Piano Scuola 4.0, finta innovazione per una didattica senza futuro

Piano Scuola 4.0, finta innovazione per una didattica senza futuro – Agenda Digitale

il commento

A leggere il piano Scuola 4.0 l’unico problema della scuola pare la mancanza della banda larga e dei maxischermi. A mancare è una riforma seria e strutturata della didattica, che anzitutto assicuri le conoscenze essenziali, che insieme appassioni e abitui alla chiarezza intellettuale

16 Ago 2022

Una approfondita e competente presentazione del Piano Scuola 4.0, pubblicata qui su Agendadigitale.eu, paventava il rischio che «qualche lettore attento» dicesse «che siamo alle solite, che di queste parole ne abbiamo sentite e lette molte in molte altre occasioni».

Piano Scuola 4.0, sarà la volta buona per innovare la didattica? Punti di forza e problemi

Ebbene: malgrado l’autore con lodevole e documentato ottimismo abbia tentato di mostrare come le premesse questa volta fossero diverse, pare proprio che siamo

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Cyberbullismo: impatti psicologici e strategie di prevenzione

La declinazione tecnologica del bullismo, ossia il cosiddetto cyberbullismo, è caratterizzata da tutti gli atti di prevaricazione e di molestia effettuati attraverso media digitali come social network, e-mail, chat, blog, forum, telefoni cellulari, siti e qualunque altra forma di comunicazione riconducibile al web. i giovani “bulli” digitali fanno circolare foto, mail denigratorie che contengono materiale offensivo e potenzialmente destabilizzante per la vittima[1].Indice degli argomenti
Le statistiche sul cyberbullismo: dagli Usa indicatori di valenza globaleIl miglior modo per comprendere un fenomeno e la sua incidenza sull’ambiente è attraverso la rilevazione statistica. Il Cyberbulling Research Center, partendo da questo presupposto, da tempo, con cadenza annuale, sta effettuando diversi studi e inchieste sul cyberbullismo. Le statistiche USA dal 2007 al 2019 sono tra le ultime ricerche effettuate da questo prestigioso Istituto.L’indagine offre un’interessante analisi sul bullismo online. Il motivo di tale rilevanza risiede in una specifica circostanza; gli Stati Uniti possono essere presi come riferimento, circa l’incidenza del cyberbullismo, anche per il resto del mondo. Essi, infatti, sono considerati tra i maggiori fruitori di apparati tecnologici, l’arma dei cyberbulli. Costoro, proprio attraverso gli apparati online, veicolano e fanno viaggiare le vessazioni, i maltrattamenti e le umiliazioni tipiche del cyberbullismo.Incidenza e dati del fenomenoPartendo da questo presupposto, tali statistiche sul cyberbullismo costituiscono un valido indicatore per chi si interessa del bullismo online. Risulta poi di particolare importanza una caratteristica delle ricerche condotte. Esse riferiscono non solo i dati relativi alle vittime del cyberbullismo ma anche le cifre di coloro che lo hanno praticato verso altri soggetti.Il centro di ricerca sul cyberbullismo ha lavorato su tredici progetti. Il range è considerevole, raccoglie infatti i dati dagli studenti delle scuole medie e superiori dal 2007 in poi, esaminando più di 25.000 allievi. In media, circa il 28% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di tale fenomeno.Le percentuali di coloro che hanno offeso ricorrendo al cyberbullismo sono differenti, come si evince dagli studi condotti. In media, circa il 16% degli studenti che hanno partecipato al sondaggio, ha ammesso di aver compiuto atti di cyberbullismo verso altri in un certo momento della vita[2].In Europa più di 1 ragazzo su 4 di età compresa tra gli 11 e i 19 anni è vittima del cyberbullismo. In Italia oltre il 24% degli adolescenti subisce minacce e molestie tramite rete, social, blog e forum[3].Caratteristiche distintive del cyberbullismoIl cyberbullismo ha delle caratteristiche particolari, ecco le principali:Anonimato del “bullo”: in realtà colui che esercita cyberbullismo non resta nell’anonimato, in quanto ogni forma di comunicazione elettronica