Riforma docenti, “proposta indecente”
Ennesimo braccio di ferro tra Bianchi e i sindacati. Il ministro ha presentato il progetto per l’arruolamento dei docenti e la loro formazione obbligatoria alle commissioni Cultura di Camera e Senato. Successivamente ai sindacati. Il decreto prevede, riassumendo, tre strade per arrivare al concorso e alla cattedra di ruolo alle medie e alle superiori, una più agevolata per i precari storici. Quindi, più formazione – 60 crediti – tra teoria e tirocini, in aggiunta alla laurea magistrale o a ciclo unico per l’abilitazione. Il tirocinio (universitario) di formazione e abilitazione alla professione di docente. E, ancora, gli scatti di stipendio non saranno solo per anzianità, ma legati a chi frequenta un percorso di formazione e di aggiornamento permanente. Questi i punti chiave della riforma.
Riforma, la reazione dei sindacati:
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Flc Cgil
Immediata la replica della Flc Cgil. Così il segretario Francesco Sinopoli: “E’ stata un’altra occasione persa. Dopo lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali nei settori della conoscenza, che ha visto la partecipazione di oltre un milione di lavoratori, il governo decide di mortificare la rappresentanza presentando un decreto che è solo da respingere. Ancora una volta l’annunciata importanza del confronto con le parti sociali viene annichilita dall’atteggiamento unilaterale di chi non si pone il tema del consenso sulle proprie proposte politiche”.
Sinopoli contesta inoltre la modalità della presentazione: “Tre slide che hanno schematizzato la riforma senza alcun testo di legge annesso. Registriamo l’assenza totale di un collegamento tra formazione e accesso all’assunzione a tempo indeterminato. Una questione che nel caso dei precari è cogente, tanto che l’unica strada che gli si prospetta è il concorso a quiz. Il problema si pone anche per i neo-laureati, chiamati ad acquisire 60 crediti formativi all’università senza garanzie. Che questa abilitazione sia poi preludio per un’assunzione in ruolo. Il sistema proposto, in estrema sintesi, si configura come un’estensione dei Cfu, che sono requisiti per l’accesso all’insegnamento. E la conferma dei concorsi a quiz, due misure che si contraddicono. Chi investe sulla propria formazione non può affidare a un quiz il proprio futuro. I percorsi di formazione in ingresso devono avere natura abilitante ed essere uno strumento di formazione e accesso al ruolo”.
E ancora: “Una proposta indecente e irricevibile. Siamo di fronte alla solita invasione delle materie contrattuali dove, senza peraltro parlare di risorse, si vorrebbe introdurre per legge, saltando il tavolo negoziale, una serie di misure come l’accelerazione di carriera e la formazione per il cosiddetto middle management. Nonché l’introduzione di nuove figure professionali. La norma si sostituirebbe al contratto che è, e deve restare, l’unico strumento che può regolare il rapporto di lavoro, il salario, le progressioni di carriera”.
“Il governo e il ministro ritirino subito questa idea impraticabile e fuori dalle regole altrimenti la nostra risposta sarà la lotta”.
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Cisl scuola
Assolutamente scontenti anche la Cisl scuola e il coordinatore della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio: “I temi del reclutamento e della formazione iniziale e quelli della carriera e degli incentivi si devono affrontare separatamente. Perché questi ultimi due attengono alla sfera contrattuale. I principi alla base della riforma del reclutamento possono anche essere condivisibili. E noi siamo i primi a sostenere che per la scuola secondaria va previsto un percorso di abilitazione come quello della primaria. Non siamo d’accordo, però, sulla parte transitoria, perché si delinea un iter troppo complesso rispetto alla situazione drammatica del precariato per la quale serve una procedura più snella”.
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