Politica e scuola.
Nel rapporto con la politica odierna la scuola è assente, non trova più riscontro né presidio in quello che è chiamato Palazzo.
Il Palazzo abbandonato
Ottobre 2022.
In Italia giunge a compimento l’itinerario dell’assegnazione dei cosiddetti Ministeri chiave, come se ci fossero Ministeri che chiave non sono, ossia messi lì per fare politicamente numero e basta. Generalmente gli organi di informazione a stampa e radiotelevisivi durante il percorso hanno focalizzato il dibattito o lo scontro solo su “Economia, Esteri, Difesa e Interni”, oppure “Esteri, Interno, Economia e finanze e Salute”, espressioni, queste, testualmente citate fra quelle più ricorrenti, per non dire poi che in data 18 ottobre uno dei quotidiani italiani di più ampia diffusione ha dedicato una colonna all’elenco di tutti i Ministeri con i rispettivi Ministri in pectore, colonna nella quale un Ministero di cruciale importanza, indovinate quale, incredibilmente manca!
Le intese e gli screzi in itinere tra gli esponenti dei partiti potevano sembrare derivanti da un intento di spartizione degli incarichi slegato dalle reali necessità del Paese. C’è soltanto da sperare che questa impressione di solipsismi in contrasto non corrisponda alla realtà e i contendenti, pur nelle loro differenti visioni, siano davvero animati dalla volontà di venire incontro alle esigenze dei cittadini. Tuttavia non può non generare perplessità una circostanza contingente che potrebbe aggravare non solo le problematiche a lungo termine delle giovani generazioni, ma anche le odierne problematiche, dal momento che le generazioni giovani coesistono con quelle adulte e anziane.
La perplessità riguarda il modo in cui continua ad essere trattata, per non dire maltrattata, la scuola, ossia il luogo deputato per la formazione delle nuove leve sociali.
Nell’accidentato itinerario della formazione del nuovo governo la parola scuola è stata anch’essa raramente nominata, se non del tutto ignorata, al pari della parola istruzione.
Si è fatta già menzione di diversi Ministeri da assegnare in ragione della loro importanza a questo o quel personaggio politico, mentre su un Ministero non meno importante per il futuro del Paese, ovvero il Ministero dell’Istruzione, buonanima del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è calato un inquietante silenzio, destinato ad essere rotto dalla monotona litania contro gli studenti del Sud che sarebbero di inferiore livello rispetto a quelli del Nord.
Immagine, questa, non rispondente alla realtà, come chiunque conosca davvero la scuola italiana può testimoniare, ma inventata da un organo denominato Invalsi, giunto a vantarsi di fornire lo specchio per rimirare e biasimare le prestazioni studentesche misurate o valutate con metodi del tutto inadatti da un punto di vista scientifico. Metodi completamente avulsi dall’indispensabile apporto multidisciplinare delle moderne scienze dell’educazione, la cui visuale esige di essere rischiarata da psicologia, psicologia, psicoanalisi, pedagogia comparata, storia della scuola, filosofia, teorie comunicative, vere indagini sul campo, e quant’altro. Metodi che ignorano pervicacemente il valore delle discipline. Metodi offensivi per docenti e discenti che si adoperano insieme per la crescita culturale del Paese.
Ci chiediamo se in questi ultimi tempi un Ministero dell’Istruzione sia davvero esistito.
Pare che a livello governativo da un po’ di tempo a questa parte non sia mancata una certa adesione alla frase “Non è che la gente la cultura se la mangia”, citata poi dagli organi di informazione nella forma “Con la cultura non si mangia”, concetto che sarebbe stato espresso in passato da un ministro che ha poi smentito di averla mai pronunciata. Ora l’espressione è stata ripresa in forma interrogativa da un altro ministro: “Con la cultura non si mangia?”.
Domanda alla quale possiamo anche rispondere con le parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Non in pane solo vivet homo”, diventate poi “Non si vive di solo pane” nell’uso laico proprio per indicare la necessità della cultura al fine dello sviluppo integrale della persona. Fatto sta che l’indirizzo ministeriale si è rivolto recentemente a un’esaltazione sempre più marcata dell’aziendalismo ai danni della cultura intesa nel senso più nobile del termine. Nel contempo le competenze ministeriali hanno cominciato ad essere assegnate ad altri enti, che niente a che vedere hanno con la realtà scolastica, ma mirano ad assicurarsene il dominio.
La vita della scuola, che è la vita di docenti e discenti, ormai non trova più riscontro né presidio in quello che è chiamato Palazzo.
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