lascia delle tracce, ma il filtro dello schermo spersonalizza la molestia in atto e per la vittima è difficile risalire al molestatore.Indebolimento delle remore morali: agendo sul web (quindi dietro uno schermo) il persecutore può assumere un’altra identità, dire e agire come non farebbe mai nella vita reale.Assenza di limiti spazio – tempo: mentre il bullismo tradizionale ha luoghi e tempi ben precisi (ad esempio la scuola, i gruppi, le comunità ecc.) il cyberbullismo investe la vittima ogni volta che si collega al mezzo elettronico e quindi potenzialmente potrebbe essere continuo, fiaccandone la resistenza psicologica[4].Le diverse declinazioni del cyberbullismoEcco tutte le diverse declinazioni del fenomeno:Flaming: messaggi on line violenti e volgari che mirano a scuotere battaglie verbali sui social e sui forum;Cyberstalking: molestie e denigrazioni ripetute, persecutorie e minacciose che incutono timore.Cyberbashing o happy slapping: comportamento criminale che ha inizio nella vita reale e prosegue online con caratteristiche diverse; le immagini pubblicate sul web sono potenzialmente visualizzabili da milioni di utenti che possono condividerle e viralizzarle, a volte corroborate da commenti che ne accrescono gli effetti negativi[5].Denigrazione: “sparlare” di qualcuno, danneggiando la sua reputazione per mezzo di e-mail, messaggistica istantanea, blog e forum.Sostituzione della propria personalità: consiste nel cambiare identità (molto spesso inventata e irreale) che invia messaggi e pubblica post offensivi.Inganno: ottenere la fiducia della persona molestata e poi condividere sui social o con altri mezzi elettronici informazioni private.Esclusione: emarginare una persona dal «gruppo on line», attuando una sorta di ghettizzazione e isolamento digitale che si riflette nella vita reale. Nel bullismo tradizionale in genere la vittima e il bullo sono persone che si conoscono, che si frequentano. Hanno avuto almeno qualche contatto relazionale. Nel bullismo digitale invece le persone possono anche essere sconosciute. L’empatia e la solidarietà che sono le basi di una dinamica relazionale si mitigano quando di fronte a noi c’è uno schermo e le reazioni, i sentimenti, i bisogni dell’altro ci sono negati o si confondono, restano ambigui, sfocati o semplicemente ignorati. La “dimensione online” sdogana e concretizza comportamenti e gesti che nella realtà risulterebbero più oculati, pensati, magari evitati[6].Le conseguenze psicologiche del cyberbullismoIl cyberbullismo si differenzia dal bullismo classico, grazie all’immanenza dematerializzata delle tecnologie digitali che catalizza un’amplificazione ormonata e devastante degli effetti del messaggio. Cambia l’ambiente, cambiano le vittime ed il bullo crede di agire protetto da in assoluto anonimato e quindi attualizzare minacce, ingiurie, diffamazione che perdono la percezione e il significato della compresenza, della corporeità percepita e vessata, ma, di contro, acquisiscono un’ipervisibilità, potenzialmente globale, che attiva processi deresponsabilizzanti come “l’effetto spettatore”, in cui, in un folto gruppo di utenti, nessuno interviene per difendere la vittima nella fallace convinzione che se non c’è nessun aiuto in questo senso, molto probabilmente, il proprio intervento non è necessario o, addirittura, non esiste il pericolo stesso. Un fenomeno complesso e articolato che si declina in diverse fattispecie: ad esempio i giuristi anglofoni distinguono il cyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment (“cybermolestia”) che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne[7].Gli attori del cyberbullismoMa chi sono gli attori del cyberbullismo?il bullo, ragazzo/a che compie l’atto;le vittime, coloro che subiscono;gli osservatori che assistono, in maniera più o meno passiva secondo il cosiddetto “effetto spettatore”, all’atto vessatorio[8].