Il Governo vuole pagare il “merito” cancellando scuole e personale
Il piano di dimensionamento-bis è contenuto nell’ultima bozza della Legge di Bilancio 2023 che domani dovrebbe cominciare ad essere esaminato alla Camera, con parallela trasmissione del testo bollinato dalla Ragioneria dello Stato alla Camera, dove potrebbe arrivare tra martedì e mercoledì. A un mese esatto dal termine ultimo per evitare l’esercizio provvisorio (il 31 dicembre 2022).
L’iter che attende l’approvazione del documento è complesso: audizioni in un paio di giorni, emendamenti da presentare prima dell’Immacolata, via libera della Commissione Bilancio tra il 19 e il 20 dicembre per l’approvazione a Montecitorio il 23 dicembre, poi un passaggio blindato al Senato per arrivare al via libera definitivo a ridosso del 31 dicembre.
Per la scuola domina l’articolo 99, con il quale si prevede che dall’anno scolastico 2024/25 le Regioni provvedono autonomamente al dimensionamento della rete scolastica entro il 30 novembre di ogni anno, nei limiti del contingente annuale individuato dal medesimo decreto.
I tagli delle scuole, e successivamente dei presidi e dei Dsga, si attueranno sulla base di un coefficiente, indicato dal decreto medesimo, non inferiore a 900 e non superiore a 1000 alunni iscritti, che quindi saranno sempre più concentrati in poche scuole. Infine, i risparmi prodotti da tali manovre confluiranno in un Fondo, costituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione e del merito.
Per il resto, sempre la Legge di Bilancio a favore dell’Istruzione introdurrà delle misure solo marginali: è prevista per le materie Stem, la promozione delle competenze nelle scuole, con reti, alleanze educative e iniziative di integrazione; sul fronte del reclutamento non cambierà nulla, salvo l’aumento del compenso di commissari e segretari; sul fronte del personale, l’unica misura che si vuole introdurre è l’aumento di 150 milioni di euro nel 2023 per incrementare lo stipendio di docenti e Ata, ma per rispettare l’accordo del 10 novembre scorso mancano almeno 250 milioni.
Ci sono anche, è vero, misure sull’anticipo pensionistico che coinvolgono anche il personale della scuola, come l’avvio di Quota 103, che manda in pensione con 62 anni e 41 di contributi, e una nuova versione di Opzione donna, non più legata ai figli, ma una proroga dello schema attuale
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Laureta presso l’Univeristà Statale di Milano. Influencer e social media manager. Docente scuola secondaria. Scrivo per Scuola Blog e mi occupo della pagina Facebook.
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