambini che hanno dai 6 ai 10 anni sono certamente quelli che più ricevono sollecitazioni su questa tematica. Da un lato, perché sia in famiglia che a scuola si tende a pensare che debbano ricevere informazioni circa ciò che si sta verificando nel mondo; dall’altro, perché la loro innata curiosità spinge a voler sapere il perché di quanto vedono ogni giorno nei programmi di informazione scelti dalle loro famiglie.
A questa età è certamente più semplice scegliere l’approccio all’argomento ma non dobbiamo commettere l’errore di pensare che oramai siano grandi e possano accettare qualsiasi informazione comprendendola appieno. Non è così.
I bambini e le bambine non sviluppano pensiero astratto, normalmente, fino a i 12 anni circa: questo significa che dai 6 ai dieci anni sono in grado di ragionare soltanto sul “qui e ora” e non possono formulare pensieri ipotetici sulle conseguenze di determinate azioni.
Presentare loro gli argomenti legati alla guerra ed alle sue implicazioni è giusto ma la verità va misurata, in modo che siano in grado di comprenderla e non ricevano una mole di informazioni esagerata e controproducente.
È fondamentale attenersi a spiegazioni concise e comunicate con linguaggio semplice, cercando di proporre l’argomento della guerra più sotto un’angolazione propositiva, che da un punto di vista catastrofico. Per esempio, possiamo dare più spazio alle tematiche legate agli aiuti umanitari, al soccorso, all’accoglienza, alle gare di solidarietà. Questo permetterà loro di sviluppare una consapevolezza positiva su questi temi ed evitare che i pensieri si concentrino su particolari truculenti e inappropriati all’età.
Come spiegare la guerra ai bambini
Ora che conosciamo quali sono le principali differenze cognitive e comportamentali in funzione delle diverse età, e quindi abbiamo compreso come modificare il nostro approccio all’argomento in base ad esse, possiamo prendere in considerazione i consigli degli esperti su come spiegare la guerra ai bambini e alle bambine.
Come spiegare la guerra ai bambini e alle bambine della scuola dell’infanzia
La prima verità che impariamo come genitori è che per quanto vogliamo proteggere le nostre figlie e i nostri figli dal male, questo prima o poi in qualche modo li raggiungerà. Dunque, se il modo migliore per evitare traumi è, come abbiamo visto, limitare il più possibile o evitare del tutto l’esposizione alle fonti informative, è anche vero che non possiamo evitare del tutto di fornire spiegazioni a riguardo.
Questo perché anche l’ambiente più protetto non potrà mai restare incontaminato: ci siamo sempre noi, con la nostra ansia, la nostra palpabile preoccupazione e, soprattutto, i nostri commenti.
Non possiamo fingere che la guerra non esista e, quindi, dobbiamo trovare il modo giusto di parlarne anche con loro.
A questa età è consigliabile fare riferimento esclusivo a letture specificamente studiate per l’infanzia, in modo che i testi e le illustrazioni, studiati dagli specialisti dell’età evolutiva, veicolino il messaggio giusto per l’età di riferimento nel modo più appropriato.
Possiamo poi chiedere ai bambini e alle bambine di fare dei disegni, perché questo aiuta ad esteriorizzare eventuali timori e chiedere specificamente che disegnino ciò di cui hanno paura.
Questa attività non solo esorcizza i timori ma veicola un messaggio importantissimo: ovvero, che della paura si può parlare e che parlarne ci aiuta moltissimo a sentirci meglio.
Ad eventuali domande dobbiamo rispondere mantenendoci nel seminato tracciato dalla storia che abbiamo letto insieme a loro: si può fare riferimento ai cattivi della storia paragonandoli ai protagonisti delle vicende delle ultime settimane, mettere a confronto il nucleo narrativo della fiaba o della favola con gli eventi recenti. In ogni caso sarebbe meglio non inerpicarsi in discorsi troppo dettagliati e approfonditi.