É importante sottolineare che dietro ad ogni episodio di cyberbullismo ci sono, per la maggior parte dei casi, bambini e adolescenti, che assorbono le conseguenze dell’essere vittima, ma anche attori o spettatori, e che dovendosi rapportare, a computer spento, con la vita reale di tutti i giorni, trovano enormi difficoltà nell’accettare sé stessi, integrarsi con il gruppo dei pari e a declinare nella quotidianità le dinamiche relazionali attuate in Rete.Le due ulteriori categorie del cyberbullismoIl cyberbullismo si divide in due ulteriori categorie:e-bullying diretto che consiste nell’uso di Internet per inviare messaggi minacciosi alla vittima;e-bullying indiretto che consiste nel diffondere messaggi dannosi o calunnie sul conto della vittima che ledono la sua reputazione e la sua moralità[9].L’aspetto preoccupante del fenomeno è che i ragazzi che non hanno il coraggio di interpretare il ruolo dei “bulli” nella vita reale, trovano attraverso il computer il modo di immettere, dribblando la coscienza e l’autosanzione morale, la propria quota di violenza in Rete, senza uscire allo scoperto, in assoluto anonimato ma con conseguenze psicologiche del tutto simili al bullismo[10].Attraverso computer, smartphone e tablet, utilizzati soprattutto delle generazioni più giovani, come confermano i dati Istat, è possibile agire nell’anonimato; reiterare la condotta; usufruire di una diffusione immediata, con una cassa di risonanza altissima, dell’azione lesiva; che esclude anche la possibilità di controllo da parte degli insegnanti e/o genitori[11].I bulli, nell’accezione totalizzante del termine, possono presentare un calo nel rendimento scolastico, difficoltà relazionali, disturbi della condotta. L’incapacità di rispettare le regole può portare, nel lungo periodo, a veri e propri comportamenti antisociali e devianti o ad agire comportamenti aggressivi e violenti in famiglia, costituendo il pregresso embrionale di una futura carriera criminale.Per le vittime il rischio è quello di manifestare il disagio innanzitutto attraverso sintomi fisici, ad esempio mal di pancia o mal di testa, oppure segnali psicologici, quali incubi o attacchi d’ansia. Alla lunga, le vittime mostrano una svalutazione di sé e delle proprie capacità, insicurezza, difficoltà relazionali, fino a manifestare, in alcuni casi, veri e propri disturbi psicologici, tra cui ansia, depressione e asocialità.I ruoli degli osservatori nel fenomeno del cyberbullismoGli osservatori[12], infine, vivono in un contesto caratterizzato da difficoltà relazionali che aumenta l’insicurezza, la paura e l’ansia sociale. Il continuo assistere ad episodi di “violenza” può rafforzare una logica di indifferenza e scarsa empatia, portando i ragazzi a negare o sminuire il problema, contestualizzandolo nell’ambito di una sedicente, mendace pseudonormalità.Le tre dimensioni del cyberbullismoNella definizione proposta da Olweus[13] il bullismo e il cyberbullismo risulta caratterizzato da tre dimensioni fondamentali:l’intenzionalità;la persistenza nel tempo;la dimensione del potere esercitato sulla vittima.La situazione italiana e il profilo psicologico del cyberbulloIn Italia il fenomeno è stato definito grazie alla legge 71/17 entrata in vigore il 18 giugno 2017, dopo un iter durato 3 anni. I dati italiani mostrano come l’incidenza del fenomeno nel nostro paese sia in linea con il panorama internazionale.  Elementi da osservare: cambi di umore improvvisi, disturbi emotivi, problemi di salute fisica, dolori addominali, disturbi del sonno, nervosismo e ansia[14]. Nei casi più disperati l’epilogo di tale processo può essere il suicidio, come diretta conseguenza dell’idea intrusivo-ossessiva, percepita e fattuale, di non poter gestire, arginare ed eliminare vessazioni e violenze che inficiano la qualità dell’esistenza antropica. In questo senso i dati sono significativi: Il 31% dei tredicenni, percentuale che sale al 35% quando si tratta di ragazze, dichiara di aver subito una o più volte atti di cyberbullismo. Il 56%, poi, dichiara di avere un amico che è stato vittima di attacchi online. Sui social network, la percentuale dei protagonisti degli episodi sale dal 31 al 