Metonimia: esempi, significato e definizione
La metonimia deriva da un bisogno primario della lingua italiana e non solo, quello di semplificare. La parola metonimia deriva dal greco metōnymía, composto da μετά che vuol dire in questo caso attraverso, e ὄνομα, che vuol dire nome. Il suo significato generale e semplice è appunto scambio di nome.
La metonimia è una figura retorica molto simile alla sineddoche ma quest’ultima si basa su una correlazione di carattere quantitativo tra i due termini. La metonimia, al contrario mette in relazione due termini in senso qualitativo.
Come funziona una metonimia?
Ha la funzione di semplificare un procedimento lessicale comunissimo nella lingua di ogni giorno, ad esempio è solito dire “bere un bicchiere”, “ascoltare Mozart” oppure “leggere Manzoni”. Sono tutti piccoli esempi di metonimie di uso comune, anche se la metonimia non si utilizza solo all’interno del parlato.
La metonimia è un tropo che si ottiene quando si designa un’entità mediante il nome di un’altra entità che sta alla prima come la causa sta all’effetto o viceversa, oppure che corrispondono per legami di reciproca dipendenza come per esempio:
- contenente per il contenuto
- occupante per il luogo occupato
- proprietario per la proprietà materiale o morale
- la causa per l’effetto
- l’autore per l’opera
- il produttore per il prodotto
- l’astratto per il concreto
A regolare la metonimia ci sono quindi alcune domande relative a loci o luoghi comuni, ossia i topoi sono sempre gli stessi e corrispondono alle domande: perché? dove? in che modo?
Metonimia: alcuni esempi
La metonimia esprime un rapporto di interdipendenza tra le parti e può trovarsi in svariati ambiti. Il loro compito è quello di semplificare il parlato, ma la metonimia sottintende che il ricevente del messaggio conosca il significato della riduzione e comprenda il messaggio appieno. Nel linguaggio di tutti giorni ciò può avvenire con facilità e ormai molte strutture metonimiche sono entrate nell’uso di quotidiano.
Nel linguaggio poetico d’altronde, la metonimia può assumere un aspetto simbolico molto profondo e indicare quella prossimità che richiama alla mente qualcosa di più della singola parola e alimenta il pensiero teorico, le sensazioni e le emozioni.
Eccone alcuni esempi:
“Tutta vestita a festa / la gioventù del loco / lascia le case, e per le vie si spande” Giacomo Leopardi, Il passero solitario.
La metonimia in poesia non semplifica o sintetizza, piuttosto amplia la visione, il significato e l’emozione. Basti pensare alla poesia di Salvatore Quasimodo, Lamento per il sud, v14/16:
“Oh, il Sud è stanco di trascinare morti / in riva alle paludi di malaria, / è stanco di solitudine, stanco di catene”
Qui per Sud stanco non si intende un luogo ma la popolazione che vi abita e per catene si intende la prigionia espressa attraverso una parola che richiama la materialità dell’essere bloccati, prigionieri, impossibilitati a muoversi.
Metonimia e sineddoche: la differenza
La metonimia introduce nel parlato un sovvertimento dei significati, un parlar figurato molto particolare: oggi addirittura capita di dimenticarsi di star formulando una figura retorica dando per scontato che gli altri capiscano esattamente a cosa ci riferiamo.
Diversamente per quanto accade con la sineddoche, la metonimia sovverte il senso qualitativo delle parole, gioca con esse e ne ridistribuisce i significati.
Si tratta di una prerogativa appartenente alla lingua italiana che spesso diamo per scontata, ma in realtà rappresenta la capacità di poter comprendere messaggi più profondi e captare sensazioni più intense di quanto sembri semplicemente scambiando le parole e dando loro una nuova collocazione mentale e sentimentale.
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