L’inflazione nell’ultimo anno è salita del 6%, mentre gli stipendi dei lavoratori pubblici vanno sempre più giù

Anche l’Aran conferma il gap tra il costo della vita in estrema crescita e gli stipendi praticamente fermi del personale pubblico e della scuola, con tanto di beffa dovuta alla risposta decisamente inferiore rispetto al comparto privato.

L’ultimo report nazionale sulle retribuzioni contrattuali a confronto, formulato su dati ufficiali della Ragioneria generale dello Stato e Istat e aggiornato in questi giorni dall’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, non lascia spazio a dubbi: lo studio settoriale, suddiviso in vari file, riporta che nella seconda decade del nuovo millennio, gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici (un terzo dei quali in servizio nel comparto Istruzione e Ricerca) sono stati più della metà inferiori all’aumento del costo della vita, a dispetto di quelli dei privati, invece leggermente superiori all’inflazione.

L’AGGRAVARSI DELLA SITUAZIONE

Nei primi sei mesi dell’ultimo anno, il costo della vita è infatti cresciuto di ulteriori 6 punti: l’aumento non trova una compensazione con quanto previsto dalla stessa parte pubblica. Perché nel pubblico impiego sono stati firmati contratti per coprire aumenti solo del 4,22% dal 2021 a regime. Mentre nella scuola si rimane fermi per via del ‘no’ degli stessi sindacati firmatari confederali al ‘contratto ponte’ chiesto da Anief e Cisal durante il confronto con l’Aran, sebbene anche il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi avesse confidato alla stampa la sua posizione favorevole alla proposta del giovane sindacato.

I NUMERI

Riassumendo, tra il 2010 e il 2020, secondo l’Aran l’inflazione è stata superiore ai 10 punti percentuali (+10,1%), ma se nello stesso periodo il reddito dei lavoratori pubblici ha avuto un incremento pari ad appena il 4,0%, quello dei lavoratori privati si è attestato al +10,3%. La discrepanza di trattamento stipendiale tra dipendenti pubblici e privati è quindi ora sancita anche dalla parte pubblica, attraverso dati ufficiali emessi dalla Ragioneria generale dello Stato e dall’Istat.

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