45%[15].Il profilo psicologico del cyberbullo Il profilo psicologico del cyberbullo evidenzia una mania del controllo, un tentativo di imporsi, attraverso il quale egli tenta di mettersi in mostra: è un incompetente sociale, non conosce le regole di una normale socialità e si palesa, in molti casi, come un analfabeta emotivo: è una persona immatura dal punto di vista affettivo, che presenta un’incapacità di gestione delle emozioni come il senso di colpa o la vergogna, sia provata che indotta[16].Nei criteri di elezione della vittima infatti, la diversità, nelle sue varie declinazioni, gioca un ruolo centrale. In genere compie azioni di prepotenza per ottenere popolarità all’interno di un gruppo, per divertimento, autogratificazione o semplicemente per noia.Strategie di prevenzione e intervento contro il cyberbullismoÈ fondamentale che le agenzie di socializzazione, famiglia, scuola ma anche la Rete, aiutino i ragazzi a sviluppare una consapevolezza sul fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e a non sottovalutare gli effetti negativi che ne conseguono. Gli adulti sono chiamati a educare, più che a istruire: potenziando le abilità sociali con particolare attenzione alla consapevolezza emotiva e all’empatia. Un’attenzione particolare va data all’alfabetizzazione emozionale: è importante far lavorare in gruppi per aiutare il confronto, la capacità di problem solving relazionale e la cooperazione[17].Le vite online e il potere percepito da dietro uno schermoGli episodi di bullismo, come spiegato, non riguardano più solo la vita reale, contestualizzata nelle sue dinamiche relazionali. Sempre più spesso i soprusi accadono anche nello spazio virtuale dei media digitali usati per diffondere messaggi, immagini o filmati diffamatori. Le vite online influenzano direttamente i comportamenti, agiti e subiti, nella realtà. Attraverso lo schermo il cyberbullo si pone come attore egemone in un evidente squilibrio di forze: sente di avere potere, perché protetto da un anonimato percepito e illusorio, perseguita la sua vittima prevaricandola, vessandola e isolandola in un clima di ricatto reiterato e meschino. Tale potere si rafforza in modo progressivo, perché la persecuzione si diffonde nella Rete in modo invasivo, obbedendo a logiche piramidali tipiche dei paradigmi di quantità su cui si basa il web e quindi può raggiungere una platea potenzialmente illimitata di visualizzatori[18].Tale dinamica rende difficoltoso individuare luoghi e tempi in cui il cyberbullismo si attualizza, secondo una logica multitiming e multiplacing, con la conseguenza che il fenomeno appare meno riconoscibile e, quindi contrastabile, sia per gli organi competenti sia per le famiglie delle vittime. Un primo discriminante tra bullismo tradizionale e cyberbullismo risiede nel rapporto che lega vittima e bullo: Nel primo cado si conoscono ed è plausibile che abbiano avuto almeno qualche contatto relazionale. Nel bullismo digitale invece gli attori del fenomeno possono anche non conoscersi. L’empatia, il sentimento sociale fondamentale per essere soggetti socialmente attivi, si neutralizza davanti alla luce di uno schermo e le reazioni, i sentimenti, i bisogni dell’altro vengono negato, si mitigano, si confondono, restano ambigui e sfocati e il soggetto che bullizza si deresponsabilizza e distorce, edulcorandola, la propria visione della realtà.Scuola, famiglia, istituzioni: serve consapevolezzaLa “dimensione online” sdogana e esteriorizza comportamenti e gesti che nella realtà risulterebbero più oculati, pensati e magari evitati. Per contrastare tali criticità è fondamentale riattivare e aggiornare le old agency di socializzazione come la scuola e la famiglia, istituzioni prodromiche di qualunque forma di aiuto verso i soggetti coinvolti, con la finalità di sviluppare una consapevolezza critica sul fenomeno stesso, di non sottovalutare gli effetti negativi, pericolosi e potenzialmente letali che ne conseguono. Famiglia e scuola sono spesso disorientate di fronte al cyberbullismo, alle sue