Il superprofessore
Dopo tre percorsi formativi organizzati dalla Scuola dell’alta formazione dell’istruzione, il superprofessore diviene tra dieci anni docente esperto e premiato con 5600 euro.
Nel campo della politica scolastica, come del resto in altri campi, ma con conseguenze di particolare gravità, eccelse sfere cerebrali escogitano occultamente innovazioni tanto bislacche quanto deleterie. Sembra che il loro compito sia quello di arrecare intralcio e fastidio a chi aspiri a migliorare davvero la scuola. Ecco, a mo’ di esempio, il Decreto Aiuti Bis del 4 agosto 2022, in cui nel Capo VI all’articolo 37, dedicato alle norme in materia di istruzione, che apporta modificazioni al Decreto legislativo del 13 aprile 2017, n. 59, vengono inseriti dopo il comma 4 modificato i commi 4 bis e 4 ter, ove viene introdotta la figura del “docente esperto”. Evidentemente tutti gli altri docenti dovranno essere considerati inesperti. Come si diventa “docente esperto”? Vediamo:
“I docenti di ruolo che abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi […] possono accedere alla qualifica di docente esperto e maturano conseguentemente il diritto ad un assegno annuale ad personam […]”
In proposito scrive di getto Emilio Ambrisi in preda a una sacrosanta indignatio, da noi pienamente condivisa, alla maniera di Giovenale, vieppiù rafforzata dagli altri dati di cui dà cenno:
“Docenti esperti. Fino a ieri qualcuno ne sapeva qualcosa? Una furberia dell’ultimo momento che dà forza e lavoro alla istituenda Scuola dell’Alta formazione dell’Istruzione. Fra 9 anni e tre percorsi formativi e solo per 8mila docenti sopravvissuti …. I reggitori dell’alta formazione hanno il futuro assicurato! Chi sono gli inventori? Dove allignano?”
Difficile comprendere quale proficuo scopo ci si prefigga nell’introdurre la qualifica di “docente esperto”, la quale “non comporta nuove o diverse funzioni oltre a quelle dell’insegnamento”. L’avvento della nuova figura si prospetta in ottomila nostre scuole e non più, dato che ottomila e non più possono essere i privilegiati, i docenti primi della classe, in un certo senso simili ai santi ecclesiastici. Possiamo ipotizzare che secondo un diffuso e pertinace andazzo si intenda così introdurre un criterio meritocratico di derivazione aziendalistica, senza contemplare alcuna positiva ricaduta in termini culturali e formativi nella realtà scolastica italiana.
D’altronde, chi ci assicura che la formazione cosiddetta “alta” (come se ce ne fosse una “bassa”) possa garantire effettivamente una superiorità del “docente esperto”? La bravura di chi insegna, una volta completato il percorso universitario e superato il vaglio concorsuale, si basa sul suo impegno personale ad aggiornarsi e sulla sua capacità di gestire le classi affidategli. La passione per la disciplina non ha bisogno di un assegno annuale ad personam. Passione che si va temprando di giorno in giorno nei rapporti interpersonali con colleghi e allievi. Passione che comporta una personale assunzione di responsabilità da parte di ogni docente. Altro che tre percorsi formativi per soli ottomila! La formazione deve essere per tutti e non per una casta. Ma poi perché premiare il merito o presunto tale e non intervenire con correttivi sui casi di demerito?
La sciagurata innovazione di cui ai sopra citati commi 4 bis e 4 ter fa venire in mente un’iniziativa propria dell’istruzione privata. Esistono anche siti dedicati al corrispettivo del “docente esperto”: superprof.it e superprof.com. L’invenzione del Superprofessore, escogitata a scopo di lucro, dilaga su internet, collocandosi addirittura nell’ambito della globalizzazione. Un solo esempio: in Pennsylvania ebbe a svilupparsi la mission del Superprof all’insegna del motto “Set you own salary!”:
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Pare che non ci sia nulla da fare. Il Decreto Aiuti Bis, in cui è stato ficcato a forza il Capo VI fra le altre disposizioni concernenti energia elettrica, gas naturale e carburanti, misure fiscali per il welfare aziendale, emergenza idrica, eventi sismici, dispositivi medici, trasporti, trasmissione televisiva, siderurgia, olimpiadi, turismo, ambito cibernetico, edilizia penitenziaria, eccetera, è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Una volta compiuto lo scempio, non resterebbe che vedere il “docente esperto” all’opera nel contesto scolastico. Lì sarebbe giudicato davvero. Soprattutto dagli alunni. Considerato con ogni probabilità una sorta di corpo estraneo, non fungerebbe da esempio, da polo di attrazione, da elemento aureolato al quale votarsi. E abbiamo usato il condizionale perché allo stato attuale resta l’unica consolazione.