Un esperimento didattico ben riuscito
Un giorno entrando in laboratorio chiesi alla classe (appena 11 studenti) di non accendere alcun computer, lasciando alla penombra del sole battere ostinatamente sui finestroni, come a voler entrare con il diritto di chi ne ha la priorità, come se fosse cosa sua, quell’aula, quel luogo della tecnica e del mondo moderno che, pareva invece invitarlo a restare fuori, per il timore che la sua luce potesse oscurare il miracolo dell’assoluto scientifico.
Soltanto il computer della cattedra, e dietro ad esso uno schermo quasi grande come quello di un cinematografo: si proiettava la denuncia del rischio moderno di una possibile separazione irrimediabile della conoscenza (nel senso moderno di know-how, di competenza tecnica) dal pensiero, col rischio sempre vivo e presente di rendere noi esseri senza speranza, schiavi non tanto delle nostre macchine quanto delle stesse nostre competenze.
Tutto assunse una condizione come un afflato di mistero e …..