fattispecie e alle conseguenti evoluzioni, tuttavia, rimangono i postulati educativi a cui spetta la missione di potenziare le abilità sociali degli individui, in sinergia con la socializzazione spesso autoguidata nel web, con particolare attenzione alla consapevolezza identitaria, alla crescita emotivo-cognitiva e all’empatia[19].Nelle azioni persecutorie online è infatti la dimensione della socialità quella che viene colpita. Le vittime frequentemente sviluppano un’autostima bassa, depressione, ansia, paure, problemi di rendimento scolastico e interrompono, in molti casi, la frequentazione della scuola o del gruppo di pari e di qualunque forma di socialità, percepita come uno scenario di azione e relazione potenzialmente pericoloso[20].ConclusioniL’era internettiana degli smartphone, dei social network e dei forum digitali, ha dato ulteriori armi in mano ai bulli, pronti a intuire le risorse della rete, come un luogo virtuale, ma concreto, dove compiere atti violenti. Per gli adolescenti delle società tecnologicamente avanzate, Internet rappresenta infatti un contesto di esperienze e socializzazione irrinunciabile. Tuttavia, le nuove tecnologie nascondono lati oscuri, come ad esempio l’uso distorto e improprio che ne viene fatto per colpire intenzionalmente persone indifese e arrecare danno alla loro reputazione, facilitato dall’anonimato e dalla potenziale diffusione planetaria delle offese.Bibliografia1. Bauman Z., Modernità liquida, Roma, Laterza 2006.2. Bilotto A, Ghiretti G., Internet babylon, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Mernet Babylon. Cyberbullismo e dipendenza on-line, Lupetti, Milano 2021.3. De Kerchkove D., L’intelligenza connettiva. L’avvento della Web Society, Roma, Aurelio De Laurentiis multimedia 2019.4. Jenkins H., Convergence Culture. Where Old and New Media Collide, New York University Press, New York 2006.5. Lévy P., 2002, L’intelligenza collettiva. Per Un’Antropologia Del Cyberspazio, Milano, Feltrinelli.6. Menesini E., Nocentini A., Palladino E., Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo, Il Mulino Bologna 2017.7. Olweus D., Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Milano 2007.8. Pennetta A.L., Zilotto G., Bullismo, cyberbullismo e nuove forme di devianza, Gappicchelli, Torino 2019.9. Scaringella A., Comunicare sulla rete. Complementi di informatica per scienze della comunicazione, Universitalia, Roma 2016.10. Tonioni F., Cyberbullismo, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Milano 2014.[1] Pennetta A.L., Zilotto G., Bullismo, cyberbullismo e nuove forme di devianza, Gappicchelli, Torino 2019.[2] Dati consultabili sul sito Cyberbullying Research Center: https://cyberbullying.org[3] Ministero della salute, Bullismo e cyberbullismo, 2023 consultabile su www.salute.gov.it[4] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[5] Bilotto A, Ghiretti G., Internet Babylon. Cyberbullismo e dipendenza on-line, Lupetti, Milano 2021.[6] Bilotto A, Ghiretti G., op. cit.[7] Menesini E., Nocentini A., Palladino E., ibidem.[8] Bilotto A, Ghiretti G., op. cit.[9] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[10] Bilotto A, Ghiretti G., Internet babylon, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Mernet Babylon. Cyberbullismo e dipendenza on-line, Lupetti, Milano 2021.[11] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[12] Olweus D., Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono, Giunti, Milano 2007.[13] Olweus D., ibidem.[14] Pennetta A.L., Zilotto, op. cit.[15] Ministero della salute, Bullismo e cyberbullismo, 2023 consultabile su www.salute.gov.it[16] Tonioni F., Cyberbullismo, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Milano 2014[17] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[18] Pennetta A.L., Zilotto G., op. cit.[19] Tonioni F., Cyberbullismo, come aiutare le vittime e i persecutori, Mondadori, Milano 2014.[20] Menesini E., Nocentini A., Palladino E., Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo, Il Mulino Bologna 2017.