I migliori libri per spiegare la guerra ai bambini e alle bambine della scuola dell’infanzia
Tra le migliori pubblicazioni per questo target di età ve ne segnaliamo due che ci sono piaciute moltissimo. Potete acquistarle cliccando direttamente sul nostro link affiliato.
Il cielo è di tutti
Libro di Gianni Rodari
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L’impostazione di questo libro, in perfetto stile Gianni Rodari, è al contempo di una semplicità e di una potenza disarmanti: per quale motivo, se il cielo che guardiamo appartiene a tutti, il mondo è così diviso?
Il testo e le illustrazioni sono studiate per essere fruibili a partire dai 4 anni, con un’angolazione e una delicatezza assolutamente perfette per i bambini e le bambine più piccole.
Il libro non fornisce una risposta reale a questa domanda. E d’altra parte come si potrebbe darne una? La guerra è un’azione intrinsecamente sbagliata, non c’è alcuna risposta reale a questa domanda.
Il Giorno che venne la guerra
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Come si sente un bambino costretto a vivere la guerra sulla sua pelle?
Questo è il nucleo narrativo de Il giorno che venne la guerra, un libro bellissimo anche per i genitori, che stimola la capacità di immedesimazione dei bambini e delle bambine e il loro senso di empatia verso chi soffre questo momento difficile, parlando però non di catastrofi e morte ma di solidarietà e accoglienza.
Ci piace perché non crea ansia o paura e perché stimola riflessioni positive e sensibili.
È adatto dai 5 anni.
Come spiegare la guerra ai bambini della scuola primaria
Con i bambini e le bambine tra i 6 e i 10 anni è certamente più semplice scegliere il giusto approccio per parlare di guerra, pur con le dovute attenzioni.
Ascoltando i programmi di informazione sono esposti a molte sollecitazioni che stimolano la loro curiosità e fanno molte domande.
Ed è sempre dalle domande che è bene partire per approfondire questo tema così delicato.
Ascoltiamo con attenzione cosa vogliono chiederci. A volte ci sentiamo in difficoltà sulla trattazione di alcuni argomenti perché pensiamo di dover affrontare discorsi complessi quando, invece, le loro domande sono molto più essenziali di quanto ci aspettiamo.
Partiamo dalla loro curiosità e incoraggiamo una discussione aperta: evitiamo di rispondere con frasi vaghe e preconfezionate, chiediamo invece che ci dicano cosa pensano loro a riguardo.
Per esempio, se ci domandano “perché è scoppiata la guerra?” è sempre una buona cosa chiedere che ci diano la loro opinione: potremmo scoprire che hanno un’idea abbastanza corretta e quindi arricchirla di poche e dosate informazioni. I bambini e le bambine in età scolare conoscono già i rudimenti minimi della differenza tra bene e male, sanno che alcune persone si comportano bene e altre male, quindi potrebbero sorprenderci.
Se, invece, ci confessano di non averne idea, è il nostro turno: rispondiamo con parole semplici e senza inventare storie, forniamo loro una verità dosata in funzione dell’età.
Poniamo particolare attenzione al linguaggio che utilizzeremo.
Dobbiamo usare parole semplici e non crude, evitare di raccontare dettagli truculenti che non servirebbero a nulla se non a turbarli, utilizzare termini dei quali conoscano il significato, e soprattutto dobbiamo parlare del “qui e ora”. Non chiediamo mai loro di tirare conclusioni, non sono fisiologicamente in grado di farlo.
Se ci chiedono “perché le persone stanno scappando dai loro paesi” evitiamo di rispondere con frasi come “secondo te?”, non sono utili, soprattutto se pronunciate col tono sarcastico di chi sa che dalla guerra si può solo scappare. Rispondiamo invece, pacatamente, che stanno scappando perché hanno paura e perché vogliono assicurare i propri figli e figlie un posto sicuro e sereno dove vivere. È una verità semplice e adatta a loro.