GPT-4.1 e Codex CLI: ecco gli strumenti OpenAI per il coding avanzato

Dopo aver annunciato e aver rilasciato una versione di anteprima del nuovo modello GPT-4.5 OpenAI ha un po’ sorpreso tutti annunciando la disponibilità di un modello chiamato GPT-4.1 e disponibile solo mediante l’uso delle API di OpenAI e non usando ChatGPT.La scelta di usare una versione inferiore effettivamente può confondere ma in fondo 4.5 è ancora in anteprima e si potrebbe pensare che 4.1 sia un passo intermedio verso il suo rilascio definitivo, ma in ogni caso colpisce il rilascio dedicato agli sviluppatori e non all’utenza del popolare assistente intelligente. Contestualmente OpenAI ha anche annunciato la disponibilità del progetto open source Codex CLI dedicato agli sviluppatori di codice, uno strumento a linea di comando che consente di interagire con l’AI per analizzare e modificare codebase consentendo a un agente AI di manipolare il filesystem del codice per leggere i sorgenti e, se opportuno, modificarli utilizzando l’esecuzione di script di shell. Cerchiamo di capire queste innovazioni dedicate allo sviluppo di applicazioni che facciano uso di AI sia nello sviluppo che nella produzione.Indice degli argomenti
GPT-4.1: più potenza e contesto ampliato per i nuovi strumenti AIIl nuovo modello è concepito per essere più efficace nel contesto dell’integrazione di sistemi software, lo si capisce subito guardando alle principali caratteristiche:Finestra di contesto da un milione di token: con questo OpenAI si mette al passo con Google Gemini che supportava grandi contesti già da tempo, superando il limite di 128 mila token dei modelli precedentiMiglioramenti nei compiti di coding: il nuovo modello genera codice migliore e lo analizza meglio di tutti gli altri modelli con un punteggio di 54,6% sul benchmark SWE-bench. Anche in questo caso la pressione di Anthropic Sonnet 3.7 sembra farsi sentire.Maggiore accuratezza nel seguire le istruzioni: GPT-4.1 è più bravo a seguire istruzioni, questo lo rende meno bravo ad indovinare il desiderio che sta dietro ad un prompt ma lo rende decisamente più prevedibile nei comportamenti, una caratteristica essenziale quando a consultarlo è un programma e non un essere umanoComprensione di contesti lunghi: disporre di un grande contesto non è garanzia di utilità, chiunque abbia usato questi modelli sa che quante più informazioni sono presenti nel contesto tanto più è probabile che il modello si confonda e perda concentrazione nel rispondereConoscenza aggiornata: i dati usati per l’addestramento sono aggiornati fino a giugno 2024, un aspetto importante per un modello che viene usato da programmi senza l’ausilio di accesso a fonti dati esterne come motori di ricercaEfficienza e costi ridotti: il nuovo modello, distribuito in tre varianti costa almeno il 20% in meno rispetto a GPT 4o, riducendo ulteriormente il costo di integrazione nelle applicazioniVantaggi dei nuovi strumenti AI per benchmark e analisiGPT-4.1 è disponibile nel modello completo e in due versioni ridotte, GPT-4.1-mini e GPT-4.1-nano. Il modello è superiore a GPT-4o in numerosi benchmark tra i quali sicuramente spicca nell’analisi di immagini, con le versioni più economiche che si comportano bene, e in particolare il modello mini che si comporta quasi al pari del modello completo ad una frazione del costo.Complessivamente GPT-4.1 è un modello chiaramente orientato allo sviluppo e da prestazioni superiori a quelle di GPT-4o a costi inferiori. Il modello effettivamente sembra seguire più accuratamente le istruzioni anche in scenari di produzione.Codex CLI: analisi avanzata delle codebase con i nuovi strumenti AIOpenAI ha anche rilasciato Codex CLI, un progetto open source basato su Node.js che consente di analizzare codebase GIT mediante la riga di comando. Lo strumento ha la capacità di invocare comandi di shell che usa per analizzare il codice e, se abilitato, anche a modificare il contenuto dei file. Lo strumento richiede un ambiente Unix e quindi funziona sia su Linux, che su Mac e su Windows usando il Linux subsystem su Windows.Una volta avviato nella directory radice di un progetto (in questo caso il sistema Open Source Eligere) si ha a disposizione un prompt di AI.Si possono fare richieste anche di altissimo livello come, ad esempio, chiedere considerazioni sullo stile di scrittura del codice:Gli output sono assolutamente sorprendenti e offrono interessanti applicazioni per l’analisi e la manutenzioni di basi di codice usando l’AI.Potenzialità e rischi dei nuovi strumenti ai per sviluppatoriAnche ponendo domande decisamente complesse, come ad esempio come fanno a comunicare in modo sicuro due sistemi indipendenti si ottengono risposte molto chiare e puntuali (e corrette almeno per quanto riguarda i test fatti).Resta aperto il problema che il modello esegue comandi di shell e in linea di principio potrebbe in modo più o meno volontario alterare la configurazione del sistema senza essere rilevato. Si tratta di un tema sempre più caldo con gli agenti che sempre più spesso hanno accesso ad azioni su servizi software (come avviene anche con i tool di OpenAI e l’interfaccia MCP promossa da Anthropic).Se si decide di avvalersi anche della capacità di modificare il codice rimane poi aperto il problema di come si fa a verificare che il codice generato sia conforme alle specifiche. Sicuramente è utile per la documentazione e anche per la generazione di codice accessorio come ad esempio i test di unità.ConclusioniQuesti nuovi rilasci di OpenAI sono chiaramente rivolti al mondo dello sviluppo, e sono in parte in competizione con gli strumenti di GitHub che ormai sono inclusi in Visual Studio Code e i vari strumenti promossi da concorrenti come Anthropic. Si tratta di strumenti sicuramente molto validi e sono rimasto colpito dalla capacità di analizzare non un solo file ma l’intero progetto, allo stesso tempo penso che questa accelerazione nell’integrazione dell’AI nelle tecnologie di sviluppo pone evidenti rischi che l’AI inserisca elementi di vulnerabilità nei sistemi. Non posso non pensare alla celebre scena di Morpheus che informa Neo dell’avvento dell’AI e chiedermi se la vivrò.

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