Cerchiamo di evitare i toni catastrofici.
Della guerra si può parlare in molti modi: come evento nefasto che provoca distruzione e morte, oppure come una scelta sbagliata rispetto alla quale i buoni e i giusti possono fare molto per cambiare le cose.
Scegliamo questa seconda prospettiva e mettiamo in evidenza i temi legati al soccorso umanitario e all’accoglienza.
Questo aiuta a sviluppare empatia e senso di solidarietà ed evita che le emozioni negative come angoscia e paura prendano il sopravvento.
In generale, comunque, cerchiamo di evitare che in casa si crei un clima ansiogeno e, soprattutto, troviamo il tempo di assistere i nostri figli e le nostre figlie quando ricercano informazioni su questo tema. Potremo così essere il loro filtro rispetto ai contenuti con i quali verranno in contatto.
Facilitiamo l’accesso alle testimonianze di coetanei che hanno avuto esperienze di guerra, attraverso libri e racconti, e diamo sempre peso ai sentimenti che manifestano in merito.
Se si sentono tristi e hanno voglia di piangere, diamo valore a questa emozione: non possiamo proteggerli dal dolore ma possiamo aiutarli a trasformarlo in empatia, nella capacità di provare compassione per gli altri.
A riguardo, ci piace ricordare l’opinione della dott.ssa Silvana Quadrino, Psicologa, psicoterapeuta della famiglia e docente di counselling alla Scuola di specializzazione in Pediatria dell’Università di Torino:
Diciamo loro che sono la nostra speranza: “Il fatto che queste notizie ti addolorino è importante, se voi che siete bambini oggi manterrete la capacità di provare dolore per chi soffre, da grandi sarete migliori di noi e forse cose di questo genere avverranno di meno“.
I migliori libri per spiegare la guerra ai bambini e alle bambine tra i 6 e i 10 anni
Non è la prima volta che su questo blog consigliamo libri per parlare con i bambini di argomenti tanto spinosi. Avevamo già parlato, in un precedente post che vi consigliamo di leggere, dei migliori libri per spiegare a bambini e ragazzi l’Olocausto e il giorno della Memoria.
Potete utilizzarli per arricchire la lista che vi forniamo di seguito, in quanto sono assolutamente compatibili con questo argomento.
LEGGI ANCHE: I migliori libri per spiegare a bambini e ragazzi il Giorno della Memoria
Leyla Nel mezzo
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Anche questo libro affronta tematiche toccanti e lavora sull’emotività di chi legge conducendo a riflessioni profonde.
Leyla e la sua famiglia scappano da un paese in guerra, devono abbandonare tutto: le loro cose, la loro casa, i loro sogni, per approdare in un posto sconosciuto, tra persone che parlano una lingua incomprensibile.
Come deve sentirsi una bambina costretta a lasciare il suo mondo per un luogo di cui non sa nulla, nemmeno come si chiede un bicchier d’acqua?
Ci piace perché:
- è illustrato come un fumetto, cosa che conferisce un respiro più ampio al racconto di una guerra
- porta i bambini a riflettere sulla condizione dei rifugiati in fuga dalle guerre
- sviluppa il senso di empatia e solidarietà
- spinge a chiedersi cosa si può fare per migliorare la vita di persone che soffrono tanto
- Parla della guerra sotto il profilo dell’accoglienza e non del disastro
È adatto dai 7 anni.
Il nemico: una favola contro la guerra
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In questa favola bellissima anche per gli adulti, con un linguaggio essenziale e semplice, si parla dell’insensatezza della guerra attraverso la consapevolezza che dietro alle armi avversarie ci sono semplicemente altri uomini.
E gli uomini sono tutti uguali e con gli stessi diritti.
È adatto dagli 8 anni.
Nel mare ci sono i coccodrilli
libro di Fabio Geda
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Questo libro è diventato celebre per aver portato alla ribalta la storia di Enaiatollah Akbari, un bambino costretto a fuggire dal proprio paese devastato dalla guerra per rincorrere una vita normale, un futuro, una chance di sopravvivenza. E soprattutto, il diritto di essere ciò che ogni bambino dovrebbe poter essere: semplicemente un bambino.
Una lettura a tratti commovente, che stimola la riflessione sulla disperazione che muove i profughi in fuga, specie se in tenera età, che spinge i lettori e le lettrici più giovani a domandarsi: “se anche io fossi un afghano di soli 8 anni e venissi lasciato da mia madre in un paese straniero, senza un soldo in tasca, quante possibilità avrei di riuscire a sopravvivere solo con le mie forze e arrivare in Italia attraversando due continenti?“.
È adatto dai 10 anni.
Come spiegare la guerra a figli e figlie preadolescenti e adolescenti
Preadolescenza e adolescenza sono età critiche sotto il profilo della ricettività alla guida genitoriale.
Ragazze e ragazzi entrano in una fase di ricerca dell’autonomia e dell’indipendenza che spinge a mettere in discussione tutto quello che dicono i genitori.
Così è anche con riguardo a tematiche forti come la guerra, spesso occasione di manifestazione di pensieri estremisti tipici di questa età, che sarebbe bene cercare di contenere.
L’occasione è buona per parlare con loro di questi argomenti, proponendo approfondimenti da fare insieme. Perché questo è il momento in cui le risposte preconfezionate non bastano più.
Quindi, non dimentichiamo il nostro ruolo fondamentale di guide ma cerchiamo di essere guide propositive.
Non poniamoci come depositari del verbo assoluto, aiutiamoli a mettere in discussione i dogmi che loro vogliono mettere in discussione ma teniamoci pronti a orientare la ricerca di nuovi punti di riferimento.
Tenendo sempre a mente che l’adolescenza è una tempesta, ma come dice un vecchio proverbio, quando non si può controllare il vento si possono comunque orientare le vele.
LEGGI ANCHE: Libri da leggere sulla preadolescenza: 4 titoli da non perdere per imparare ad affrontare la crescita dei figli
I migliori libri sulla guerra per preadolescenti e adolescenti
I libri più classici sul tema della guerra verranno certamente proposti come approfondimento curriculare dalla scuola.
Possiamo, eventualmente chiedere ai nostri figli e figlie di leggere insieme qualcosa di diverso, oppure possiamo assegnare loro la lettura di un testo che poi andremo a discutere insieme.
Ve ne consigliamo, in particolar modo, due.
LEGGI ANCHE: Adolescenza: i migliori libri da leggere (per i genitori)
Memorie di un soldato bambino
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È la storia di Ismael, un ragazzo di dodici anni della Sierra Leone, che verrà catturato dai ribelli in guerra contro l’esercito del paese e trasformato in un soldato bambino.
Un libro certamente di grande impatto emotivo, essenziale però per comprendere la realtà di alcune zone di guerra.
Lo consigliamo a partire da 14 anni.
Lettere contro la guerra
di Tiziano Terzani
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L’immortale scrittura di Terzani, che non ha bisogno di presentazioni, messa al servizio della non violenza come unico strumento di risoluzione dei conflitti in un mondo che aspiri all’eradicazione dell’odio, dell’intolleranza e della discriminazione dalla propria cultura.
Un inno alla pace, dai 12 anni.
Conclusione
In questo post abbiamo cercato di creare delle linee guida per i genitori che desiderino trovare il modo giusto per parlare della guerra ai propri figli e alle proprie figlie, partendo dalle opinioni degli specialisti più preparati in materia e facendo riferimento ai consigli di Emergency e Save the children su questo importante tema.
Voi come avete affrontato l’argomento con i vostri bambini e le vostre bambine? avete letto dei libri per semplificarvi il compito? Ditecelo nei commenti in modo da poter, eventualmente, integrare la breve lista che abbiamo condiviso in questo post.
Le nostre fotografie
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